I pionieri del football italiano a caccia di avventure internazionali – 7° puntata

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Il Cretic, vapore della White Star Line

Se un gruppo di italiani per motivi di lavoro o per semplice turismo sbarcasse sull’isola di Pasqua e si accorgesse quanto la passione per il calcio sia diffusa tra gli autoctoni, pretenderebbe forse di sfidare le squadre più forti dell’isola e di batterle, o almeno di ben figurare, perché noi ci abbiamo il calcio nel sangue.
Le cose non dovevano sembrar troppo dissimili per gli equipaggi delle navi inglesi che attraccavano all’inizio del XX secolo nelle grandi città portuali italiane, da Nord a Sud. Alla sorpresa di vedere il loro gioco, il foot-ball, così in voga anche lontano dalla madre patria, doveva probabilmente seguire la certezza di potersela giocare anche con le compagini cittadine più titolate. Certezza a volte confermata da una vittoria, a volte disattesa da una sconfitta.

Ad esempio,  i già sei volte campioni d’Italia del Genoa (nonché vicecampioni in carica), nell’inverno 1905-1906 affrontarono, con alterne fortune, team formati da inglesi per preparare al meglio la nuova stagione. La Stampa diede notizia di una vittoria colta per 3-1 contro una squadra di ufficiali, di un altro successo contro il piroscafo Campsie e di due partite col temibile vapore Cretic, una persa per 3-2, una vinta con identico punteggio.

Luigi di Battenberg in un ritratto di Philip Alexius de László (1910)

Luigi di Battenberg in un ritratto di Philip Alexius de László (1910)

Nel giugno del 1905 a Livorno la prima vera squadra della città debuttò contro una rappresentativa della Marina inglese al comando di Sua Altezza Reale, il principe di Battenberg. La Virtus Juventusque, che si sarebbe iscritta nel 1906 al Campionato di Seconda Categoria, rimediò alla presenza di 1500 spettatori e di tutte le massime autorità cittadine un sonoro 11-1. Vinta la paura del debutto, i livornesi in maglia a strisce verticali biancazzurre vinsero invece senza subire reti quattro incontri con equipaggi di passaggio l’anno successivo.

Storie simili anche a Napoli e a Palermo. Il Naples Foot-Ball Club giocò nel dicembre 1906 con una compagine fatta di ufficiali e sottufficiali del Suffolk e perse 6-2. Il Palermo Foot Ball Club nel 1907 perse 7-5 contro la squadra della nave reale Victoria and Albert dinanzi al Re d’Inghilterra e, invece, sconfisse l’equipaggio della nave che aveva portato il magnate del thé Thomas Lipton sull’isola. Un incontro, quest’ultimo, che fece scattare la miccia della Lipton Challenge Cup, il primo campionato di football giocato nel Centro-Sud.
A Roma, invece, non c’erano navi, né marinai, ma arrivavano lo stesso via mare un bel po’ di seminaristi per frequentare collegi inglesi, scozzesi e irlandesi. La Lazio, nell’anno 1906, si cimentava in alcune amichevoli che invariabilmente terminavano con la vittoria dei futuri sacerdoti (si racconta addirittura di un 11-0 per un gruppo di seminaristi scozzesi).

E se contro preti, ufficiali e marinai inglesi le squadre italiane da Nord a Sud faticavano per imporsi, la sensazione era che il football association britannico fosse avanti un abisso. La prima vera conferma si ebbe però solo a Torino durante le feste pasquali del 1909. E ancora una volta ci volle lo zampino di Sir Thomas Lipton.

federico

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