Non dire gatto se non ce l’hai nel sacco. 1° puntata: Rimonte in celluloide o a fumetti

La paura di essere ormai tagliati fuori, l’emozione di ritrovarsi ancora in corsa, la gioia della vittoria riacciuffata e la catarsi finale. Non c’è niente da aggiungere, vincere in rimonta è la cosa più bella del calcio perché condensa tutte le emozioni che una partita o un campionato possono dare, ma ha il lieto fine.

Pensate alla New Team e alla semifinale contro la Mambo F.C. nel campionato delle medie più seguito della storia: un Holly Hutton irriconoscibile, scosso dalla notizia della malattia dell’amico avversario Julian Ross, negli ultimi minuti riprende in mano la squadra e grazie a tre gol suoi e a uno di Tommy Becker il risultato passa da 1-3 a 5-4 (perché Ross tra un infarto e l’altro ha avuto anche il tempo di segnare ancora).
Che rimonta! Finta… perché il racconto di una rimonta sembra così simile all’intreccio di una storia che chi si accosta al mondo del calcio per farne film, serie TV o fumetti non ne può prescindere. Del resto raccontare di una squadra che vince sempre quattro a zero non è molto accattivante.

Non è quindi un caso se ogni volta la New Team va sotto all’inizio e poi puntualmente pareggia o vince nei minuti finali; non è un caso se la Longobarda, nonostante il buon avvio di campionato, si salva solo nei quindici minuti finali dell’ultima giornata grazie a una doppietta di Aristoteles; non è un caso se Jimmy Grimble solo nel secondo tempo della finale capisce che la sua forza non sta negli scarpini, comincia a giocar bene e fa risalire i suoi da 0-2 a 3-2.[1]

La rimonta è centrale anche in uno dei film più belli che il cinema abbia mai regalato al calcio, un film che dal calcio vero e dal dramma della partita della morte ha preso spunto: Két félidő a pokolban (Due tempi all’inferno).[2] La trama è facile da raccontare, anche perché le somiglianze con il ben noto Fuga per la vittoria di John Houston non sono casuali. In un campo di prigionia i nazisti scovano Ónódi II, giocatore ungherese di chiara fama, e gli chiedono di metter su una squadra di prigionieri che sfidi il giorno del compleanno di Hitler una rappresentativa dell’esercito tedesco. Ónódi ha fame, ma quando gli presentano un pallone e una forma di cacio non ha dubbi: lascia da parte il formaggio, prende in mano la sfera di cuoio e comincia a palleggiare. L’accordo è fatto e Ónódi si impegna a selezionare dieci uomini per la sfida contro i tedeschi.

onodi-kettoI prigionieri prescelti approfittano della maggiore libertà ricevuta per allenarsi e provano la fuga, ma vengono ripresi e condannati a morte. La partita, però, s’ha da fare. All’intervallo i tedeschi sono avanti 3-1 e il loro comandante offre la grazia ai prigionieri in caso di sconfitta. Ónódi e compagni non ci stanno a perdere la partita e a vendersi ai nazisti: è una rimonta che avviene prima dentro di loro e poi sul campo. Anche l’arbitro, un prigioniero italiano, è dalla loro parte e non esita a fischiare il rigore che porta al 3-3. Arriva anche il gol vincente, i prigionieri che hanno assistito a bordo campo per la gioia invadono il terreno di gioco e i tedeschi fucilano tutti, giocatori e arbitro compresi. Perché il film, giova ricordarlo, non è americano.

Le rimonte in celluloide o a cartoni animati, avvincenti o noiose che siano, hanno, però, un difetto comune: non sono inaspettate. Tutto il contrario di quelle reali  ed è questo il motivo per cui ci aspetta un viaggio ben più lungo tra le rimonte benedette dal campo.

federico

Puntata successiva: Partite di Serie A vinte in rimonta
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[1] Film del 2000 diretto da John Hay. Protagonista è un talentuoso ragazzino tifosissimo del Manchester City
[2] Fillm ungherese del 1962 di Fábri Zoltán, ispirato alla partita giocata a Kiev nel 1942 tra Start e Flakelf, da cui era già stato tratto l’introvabile (almeno per ora) film russo Terzo tempoFuga per la vittoria (1981) si può considerare un remake del film ungherese