Rosso di sera, rosso di passione, rosso come un allarme che risuona. Dal rosso opaco della SF90 al nero dei pensieri cupi il passo è breve. Sfuma la vittoria di Leclerc sotto le luci del Bahrain, i complimenti e l’abbraccio di Hamilton certificano comunque il suo arrivo tra i grandi. Sono un segno di appartenenza, non un gesto di circostanza. Anche i grandi, nella storia della Formula 1 che si avvia a festeggiare i 1000 gran premi, hanno perso gare già vinte: per errori, incidenti o guasti. Ne abbiamo scelte dieci.

Surtees campione del mondo al volante della Ferrari con la livrea bianca e blu della NART

Messico 1964
L’antologia del “che sarebbe successo se” parte dal Messico. Nella faccia triste dell’America si decide il Mondiale del 1964. È l’ultima gara, in testa al Mondiale c’è Graham Hill con 39 punti, davanti a Surtees a 34 e Jim Clark a 30. Surtees parte quarto ma alla fine del primo giro è tredicesimo. Ha montato un motore nuovo, dodici cilindri come Lorenzo Bandini sulla Ferrari. Il motore si scalda e fuma poi si mette a funzionare a otto cilindri. Bandini si tocca con la BRM di Graham Hill – c’è chi sostiene volontariamente – e il futuro padre di Damon ha la peggio e si ritira. In testa c’è Clark: se finisse così sarebbe campione del mondo. La sua Lotus però inizia a perdere olio, la sua gara finisce a meno di due giri dal traguardo. Bandini rallenta e fa passare Surtees, che giungendo secondo dietro Dan Gurney, diventa l’unico campione del Mondo di motociclismo e Formula 1.

Ungheria 1987
Nel 1987 la F1 torna per la seconda volta in Ungheria. Mansell parte in pole e non è una novità: ne centrerà otto, record stagionale. Il Leone resta davanti mentre l’altra Williams di Piquet scivola al quarto posto: in mezzo le due Ferrari di Berger, che si ritira dopo 13 giri, e Alboreto, passato dal brasiliano e costretto a fermarsi poi per la rottura del motore. Guidano le due Williams. Mansell davanti, dietro Piquet che l’anno prima aveva firmato un sorpasso da leggenda su Senna in controsterzo. Quando mancano 5 giri alla fine, salta un dado dalla posteriore destra di Mansell. Come in Germania, perde una gara già vinta. Come in Germania ne approfitta Piquet che a fine stagione sarà campione del mondo.

Montecarlo 1988

1988, Senna al Portier

L’estasi mistica, la caduta, il ritorno. Nella storia di Ayrton Senna c’è un prima e un dopo il GP di Monaco del 1988. In qualifica, vola come mai nessuno prima e dopo sulla McLaren Mp4/4 che vincerà ovunque quell’anno tranne che a Monza, doppietta rossa nella prima edizione dopo la morte di Enzo Ferrari. È in una dimensione altra, non si può spiegare, si può al massimo ammirare. Prost, sulla stessa macchina, prende quasi un secondo e mezzo: sul circuito più stretto e più lento del Mondiale, è un’eternità. In gara va praticamente nello stesso modo. Al 67° giro Prost è staccato di circa un minuto. Senna, che l’anno prima sulla Lotus ha vinto per la prima volta a Montecarlo, è sicuro, troppo sicuro. Cede alla distrazione e va sbattere al Portier. Non se lo perdonerà mai, quell’errore. Non lo dimentica, lo trasforma in lezione e motivazione. Dal 1989 al 1993, a Montecarlo c’è solo un vincitore: il suo nome è Ayrton e fa il pilota.

Canada 1991

Mansell disperato

Mancano poche curve alla conclusione del GP del Canada 1991. Adrian Newey pregusta la sua prima vittoria da ingegnere in Formula 1. è la mente dietro una delle più sofisticate creazioni del motorsport, la Williams FW14 che la stagione successiva, in versione aggiornata, dominerà il Mondiale. Dopo il tornante, però, la Williams di Mansell si ferma. Piquet, sempre lui, ma stavolta al volante di una Benetton, incredulo, passa e vince. “Sono arrivato in curva, ho cambiato dalla quinta alla quarta marcia come avevo fatto per tutti i precedenti 68 giri, poi la macchina è andata in folle e il motore si è zittito come se ci fosse stato un problema elettrico” dice a caldo. Non c’è mai stata una spiegazione di cosa sia successo. Secondo una delle più accreditate versioni, Mansell avrebbe salutato il pubblico e fatto scendere troppo i giri del motore senza cambiare marcia. Così il programma di gestione avrebbe spento il propulsore.

