Juventus-Catania 1-2, gol vincente di Izco nei minuti finali. È il 20 dicembre 2009. Le statistiche dicono che gli etnei non passavano sul campo della Signora dal 1963, eppure ho come la sensazione di un deja vù. La vittoria del 1963 non posso certo ricordarla e, allora, come si spiega questa sensazione? All’improvviso ho una illuminazione e rivedo una scena, un’altra e un’altra ancora, al moviolone

La schedina vincente

La schedina vincente

Lino, emigrante pugliese a Torino, sta compilando la schedina nella speranza di avere una botta di fortuna che dia una svolta alla sua vita, ma è incerto sul segno da porre in corrispondenza di Juventus-Catania. Il pronostico è scontato, ma Lino si blocca perché una vittoria del Catania vorrebbe dire tredici miliardario o forse perché mettere 1 significherebbe vittoria della Juventus, squadra della stessa città dell’odiato cognato che lo ospita malvolentieri a casa sua.

Parola, il suo amico muto, lo vede incerto e lo invita a mettere 2 fisso. La domenica successiva Lino accende la radio a pochi minuti dal termine e scopre che, a parte Fiorentina-Udinese e Juventus-Catania, sta beccando tutti i risultati, anche quelli più sorprendenti. Quand’ecco che la Madonna benedetta della Ribalta di Cerignola fa segnare un gol ai viola: c’è addirittura il dodici. Felice Lino spegne la radio e impreca contro Parola. La TV in salotto è accesa e distrattamente Lino si accorge da una sovrimpressione che il Catania grazie a una doppietta di Aldo Cantarutti ha ribaltato negli ultimi minuti il risultato a Torino, da 1-0 a 1-2. Lino e Parola hanno fatto tredici, un tredici miliardario, ma le loro peripezie sono solo agli inizi!

Non serve dire altro, vero? La partita Juventus-Catania che stavo cercando non si è giocata su un campo da calcio, ma nella finzione di un film, Al bar dello sport, anno 1983, attori Lino Banfi e Jerry Calà. Del resto, il vero Catania di Cantarutti in quel 1983/84 in casa della Juventus perse 2-0 e, in tutto il campionato, ottenne in trasferta un solo misero punto, 0-0 al Partenio di Avellino. Se poi qualcuno ci si prendesse la briga di controllare quanti degli altri risultati che rendono miliardario il tredici si siano effettivamente verificati nell’annata calcistica 1983/84, scoprirebbe che le arti divinatorie degli sceneggiatori non sono un granché. [1]

Al bar dello sport è un film tutt’altro che isolato, visto che fa parte di un filone di B-movie nostrani che mischiano calcio e commedia sexy all’italiana e a cui la Serie A dei primi anni ottanta fa da sfondo. Allora quale migliore occasione per ricordare alcuni di questi film e chiedersi dove in essi finisca il vero calcistico e dove inizi il verosimile?

Canà spiega il modulo 5-5-5

Canà spiega il modulo 5-5-5

Parlavamo di Lino Banfi e, quindi, il primo pensiero non può che andare a L’allenatore nel pallone, anno 1984, regia di Sergio Martino, senza dubbio il più divertente dei film appartenenti a questo filone calcistico. L’avventura in Serie A della neopromossa e inesistente Longobarda e del suo mister, Oronzo Canà, novello Liedholm che propugna la Bi-Zona o modulo 5-5-5, ha fatto epoca. Geniale l’idea che il presidente della squadra per non spendere troppo voglia tornare subito in B e pertanto confermi Canà nonostante le tante sconfitte. Memorabili le ultime due partite che invece fanno salvare la Longobarda e il trionfo che i tifosi tributano all’eroe Canà prendendolo però per un coglione.

Certo l’argomento rende impossibile la citazione di partite realmente giocate dalla Longobarda, anche se per simulare alcuni suoi match vengono utilizzati spezzoni di incontri di serie A e B del 1983/84. [2] Sono, invece, tanti i volti noti del calcio giocato, parlato e raccontato ad intervenire direttamente, dai romanisti Pruzzo, Ancelotti, Chierico e Graziani ai cronisti Nando Martellini e Fabrizio Maffei, da Picchio De Sisti, all’epoca allenatore della Fiorentina, a Giampiero Galeazzi e Aldo Biscardi, già allora famosi giornalisti TV. Fugace l’apparizione di Zico, ripreso durante un allenamento, e finta quella di Platini, sostituito da un suo sosia di spalle. Tra i tanti riferimenti al calcio reale spicca, infine, Aristoteles, il brasiliano pieno di saudade che Canà scova in una favela: nome da filosofo greco con la esse finale e classe da vendere, come Socrates, il dottore, che quell’anno giocava a Firenze e che nel dicembre 2011 ci ha lasciato.[3]

