inizio cec ger 2Il 20 giugno del 1976 allo stadio Stella Rossa di Belgrado Germania Ovest e Cecoslovacchia scendono in campo per contendersi la quinta coppa Henri Delaunay. I favori del pronostico sono tutti per la nazionale tedesca, che da quattro anni domina incontrastata, prima squadra nella storia del calcio a potersi fregiare contemporaneamente dei titoli di campione d’Europa e del mondo. Come se non bastasse, i due club che forniscono l’ossatura alla squadra tedesca provengono da una serie di successi internazionali: tre coppe dei Campioni consecutive per il Bayern Monaco e una coppa UEFA vinta nel 1975 dal Borussia Mönchengladbach.

Di fronte la Cecoslovacchia, allenata da Vaclav Jezek e costruita intorno al blocco dello Slovan Bratislava, che rispetto al Bayern è decisamente un’altra cosa. Eppure i cecoslovacchi nel loro cammino hanno già fatto fuori Inghilterra e Portogallo nel girone eliminatorio, URSS ai quarti e l’Olanda di sua maestà Johann Cruijff quattro giorni prima in semifinale.
E non sembrano volersi fermare visto che al minuto 8 si portano in vantaggio: sul tiro da fuori di Švehlík, Sepp Maier respinge, Nehoda sfrutta una indecisione di Berti Vogts e rimette al centro dove lo stesso Švehlík con prontezza mette dentro. I tedeschi reagiscono con rabbia, ma Ivo Viktor, trentaquattrenne portiere del Dukla Praga, nega il pareggio prima in uscita su Beer e poi con una spettacolare parata a mano aperta su gran tiro di Hölzenbein.

I cecoslovacchi giocano di rimessa, forti di una maggiore brillantezza atletica, e in pochi minuti rischiano di archiviare la partita. Al 25′ Dobiaš si avventa su una palla respinta al limite dell’area e con un preciso sinistro insacca il 2-0. Passano due minuti e Masný in contropiede si presenta a tu per tu con Maier, lo disorienta e tira, ma il pallone fa la barba al palo e si spegne sul fondo. E siccome lu pallò è cattíu al ribaltamento di fronte i tedeschi tornano in corsa: grande azione di Bonhof che si libera di alcuni avversari a centrocampo e apre sulla destra per Wimmer, cross immediato e Dieter Müller di destro mette dentro. 2-1 e quarto gol in due partite per il sostituto dell’altro Müller, Gerd, leggendario centravanti del calcio tedesco e mondiale.

Il gol del 2-1

Il gol del 2-1

La partita rimane spettacolare perché le due squadre si affrontano a viso aperto. Il secondo tempo diventa il festival delle occasioni mancate. Beer è il protagonista in negativo per i suoi, viso che si fa fermare due volte da Viktor in uscita bassa. Il portierone cecoslovacco si esalta anche sui tiri dalla distanza di Bonhof e Flohe e, nell’unica rocambolesca circostanza in cui è indeciso, la palla calciata da Uli Höness con non troppa forza coglie il palo.
La Cecoslovacchia, dal canto suo, non rimane a guardare. Un salvataggio di Schwarzenbeck a portiere battuto, una gran parata in tuffo di Maier su tiro di Moder giusto per ribadire che il soprannome die Katze gli calza a pennello e, dopo il palo di Höness, un colpo di testa di Nehoda che pareggia il conto dei legni a conclusione di una splendida azione corale.

Finirà 2-1? Macché all’89’ Bonhof batte un corner dalla sinistra, palla nell’area piccola e Hölzenbein di testa anticipa Viktor sul primo palo. Si va ai supplementari e fatalmente la stanchezza sale su tutta di un botto. Campo pesante, nelle gambe anche i 120′ che entrambe le squadre hanno dovuto affrontare in semifinale e nella testa i calci di rigore, grande novità del torneo. Perché in caso di pareggio, le due squadre non dovranno ripetere la fatica fra due giorni, ma si sfideranno dal dischetto.

Detto, fatto. A decidere la vincitrice sarà la lotteria dei rigori. Masný, Bonhof, Nehoda, Flohe, Ondruš, Bongartz e Jurkemik. Sette rigori e nessuno sbaglio. L’ottavo rigore, il quarto dei tedeschi, è affidato a Höness, solo 24 anni ma già un titolo mondiale, un europeo e tre coppe campioni vinte da protagonista. Si sa però che esperienza e palmarés in alcuni non servono e, a conclusione di una partita scialba, l’attaccante bavarese calcia altissimo il suo penalty.
Il pallino passa nelle mani di Antonín Panenka, fantasioso centrocampista cecoslovacco. Rincorsa non tanto breve, tocco sotto, Maier disteso sulla sua sinistra e pallone che si insacca centralmente con una beffarda traiettoria. Il cucchiaio, un coup de théâtre regala la coppa ai cecoslovacchi. Degno finale di una partita bellissima.

federico

panenka2