Storia dei risultati internazionali delle Nazionali africane. 2° puntata: Coppa d’Africa 1957, Olimpiadi 1960-1968

Come già accaduto nel 1916 per la CONMEBOL (e la Copa América), anche in Africa nascita della confederazione continentale e disputa della prima coppa riservata alle Nazionali avvennero praticamente in contemporanea. A Khartoum, l’8 febbraio del 1957, le quattro federazioni africane già affiliate alla FIFA sedettero allo stesso tavolo per decretare ufficialmente la nascita della Confédération Africaine de Football, ma a giocarsi la prima Coppa d’Africa alcuni giorni dopo furono soltanto Etiopia, Egitto e Sudan. Non il Sud Africa, che cominciò così a collezionare esclusioni dal mondo sportivo per la sua politica di apartheid. Una decisione innanzitutto politica paragonabile per importanza a quella che alla viglia dell’Olimpiade di Montreal del 1976 avrebbe portato venti nazioni africane a boicottare i Giochi per la presenza della Nuova Zelanda, rea di aver mandato la sua Nazionale di rugby in tour in un Sud Africa in quel momento ancora fuori dal CIO.

Come andarono esattamente le cose quell’8 febbraio 1957 non sappiamo, perché un incendio scoppiato nella sede della Sudan Football Association avrebbe distrutto i verbali dell’incontro. Di certo sappiamo che fino a quel momento alla FIFA non era parso uno scoglio insormontabile il fatto che i sudafricani anche nel calcio praticassero una segregazione razziale che impediva a bianchi, bantu e coloured di giocare insieme in Nazionale.
Su chi fu il protagonista dell’incontro di Khartoum non paiono, invece, esserci dubbi: Yidnekachew Tessema. Di famiglia altolocata, anche se caduta in disgrazia con l’avvento di Hailé Selassié, Tessema aveva un’ottima istruzione alle spalle, ottime capacità tecniche e un grande carisma. Era attaccante del Kedus Giorgis da quando aveva 14 anni, era stato nel 1943 cofondatore dell’Ethiopian Sports Office, divenuto poi Ethiopian Football Federation, e aveva collezionato 15 presenze nella Nazionale etiope tra il 1947, anno del primo incontro ufficiale, e il 1954.1
Secondo la testimonianza di uno dei delegati sudanesi, fu proprio Tessema a dare una specie di aut-aut: o il Sud Africa schierava una squadra multirazziale o sarebbe stato escluso. Del resto sarebbe toccato alla sua Etiopia esordirci contro di lì a due giorni e dividere il campo con i sudafricani equivaleva a non condannarne apertamente le politiche razziste. La proposta del capo della federazione etiope ebbe l’appoggio di egiziani e sudanesi e visto che le richieste fatte al Sud Africa erano “storicamente” impossibili da realizzare nel 1957, il torneo fu monco. Una sola semifinale, Egitto-Sudan 2-1, e una finale a senso unico, Egitto-Etiopia 4-0, caratterizzata dal poker di segnature del centravanti Ad Diba.

La questione si spostò ai piani più alti: la FIFA, di cui la CAF era emanazione, pretese il reintegro dei sudafricani, la CAF rilanciò e chiese che anche la FIFA espellesse il Sud Africa dai suoi ranghi. E alla fine la confederazione continentale ebbe ragione, dando il via a una sorta di reazione a catena che portò all’esclusione dei sudafricani dal CIO dopo l’Olimpiade estiva del 1960. Una cosa non da poco se pensiamo che, all’epoca, a capo del movimento olimpico c’era Brundage, noto per le sue posizioni razziste e filonaziste.
Anche sul piano più strettamente calcistico i Giochi di Roma rappresentarono una tappa importante, quelli di Tokyo una ancor di più. Nel 1960 furono, infatti, per la prima volta due, sui sedici totali, i posti riservati alle Nazionali africane. La Repubblica Araba Unita (rappresentante l’entità statuale che raggruppava Egitto e Siria) e la Tunisia, finalmente indipendente, non ottennero però risultati di rilievo e non andarono oltre il primo turno a gironi. Nel 1964 le partecipanti affiliate alla CAF erano addirittura tre e due di loro passarono il turno: il Ghana pareggiò all’esordio con l’Argentina e battendo il Giappone ottenne addirittura il primo posto del girone; l’Egitto -staccatosi dalla Siria ma ancora sotto le insegne della R.A.U.- riuscì, invece, a eliminare per differenza reti la selezione brasiliana grazie all’1-1 nello scontro diretto e a un 10-0 rifilato alla Corea del Sud. Ai quarti le due africane incrociarono le loro strade e furono i più esperti egiziani a prevalere per 5-1. Come nel 1928, però, semifinale e finale per il bronzo andarono male e i nordafricani dovettero accontentarsi del quarto posto. Grande soddisfazione, invece, per Ibrahim Riad che con 8 gol si laureò vicecapocannoniere del torneo.

L’exploit non si ripeté a Città del Messico nel 1968, perché le tre qualificate della CAF, Guinea, Nigeria e Ghana, non andarono oltre la fase a gironi. Anche se il vero problema per le Nazionali africane era un altro. A fronte di una continua crescita di federazioni affiliate e di un continuo aumento delle squadre impegnate nelle eliminatorie del torneo olimpico, a fronte della regolarità con cui ormai si disputava la Coppa d’Africa,2 in ambito FIFA le cose andavano molto più a rilento e alla fase finale della Coppa Rimet una Nazionale africana continuava a mancare dal 1934.
Ma, un po’ come nella vicenda dell’espulsione del Sud Africa, la CAF si era già resa protagonista di una forte presa di posizione che di fatto avrebbe aperto le porte dei Mondiali alle Nazioni a lei affiliate.

Nella foto: La selezione etiope che incontrò ad Atene il Panionios. Tessema, con la fascia di capitano al braccio, è il quarto da destra

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L’Africa conquista spazio