«Il rigore più fantastico di cui io abbia notizia è stato tirato nel 1958 in un posto sperduto di Valle de Rio Negro, una domenica pomeriggio in uno stadio vuoto». Inizia così uno dei racconti più noti che Osvado Soriano ha dedicato al fútbol. Cosa sia avvenuto di così speciale lo scrittore argentino lo spiega qualche riga più giù: «Quel rigore durò una settimana ed è, se nessuno mi dimostra il contrario, il più lungo della storia».
Eh già… un penal che dura sette giorni non può non essere fantastico, specie se viene inaspettatamente neutralizzato dal “Gato” Diaz e questo sancisce la vittoria della scalcagnatissima Estrella Polar nel campionato della Valle, ai danni dell’imbattibile -o quasi- Deportivo Belgrano.

Realtà o finzione? Da lettori non importa saperlo poi tanto, ma da appassionati di fútbol è ben diverso. E poi, in fondo, anche Soriano è stato un uomo di calcio e allora viene a galla il sospetto che, sotto la scorza di qualche voluta esagerazione e di un finale che fa trionfare Davide su Golia, qualcosa realmente accaduto ci sia davvero stato.
Forse è stato questo il motivo che ha spinto il giornalista sportivo Ugo Splendore ad andare in Patagonia, a Cipolletti, a ricercare tracce del rigore più lungo del mondo nella memoria collettiva della piccola città in cui Soriano ha iniziato a giocare a calcio e ad amarlo.
Intuizione giusta e così nel 2008 sul Manifesto appare un bellissimo articolo che svela come e quando questo tiro dal dischetto lungo una settimana sia stato battuto. Certo, lascia un po’ l’amaro in bocca la scoperta che il Davide di turno, la Union Allen Progresista, sbagli il rigore contro il Cipolletti, il Golia della Lega Deportiva Confluencia, e non riesca a vincere il titolo, ma il tutto rende ancor più importante l’impresa del “Gato” Diaz.

Trasfigurazione letteraria, a parte, sette giorni per battere un tiro dal dischetto sono davvero tanti, ma siamo pronti a dimostrare che non costituiscono un record. O almeno non lo costituiscono più e la colpa è di un oscuro arbitro olandese e di un nuovo format per battere i rigori che porta il nome di un celebre gruppo pop svedese degli anni Settanta.
20 settembre 2017. Al termine dei 120 minuti è ancora in parità il match tra Lisse e HSV Hoek valido per il primo turno della KNVB Beker 2017/18, ossia la Coppa d’Olanda. L’arbitro Marc Nagtegaal fa battere i rigori per designare la squadra vincitrice, ma invece che far banalmente alternare giocatori di una squadra e dell’altra, impone il metodo ABBA che richiama il modo di designre la rima incrociata, tipo

Quant’è bella giovinezza
che si fugge tuttavia!
chi vuol esser lieto, sia,
di doman non c’è certezza

o, più prosaicamente, riproduce l’alternanza al servizio dei giocatori di tennis durante il tie-break: prima A, poi due volte B, poi due volte A e così via.
La UEFA ha fatto uscire uno studio che spiega perché con ogni probabilità in futuro si virerà verso questo format e a maggio 2017 negli Europei femminili Under 17 ha avviato la sperimentazione. Anche il successivo 6 agosto nella finale della Community Shield tra Chelsea e Arsenal i decisivi tiri dal dischetto sono stati battuti così. Il problema è che la Coppa d’Olanda è rimasta ancorata alla rima alternata ABAB e allora la Federazione non omologa la vittoria ottenuta dal Lisse e impone la ripetizione dell’incontro. Si giunge allora a una decisione salomonica: a essere ripetuta sarà solo l’incriminata serie dei rigori. Il tutto va in scena in data 11 ottobre, tre settimane dopo la fine dei supplementari. A, B, A, B e così via, anche a oltranza, finché al settimo penalty non risultano vincitori gli ospiti dell’HSV Hoek.

Ci dispiace per Osvaldo Soriano e per il suo «rigore più lungo del mondo», ma in fondo siamo convinti che lo scrittore argentino, se fosse ancora vivo, avrebbe capito e lodato la scelta dell’arbitro Nagtegaal. Ché la possibilità di essere il primo in Olanda a far battere i tiri dal dischetto in base a un format dal nome così immaginifico come ABBA non è una cosa che capita tutti i giorni.

Mamma mia, here I go again
My my, how can I resist you?

federico

Qui in pdf il racconto di Soriano