Margheritoni intervistato da Tonino Carino

Margheritoni intervistato da Tonino Carino

Dalla Longobarda alla Marchigiana, da Lino Banfi a Gigi Sammarchi e Andrea Roncato, da L’allenatore nel pallone a Mezzo destro, mezzo sinistro, anno 1985,  il salto è breve, dato che il regista è lo stesso e Gigi e Andrea recitano anche nel primo dei due film, rispettivamente, la parte del finto procuratore brasiliano Giginho e del suo aiutante Bergonzoni. Salto breve, ma divario enorme. Molto più B-movie erotico che altro, del film vanno ricordati il biondo finlandese coi boccoli Kekkonen che in omaggio al suo nome non si copre le parti basse quando è in barriera, l’allenatore istruito Coligno che cita la celeberrima poesia di Quasimodo Ed è subito gol e la doppietta con cui Andrea Margheritoni, l’attaccante interpretato da Andrea Roncato,  regala alla Marchigiana la Mitropa Cup. Di verosimiglianza meglio non parlarne: pensare una persona poco atletica come Margheritoni centravanti in una squadra di serie A non è credibile, Jardel versione Ancona 2003/04 a parte…

A questo punto meglio riavvolgere il nastro e prendere da Al bar dello sport un nuovo argomento da cui ripartire. Ad esempio, il sogno del tredici-che-ti-cambia-la-vita, sogno d’altri tempi che ha fatto avvicinare al calcio e incollare la domenica alla radio intere generazioni e che alla generazione attuale del bet&win, del gratta e vinci e della pay tv è un po’ difficile spiegare. Ma per sopraggiunti limiti di lunghezza, riserviamoci questo sogno per il prossimo post.

Scheda dei film citati

Al bar dello sport, 1983, regia Francesco Massaro (soggetto Francesco Massaro, Enrico Oldoini, Enrico Vanzina)interpreti Lino Banfi (Lino), Jerry Calà (Parola), Mara Venier (Rossana, la fidanzata di Lino)

L’allenatore nel pallone, 1984, regia Sergio Martino, interpreti Lino Banfi (Oronzo Canà), Gigi Sammarchi (Giginho), Andrea Roncato (Bergonzoni), Urs Althau (Aristoteles); recitano la parte di se stessi: gli allenatori Gian Carlo De Sisti, Niels Liedholm, i giocatori Roberto Pruzzo, Odoacre Chierico, Carlo Ancelotti, Francesco Graziani, Oscar Damiani, Luciano Spinosi, Roberto Scarnecchia, Zico, i giornalisti Nando Martellini, Giorgio Martino, Fabrizio Maffei, Giampiero Galeazzi, Aldo Biscardi.

Mezzo destro, mezzo sinistro, 1985, regia Sergio Martino (soggetto Sergio Martino, Pier Francesco Pingitore), interpreti Gigi Sammarchi (Gigi Cesarini), Andrea Roncato (Andrea Margheritoni), Gianni Ciardo (Allenatore Coligno), Leo Gullotta (Allenatore Fulgencio)

federico

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[1] La schedina in realtà è un falso storico nel senso che tre partite sono state giocate il 9/10/1983, tre il 22/01/1984, una il 2/10/1983, una il 6/11/1983, una il 31/12/1983, una il 15/1/1984, una il 25/3/1984 e una il 15/4/1984. Reggina-Salernitana addirittura non si è mai disputata nella stagione 1983/84 perché i reggini erano in C2 e i campani in C1. Comunque i pronostici azzeccati sono quattro e sono relativi a Avellino-Torino, Fiorentina-Udinese, Catanzaro-Cavese e Lecce-Pescara.
[2] Le partite in questione sono: Sambenedettese-Pistoiese del 3/6/1984, Roma-Fiorentina del 29/4/1984, Fiorentina-Genoa del 6/5/1984, Lazio-Napoli del 21/4/1984. Nel film si vedono anche immagini di 
Flamengo-América, partita valida per il terzo turno della Copa Brasil 1984, cui Canà assiste durante il suo viaggio a Rio in cerca di giocatori. La cosa curiosa è che questa è a tutti gli effetti l’unica partita realmente giocata ad esser citata. (fonte http://it.wikipedia.org/wiki/L’allenatore_nel_pallone)
[3] L’incoerenza più grossa,  dovuta probabilmente a politically correctness, è a mio parere nel format della Serie A: quello a cui partecipa la Longobarda sembra un campionato a 17 squadre con partite di sola andata visto che gli uomini di Canà incontrano una volta sola tutte le 16 compagini della massima serie 1984/85.