La domenica italiana
è una domenica serena
La schedina tra le dita
può cambiare la tua vita

Canta così Toto Cutugno nella sigla iniziale di Domenica In del 1987, il programma contenitore di Rai Uno che al suo interno – tra frizzi, lazzi e spot pubblicitari – ospita 90° Minuto. Le partite della Serie A si giocano tutte insieme e la storica trasmissione condotta da Paolo Valenti è la prima a mostrare i riflessi filmati, ma anche il momento cruciale per controllare la schedina. Si sa che il Totocalcio, o la SISAL come dicono i più retro, offre spesso quote popolari, a volte regala vincite di una buona entità ma una volta ogni uno-due anni c’è il tredici col botto, quello che ti cambia la vita, come dice la canzone e raccontano alcuni film cult.

La prima vincita milionaria, la prima a nove cifre e quella miliardaria del 31 dicembre 1977 hanno tanto da raccontare, anche sul piano sociologico visto che la schedina sin da subito è intimamente legata alla crescita generale dei consumi, alle aspettative dei modelli di vita che via via si creano, fino a diventare essa stessa uno degli emblemi del sogno consumista.[1]

Per una volta, però, vogliamo mettere da parte il dato sociale e concentrarci sul dato sportivo. Anzi, su tre “domeniche italiane”, vissute alla radio a cavallo tra il 1982 e il 1993 ma senza schedina tra le dita. Dietro ogni vittoria record del Totocalcio, infatti, si celano partite dall’esito a sorpresa, dei “due” inattesi che sovvertono tutti i pronostici, ma che comunque hanno una componente di fortuna decisamente inferiore alla scelta del 16 e del 37 al posto del 45 e del 60 nel Superenalotto che verrà.[2]

Partiamo proprio da un’apparentemente anonima Torino-Cesena. Anno calcistico 1982/83, che consegnerà agli atti la mesta retrocessione dei romagnoli in Serie B e la gioia torinista di aver battuto la Juventus in rimonta nel derby.
È il 28 novembre 1982, la giornata numero 11, il concorso Totocalcio numero 15. Mentre ad Ascoli la Juventus incappa in una sconfitta a sorpresa ma mica poi tanto (visto l’andazzo delle prime giornate), un gol in tuffo dell’ex milanista Ruben Buriani dà al Cesena una delle poche soddisfazioni dell’intero campionato. In Serie A non succede nient’altro di clamoroso, ma imprevedibilmente le ultime tre partite in schedina (Bologna-Lazio, Rende-Salernitana e Novara-Legnano) finiscono tutte con la vittoria ospite: tagliati fuori tutti i sistemisti, tranne due. Il tredici secco vale poco più di tre miliardi di lire, ma i vincitori si portano a casa anche un po’ di dodici che fruttano altri 200 milioni.

1988, un salto di sei anni e in un’altra domenica di novembre si abbatte il record precedente. Careca, Carnevale e Maradona danno spettacolo nella pirotecnica vittoria del Napoli in casa della Juventus; l’Ascoli passa a Lecce con merito, anche se a sorpresa; Inter, Genoa e Cremonese fanno aumentare i “due” in schedina. Conti alla mano, è, però, quanto succede in casa del Milan a portare le vincite da un miliardo circa a quattro miliardi e 360 milioni e l’artefice di questo balzo avanti, nonché vero eroe per i tre tredicisti, è l’atalantino Walter Bonacina. Per la squadra di Sacchi, infatti, il match interno contro gli orobici si rivelano sin da subito molto più ostico del previsto, un po’ per la gran vena del portiere ospite Ferron, un po’ perché Mondonico ha disposto la sua Atalanta molto bene in campo. Alla mezzora della ripresa i rossoneri si ritrovano addirittura sotto, per un autogol di Franco Baresi su tiro di Nicolini. Rijkaard rimette subito la partita in parità, con un gran tiro da fuori area, ma al primo minuto di recupero il già citato Bonacina segna il gol vincente di testa, su punizione dell’onnipresente Nicolini.

Nell’ultima domenica di cui vogliamo parlare galeotto fu, invece, un Sampdoria-Cagliari. È di nuovo novembre, quello del 1993, e solo sette giorni prima i blucerchiati di Eriksson sono riusciti nell’impresa di sconfiggere il Milan fuori da San Siro dopo più di due anni di imbattibilità esterna: un 3-2 in rimonta che li portati in testa al gruppo.
L’emozione, però, fa brutti scherzi e il vantaggio iniziale siglato da Bertarelli fa il resto. Il Cagliari non risente neanche di uno sfortunato primo tempo (palo di Dely Valdes e due belle parate di Pagliuca) e alla distanza tira fuori tutta la sua freschezza atletica e la voglia di correre sotto la pioggia. L’uomo della provvidenza è il neoentrato Massimiliano Allegri, già in gol a Genova contro la Sampdoria nel giorno delle api pochi mesi prima. L’ex pescarese segna l’1-1 sugli sviluppi di un calcio d’angolo e due minuti dopo lancia Oliveira in profondità. Pagliuca aggirato, cross al centro e il tiro di Valdes è parato da Vierchowod: espulsione e rigore segnato da Matteoli. Roberto Mancini più tardi spreca dal dischetto l’occasione del pareggio e in alcune parti d’Italia si comincia a gioire.
La messe di vittorie esterne in schedina è notevole: in A vincono fuori anche il Genoa a Udine, il Milan nel derby e la Lazio a Napoli, nella parte basse il Fiorenzuola a Trieste. La sera, nel posticipo (eh sì, siamo già al primo anno di Tele più), il Parma di Zola fa fuori 2-0 la Juventus e a fare festa davvero rimangono in pochi: si contano tre tredici da cinque miliardi e 260 milioni di lire. Un record che non verrà più battuto.

federico

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[1] cfr. A. Papa-G. Panico, Storia sociale del calcio in Italia, il Mulino, pagg. 176-177 e Luca Paolini, Totocalcio, nascita e morte del sogno consumista
[2] Individuare il codice PIN di un bancomat digitando a caso cinque cifre è seimila volte più probabile che fare sei al Superenalotto con una sola colonna (cfr. qui)