Come scrive Nick Hornby in Fever Pitch, il 1971 per l’Arsenal è un annus mirabilis. Dopo un periodo di magra che durava dal 1953 e dopo imbarazzanti prove, come quella offerta in finale di Coppa di Lega contro lo Swindon Town nel 1969, i gunners nel 1969/70 riescono a conquistare la Coppa delle Fiere; la stagione successiva arriva, incredibilmente, il double, l’accoppiata campionato-F.A. Cup. Il tutto si concretizza in una settimana. In una sorta di Monday night ante litteram,[1] il 3 maggio l’Arsenal batte 1-0 il Tottenham a White Hart Lane, grazie a un gol di Ray Kennedy, e sopravanza il Leeds United di un punto, quanto basta per vincere la First Division. Sabato 8 maggio nella cornice di Wembley è, invece, il Liverpool a cedere il passo, anche se solo 2-1, ai supplementari e dopo esser stato in vantaggio. La rete che dà il successo ai gunners la segna Charlie George e il quotidiano La Stampa descrive marcatore e marcatura così:

il capellone ventenne, guizzante ala sinistra, si esibiva in un’azione spettacolare conclusa da tiro potente a mezz’altezza e a fil di palo

Basta una ricerca rapida per capire che in quell’inizio di 1971 il giornale torinese usa la parola “capellone” con un’accezione decisamente negativa. Si va dall’articolo a lieto fine «Capellone rimproverato si è accoltellato al ventre – Il padre gli aveva detto di andare dal barbiere» presente sull’edizione del 2 marzo[2] a chiomo-dotati decisamente più pericolosi per la società.
I titoli lo dicono chiaramente: «Rintraccia e fa arrestare il capellone che lo aveva rapinato di duemila lire», 4 febbraio; «La ragazza scappata di casa aveva trovato rifugio nell’alleggio di un amico capellone», 19 marzo; «Cameriera di sedici anni accende la luce e vede un capellone che ruba nella starna», 13 aprile; « Un portavalori aggredito e derubato di 10 milioni», ovviamente da un «giovane capellone», 26 marzo; «Prelevata da due capelloni in corso Tassoni – Ragazza frustata a sangue in collina “per punizione”», 6 marzo.
Non mancano anche le aggressioni a sfondo sessuale, come testimonia il giornale del 27 maggio in cui si parla di Milena, quattordicenne dal «viso pulito», che a calci e pugni mette in fuga due capelloni che volevano narcotizzarla. Fa, invece, un po’ sorridere la notizia apparsa il 4 aprile del «padre sconvolto dal dolore» che racconta «”Dopo quindici giorni ho trovato mia figlia con 2 capelloni, forse me l’hanno drogata”».

Insomma, effettiva pericolosità dei singoli a parte, è una cornice in cui non stonerebbero notizie che spiegano come 4 crimini su 10 sono commessi da chi ha chiome eccedenti o programmi tv in cui si parla ossessivamente di invasione dei capelloni.
Questa «ossessione fobica per i capelli lunghi», come la definisce Giuntini in Pugni chiusi e cerchi olimpici, ovviamente non risparmia il mondo del calcio. Il momento topico lo si è già toccato nel 1965, quando il compianto Gigi Meroni, pur di non tagliarsi i capelli, rinunciò a vestire la maglia azzurra in occasione di Polonia-Italia, match valido per la qualificazione ai Mondiali inglesi.[3]

La crociata contro le lunghe chiome, però, continua. E così, alla faccia dell’Inghilterra in cui capelloni come Best o appunto Charlie George risultano decisivi, ecco la solerte Gazzetta dello Sport spiegare come stiano veramente le cose in Italia. Il pezzo del 29 novembre 1970 si chiama «I capelli lunghi non fanno classifica» ed è un preciso computo di quante chiome fuori norma abbiano i giocatori delle sedici squadre di Serie A. In testa la Fiorentina con otto, poi la Roma cinque, la Lazio e il Milan quattro e a quota tre una serie di squadre tra cui l’Inter futura scudettata e il Napoli in quel momento in testa. Chiudono Foggia e Sampdoria a capelli inviolati, Cagliari e Vicenza a uno, Bologna e Juventus a due. Come dire… se in quel momento la Fiorentina è terzultima, la colpa non può che essere dei capelloni; se il Foggia sta andando forte, il merito non può che essere della loro assenza.
Salvezza della viola e retrocessione del Foggia mostreranno a fine campionato la scientificità dell’assunto.

federico

La Fiorentina 1970/71 nell’album Panini. Gli otto “capelloni” segnalati dal giornalista della Gazzetta sono Berni, Chiarugi, Ferrante, Gennari, Macchi, Mariani, Merlo, Vitali.

Fonti:
Archivio storico La Stampa
S.Giuntini, Pugni chiusi e cerchi olimpici, Odradek, pag. 49.

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[1] La partita era in programma alla 34° giornata [27-30/03/1971], ma è rinviata per il concomitante doppio impegno dell’Arsenal contro lo Stoke City per la semifinale di F.A. Cup: 2-2 il 27/03/1971, 2-0 nel replay tre giorni dopo, gare giocate entrambe a Highbury. Plausibile che, data l’importanza ai fini del campionato, la si sposti la sera. I posticipi propriamente detti arriveranno solo con il passaggio da First Division a Premier League, avvenuto nel 1992
[2] «Sabato [T.G., 16 anni] stava uscendo quando il padre […] lo aveva richiamato in casa per dirgli di andare dal barbiere […] e gli ha detto che se non lo avesse fatto lo avrebbe cacciato di casa.». Il ragazzo decide allora la sera successiva di togliersi la vita, ma si accoltella «non in profondità», si spaventa e grida. Il padre accorre per salvarlo e lui dichiara «”Non lo farò più, piuttosto rinuncerò alla mia chioma”»
[3] La proposta taglio di capelli in cambio della titolarità nel match di qualificazione era venuta dal ct Fabbri, ma parte della stampa italiana,in particolare Il Tempo avevano visto di malocchio persino la convocazione del giovane granata