Viaggio tra le squadre che hanno chiuso imbattute un campionato di massima serie. 11° puntata: Brasile

C’è qualche squadra che ha terminato il campionato brasiliano senza perdere mai? Può sembrare strano, ma prima del 1971 a questa domanda non c’è risposta che possa ritenersi completamente corretta. E non perché più di un torneo ha i crismi dell’ufficialità e c’è una lotta tra federazioni nazionali, come avvenuto in Italia nel 1922 o nella vicina Argentina nella cosiddetta era amateur. Nella galassia brasiliana i problemi di sovrabbondanza raggiungerebbero livelli parossistici se non si notasse che, prima della nascita della Copa Libertadores, la Confederação Brasileira de Futebol (CBF) si occupa esclusivamente della nazionale, mentre sono le federazioni dei singoli stati ad organizzare propri campionati.

Un giovane Pelé con la maglia del Santos (1958)

Un giovane Pelé con la maglia del Santos (1958)

Nel 1959 la decisione della CONMEBOL di seguire quanto fatto dalla UEFA in Europa qualche anno prima, ovvero di creare una coppa riservata alle migliori squadre di club di ogni paese, mette di fatto la federazione brasiliana di fronte a un grosso problema di metodo. Per questo motivo viene creata la Taça Brasil, un torneo di classificazione per la Coppa Libertadores che prevede partite di andata e ritorno a eliminazione diretta ed è riservato ai vincitori dei campionati statali. Il torneo rimane in vita fino al 1968. L’anno dopo diventa il Robertão, ovvero il Torneo Roberto Gomes Pedrosa (giunto alla terza edizione) la manifestazione che designa le squadre brasiliane che proveranno a conquistare il titolo di Campione del Sud America. Nel 1971, scocca finalmente l’ora del Brasileirão, il primo campionato brasiliano che possa dirsi tale.

Tuttavia, nel 2010, le edizioni disputate tra il 1959 e il 1970 di Taça Brasil e Robertão sono equiparate dalla CBF ai successivi Brasileirão. E, quindi, il nostro viaggio alla ricerca delle squadre in grado di rimanere imbattute non può prescindere da questi tornei. Una scelta che dal punto di vista storico non fa una piega. Non certo perché permette al Palmeiras 1960 o al Cruzeiro 1966 di entrare nel ristretto club delle imbattute (a conti fatti quelle Taça richiesero loro, rispettivamente, quattro e otto partite), ma perché ci consente di parlare del Santos di Pelé. I paulisti, infatti, trionfano ininterrottamente dal 1961 al 1965 e nelle edizioni 1963, 1964 e 1965 riescono a concludere il pur breve torneo senza sconfitte. 13 vittorie e 2 pareggi è il bilancio generale del triennio. O Rey guida i suoi anche alla conquista di due Coppe Libertadores (1962 e 1963) e di una Coppa Intercontinentale (1963, in una drammatica finale in tre atti contro il Milan). Il Santos tra il 1960 e il 1969 vince, inoltre, otto dei dieci campionati paulisti cui partecipa, ma in nessuna edizione riesce a conservare la propria imbattibilità fino in fondo.

internacional1979

Internacional 1979. In piedi: João Carlos, Benitez, Mauro Pastor, Falcão, Mauro Galvão e Cláudio Mineiro. Accosciati: Valdomiro, Jair, Bira, il futuro laziale Batista e Mário Sérgio

Da quando c’è il Brasileirão, invece, solo una squadra è riuscita a vincere da imbattuta il campionato. È il 1979 e l’Internacional di Porto Alegre, guidato in panchina da Ênio Andrade, in campo da Paulo Roberto Falção e in attacco dall’ormai 33enne Valdomiro, passa l’interminabile trafila senza perdere mai. 6 vittorie e 3 pareggi al primo turno, 4 vittorie e 3 al secondo e poi il grande rush finale: nel girone dei quarti vittoria 2-3 in casa del Cruzeiro, vittoria di misura sul Goiás e a tavolino sull’Atlético Mineiro; in semifinale un’altra vittoria in trasferta (2-3 sul campo del Palmeiras) e un 1-1 al ritorno a Porto Alegre; in finale un doppio trionfo sul Vasco da Gama, 0-2 a Rio con doppietta dell’attaccante di riserva Chico Spina, 2-1 in casa con gol di Falção, Jair e Wilsinho del Vasco. In totale 16 vittorie e 7 pareggi in 23 partite giocate in lungo e in largo per il Brasile.

Due anni prima dell’impresa realizzata dalla squadra di Porto Alegre, però, Atlético Mineiro e Botafogo si son viste sfuggire la vittoria finale pur non perdendo mai. La squadra di Rio viene fatta fuori nel Gruppo T del terzo turno proprio dai minatori, per differenza reti (per evitare di addentrarci nei sempre fantasiosi regolamenti brasiliani mettiamola così), dopo aver disputato in tutto 18 partite e averne vinte 11.
Il Mineiro arriva, invece, fino alla finale contro il São Paulo, partita unica da disputare in casa propria, al Mineirão di Belo Horizonte, il 5 marzo 1978 (anche se formalmente il Brasileirão è quello del 1977).
L’Atlético Mineiro non sfrutta però il fattore campo e dopo 120′ a reti inviolate si decide tutto dal dischetto. In porta per il São Paulo c’è Valdir Peres, in porta per il Mineiro c’è João Leite e, benché la fama di quest’ultimo non abbia mai attraversato l’Oceano, lo scarso rendimento che il primo avrà ai Mondiali del 1982 dovrebbero essere una garanzia. E, infatti, il portiere paulista non ne prende una, ma i tiri di Toninho Cerezo, Joãozinho Paulista e Márcio vanno altissimi. Leite ne para due, ma non basta. Il São Paulo vince 3-2 e al Mineiro resta l’amarezza della sconfitta acuita dalla statistica, che considera la partita conclusiva alla stregua di un pareggio e la mette in coda alle 17 partite vinte e alle 3 nulle precedenti.

Chiudiamo con una previsione. Nell’attuale format il Braileirão prevede un girone all’italiana a 20 squadre con partite di andata e ritorno: una formula stancante al pari (si direbbe) dei più importanti campionati europei. Ma vedere una squadra chiuderlo da imbattuta nei prossimi anni sarà molto più difficile, perché il Brasile è grande e gli spostamenti sono faticosi, ma anche perché nessuna squadra ha una disponibilità economica tale da poter trattenere e riunire i migliori talenti sotto un’unica insegna. Fatto alla fin fine positivo, visto che così oltre Oceano non sono costretti ad assistere a monologhi tipo quello del Bayern Monaco post 2012.

federico e víctor

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