No, davvero, ma stiamo seriamente rimpiangendo Berlusconi? Ci siamo fatti anche noi questa domanda, per quanto la pagina Facebook citata l’abbia posta in maniera ironica. Ma non ce la siamo fatta perché vogliamo addentrarci nel dibattito sull’ormai celeberrimo closing di cui in molti hanno scritto e parlato, tra chi si è espresso con i soliti pregiudizi sui cinesi, chi ha fatto del becero umorismo sulla sedicente lotta al comunismo che avrebbe portato avanti Berlusconi per poi cedere il Milan ai comunisti (sic), chi lucra sul revival e per arrivare prima degli altri non riesce a rileggere nemmeno i titoli dei pezzi (vedi qui che tristezza) e chi, per fortuna, ha cercato di analizzare la cosa dati alla mano.

No, davvero, ma stiamo seriamente rimpiangendo Berlusconi? Questo è proprio l’esempio di nostalgia acritica che noi così tanto osteggiamo e che, come scritto nell’introduzione del nostro libro, è stata uno dei motivi che ci ha spinti a riflettere sull’aggettivo “romantico” che ormai ci portiamo dietro. Perché com’è possibile che, in nome dei trofei vinti con Capello e Ancelotti alla guida, del gioco rivoluzionario espresso da Sacchi, dei campioni olandesi e quant’altro, ci si dimentichi chi ci fosse dietro? Come se nulla avesse fatto oltre ad aver reso grande il Milan (e poi come? con quali soldi?). Come se dal calcio non fosse iniziato il suo impero televisivo e precisamente dal Mundialito in Uruguay. Come se già negli anni Novanta la sua attenzione imprenditoriale verso brand e diritti tv non avesse accelerato il passaggio al cosiddetto calcio moderno che i nostalgici-a-tutti-i-costi si ostinano a circoscrivere in un non ben definito orizzonte temporale che va da metà anni duemila a oggi. Come se sul calcio Berlusconi (è un po’ che non lo nominiamo, non sia mai ci scambiaste per veltroniani) non avesse lucrato anche a fini politici e sin dalla sua “discesa in campo”(!), quando mise sul piatto, guarda caso nell’anno del Mondiale statunitense e con Sacchi alla guida dell’Italia, il nome “Forza Italia”, che tra l’altro era già stato slogan della DC con tanto di candidatura di Gianni Rivera alle Politiche del 1987. Senza poi contare le campagne elettorali con lettere ai membri dei Milan Club in cui si promettevano roboanti sessioni di calciomercato con altisonanti acquisti mirati (vedi Ronaldinho nel 2008).

No, che ci frega, dimentichiamo tutto, l’impatto sulla cultura di massa che hanno avuto le sue reti televisive, la degenerazione nel linguaggio e nel modo di fare politica che hanno portato le sue vittorie elettorali, le leggi ad personam, l’editto bulgaro, il ruolo di kapò, lo sfacciato sessismo, i rapporti con la mafia (andiamo a memoria ma ci sarebbe molto altro). Però sticazzi, portava in Italia i campioni ed era tutto bellissimo. E soprattutto oh, è un bomber! Scopa fortissimo! WLF!! Ecco, Berlusconi nonostante tutto rappresenta evidentemente tutt’ora ciò che l’italiano medio vorrebbe essere, un paraculo arrivista, un criminale che però vabbè è simpatico e poi oh la fregna!.

Per cui, pur non sapendo quali conseguenze potranno avere i capitali cinesi nelle squadre italiane, NO, rimpiangerlo è l’ultima cosa che ci viene in mente.

daniele

(la passione rossonera per la politica, scritto nel 2012)