Viaggio in tre puntate nell’atmosfera del derby d’Italia. 3° puntata: estate 2006

Sì! Vendetta, tremenda vendetta! Di quest’alma è solo desìo
Rigoletto, atto II,  scena VIII

Angelo Moratti e le sue coppe

Angelo Moratti e le sue coppe

Massimo Moratti da quel 26 aprile 1998 non pensa ad altro. Una vendetta sui bianconeri benedetta dal campo, modello papà Angelo che dopo aver masticato amaro nella primavera del 1961 vince tra il 1963 e il 1966 tre scudetti, due Coppe Campioni e due Coppe Intercontinentali. La vendetta, però, è un piatto da gustare freddo e l’Inter questo piatto lo gusta veramente gelido nel 2006, ben otto anni dopo Ceccarini, nell’estate che sancisce un vero e proprio cambio di potere all’interno della governance calcistica.

Andiamo, però, con ordine. L’Inter di Moratti figlio a essere vincente non ce la fa proprio. Cambia allenatori, compra giocatori, ma i suoi campionati sono un misto di proteste per manovre di palazzo che tenderebbero sistematicamente a svantaggiarla e seppuku rituali. Emblematico il finale del 2002: la fuga, il calo atletico, la rimonta delle avversarie, le proteste col Chievo, il disastro in casa della Lazio e lo scudetto ancora ai bianconeri.

Molte delle partite con la Juventus a San Siro vivono della stessa schizofrenica atmosfera. Nell’ottobre 2002 un match tiratissimo termina 1-1 grazie a un discutibile rigore dato all’88’ alla Juventus e a una meta realizzata al 5′ di recupero dagli avanti Toldo e Vieri che in mischia placcano Buffon e sospingono l’ovale oltre la fatidica linea. Tre stagioni dopo, nel febbraio 2006, la Juventus passa 2-1: gli interisti protestano per la punizione da cui nasce il gol vincente di Del Piero, mentre il direttore generale dei bianconeri, Luciano Moggi, si distingue come sempre per l’arroganza con cui tratta le scomposte reazioni di Moratti & co.

Il presidente dell’Inter ha, però, capito da un po’ qual è l’acquisto giusto da fare per diventare vincenti e per questo da più di un anno corteggia Lucianone, che di cambiare nuovamente giro non ha voglia.[1] E se Maometto non va alla montagna, stavolta rimane fregato. Così, a poche giornate dalla fine del campionato 2005/06 scoppia lo scandalo di Calciopoli o Moggiopoli che dir si voglia: le intercettazioni svelano un incredibile intreccio tra dirigenti, arbitri, giocatori e procuratori che sorregge le fila del calcio italiano, un intreccio che vede Moggi grande protagonista.
moggiopoliLa Juventus perde due scudetti, molti dei suoi giocatori e retrocede in B per la prima volta nella sua storia. L’Inter rimane illesa e si ritrova campione d’Italia 2005/06. Seguono tre anni di dominio in Serie A con molte luci e qualche ombra, relativa soprattutto alla stagione 2007/08 in cui la Roma, battuta in volata, protesta più volte per i favoritismi arbitrali ricevuti dai nerazzurri. Materazzi e soci festeggiano però sempre con le scarpe bianche, giudicano scomposte le pretese dei nuovi Agnelli e della Juventus che arranca dietro e parla di responsabilità anche dei nerazzurri nel sistema che i giornali ascrivono al solo Moggi. Poi arriva l’anno del triplete e Massimo capisce di essersi definitivamente svincolato dall’ombra del padre, dall’ossessione dei bianconeri e dalla paura che coi soldi non si conquisti la felicità.
Adesso tutto può ricominciare.

federico

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[1] Cfr. ad esempio Calcio 2000, n° 85, gennaio 2005, pag. 27 “A questo punto ‘Lucianone’ Moggi potrebbe accettare finalmente le ricche offerte di Massimo Moratti, ormai alla disperazione più totale. Il patron nerazzurro, con l’arrivo di Moggi, allestirebbe una squadra vera, ma soprattutto metterebbe ordine in società…” [articolo di Elio Corno].

Oppure Calcio 2000, n° 100, aprile 2006, pag. 14  “Dentro o fuori? Quale il futuro della Triade bianconera? Moggi, Giraudo e Bettega devono rimanere ancora per far vincere la Juve o è ora di fare le valigie magari in direzione Milano?” Lo scandalo scoppierà neanche un mese dopo.