Silverstone 1997
Nel 1997, a Silverstone, la Williams festeggia la vittoria numero 100 in Formula 1. La centra Jacques Villeneuve, che vincerà il titolo a Jerez quando Schumacher si auto-esclude tentando di speronarlo. Nel nome del padre, Villeneuve centra in Gran Bretagna la sesta pole su nove gare ma il primo pit stop dura 33.6 secondi e resta bloccato a metà gruppo. In testa c’è Schumi, ma, dopo la seconda sosta, si blocca il cuscinetto sulla sua ruota posteriore ed è il ritiro. Si arrende anche Irvine (rotto il semiasse). A sei giri dalla fine, nessuno sembra poter togliere il primo posto a Mika Hakkinen, vicino alla prima vittoria in Formula 1. Vicino, però, non è ancora abbastanza. Lo tradisce il motore Mercedes della McLaren. Villeneuve ringrazia e vince, davanti alle Benetton di Alesi e Wurz, al primo podio in Formula 1.

Spagna 2001
Non è il motore ma la frizione a costare a Mika Hakkinen una vittoria già scritta all’ultimo giro del GP di Spagna del 2001. Ha duellato con Schumacher, è riuscito a passargli davanti alla seconda sosta ai box. Potrebbe riaprire il Mondiale, ma il guasto concede al tedesco la vittoria. Non gli resta che appoggiarsi alla McLaren del compagno di squadra, Coulthard, per il giro d’onore.

 

Nurburgring 2005
L’ultimo giro misura le ambizioni dei grandi. Col traguardo sempre più vicino, ogni scelta è complessa, senza margini di sicurezza. Nel 2005, la FIA ha cambiato le regole e vietato il cambio di un intero treno di gomme. Nel GP d’Europa, al Nurburgring, Raikkonen sente aumentare le vibrazioni. Ha bloccato le ruote per un sorpasso al limite su Villeneuve, ma scommette su se stesso e continua. Azzarda e paga. Le gomme non reggono, la sospensione si rompe, Alonso passa primo sotto la bandiera a scacchi e allunga in classifica. Diventerà il più giovane campione del mondo nella storia della Formula 1.

Suzuka 2006
L’ottavo titolo mondiale di Schumacher svanisce l’ottavo giorno dell’antico ottavo mese, ottobre, sull’otto di Suzuka. È la penultima gara della stagione. Per la terza volta nella storia, i primi due piloti nel Mondiale arrivano a questo punto del campionato a pari punti. Ha rincorso per mesi, Schumi, e ha agganciato Alonso: 116 punti a testa, ma il ferrarista ha una vittoria in più. Lo spagnolo parte sesto, il tedesco completa dietro Massa una prima fila tutta Ferrari. Dopo la seconda sosta, le posizioni si cristallizzano: primo Schumacher, secondo Alonso. A 17 giri dalla fine, passata la Degner Curve, la 246 F1 del tedesco comincia a fumare: non si fermava per un guasto tecnico dal GP di Francia del 2000. Il Mondiale finisce con la rossa parcheggiata sotto il ponte di Suzuka.

Ungheria 2008
Heikki Kovalainen annuncia di aver rinnovato con la McLaren prima del GP d’Ungheria del 2008. In qualifica, si piazza secondo dietro il compagno di squadra Hamilton ma in partenza Massa parte meglio di tutti e li brucia tutti e due. Hamilton fora una gomma al giro 41 e si ritrova decimo dopo la sosta. A tre passaggi dalla fine, esplode il motore di Massa. La Ferrari ordina a Raikkonen di rallentare per un problema meccanico al posteriore. Kovalainen diventa il centesimo pilota a vincere un gran premio in Formula 1.

Malesia 2016
C’è un fotogramma che segna il GP di Malesia 2016. Hamilton finisce la gara dopo 41 giri, solo, inginocchiato sull’erba, con i pugni stretti sul casco e il motore in fiamme. Inseguiva la 50ma vittoria e il centesimo podio. Lo manca anche Vettel: è da Spa 2014 che un gran premio si chiude senza nemmeno uno dei due in top 3. Si rialza la Red Bull, che si prende il primo posto con Ricciardo e il secondo con Verstappen, 47mo pilota a superare i 200 punti in Formula 1. Terzo Rosberg che festeggia il 52mo podio in carriera e si porta a +23 su Hamilton nel Mondiale. Gli basterà vincere a Suzuka e arrivare secondo dietro l’inglese nelle restanti quattro gare per issarsi lassù dove il padre Keke era arrivato nel 1982.

Hamilton appiedato. E qui si chiude il ciclo

finalmente un articolo del mastro