Pian piano diventerà Serie A. 10° puntata

Il Milan campione nel 1907. Bosshard è il primo dei seduti da sinistra, Widmer (altro svizzero ex San Gallo) è quello con il pallone in mano [per gentile concessione di ]

Il Milan campione nel 1907. Bosshard è il primo dei seduti da sinistra, Widmer (altro svizzero ex San Gallo) è quello con il pallone in mano [per gentile concessione di www.magliarossonera.it]

Se le squadre svizzere sono più forti di quelle italiane un motivo ci sarà. E se qualcuno degli elvetici viene a giocare oltralpe, il campionato italiano ne potrà trarre solo giovamento. I dirigenti del Milan, per esempio, non hanno remore a dare una maglia a Bosshard e Giger, giocatori visti all’opera nel torneo pasquale del 1905 (con la maglia del Lugano il primo, del Blue Star Gallo il secondo). Il calciomercato e il professionismo ancora non esistono e, quindi, motivo del trasferimento in Italia è quasi sempre il lavoro, a volte solo stagionale. Anche se il caso di Oscar Frey, come scrive Antonio Ghirelli nella Storia del calcio in Italia, lascia già qualche sospetto che dietro alcuni spostamenti ci siano i gettoni di presenza.[1]
Pochi dubbi, comunque, sul fatto che i Football Club abbiano una vocazione internazionalista. Anzi, questa vocazione è una peculiarità che li distingue dalle squadre figlie del calcio ginnastico e sarà una delle cause che nel 1908 porterà alla prima vera crisi politica del movimento calcistico italiano.
Ma prima di arrivare a questo c’è il tempo di veder nascere un nuovo club e di vedergli sfiorare il colpaccio anche grazie all’apporto di un attaccante svizzero, una meteora che in Italia giocherà una sola stagione.

Chissà se qualcuno degli addetti ai lavori lo ha notato il 24 aprile 1905 nella partita giocata a Vercelli, al Piazzale Conte di Torino. Fatto sta che lo svizzero tedesco Hans Kämpfer quel giorno scende in campo con la maglia del Montriond Losanna. Due anni dopo lo vedremo in maglia granata, avversario in entrambi i casi la Juventus, che paradossalmente è la responsabile del suo sbarco nel campionato italiano.
Benché abbia giocato nel match di esordio della nazionale svizzera il 12 aprile 1905 (sconfitta in Francia 1-0), Kämpfer non sembra un titolare inamovibile nel suo club. Il Montriond lo schiera solo in una delle quattro partite che gioca contro la Juventus tra l’aprile 1905 e il gennaio 1906 e di cui sono note le formazioni. Diversamente dal suo compagno di club, il difensore Michel, che quelle partite le gioca tutte.[2] Entrambi, comunque, alla fine dello stesso 1906 sono a Torino a partecipare a un’assemblea societaria, proprio dei bianconeri.
È il 3 dicembre 1906 e i soci stanno discutendo di qualcosa che va oltre l’elezione del nuovo consiglio. Vince la linea che caldeggia il passaggio al professionismo e questo determina un’insanabile spaccatura. Alcuni dissidenti, capeggiati dall’ex presidente, lo svizzero Alfred Dick, se ne vanno e insieme ai resti del Foot Ball Club Torinese formano una nuova squadra, il Football Club Torino.[3]

Con Dick ci sono, tra gli altri, l’ex campione d’Italia Oreste Mazzia, i giovani Ferrari-Orsi, Rodgers e Debernardi e ovviamente gli svizzeri Bollinger[4], Michel, Streule e Kämpfer.
La partita più attesa per la nuova compagine torinese, neanche a dirlo, è l’eliminatoria valida per il campionato contro la Juventus. Le squadre piemontesi iscritte sono solo due e quindi il primo derby della Mole deve decidere la squadra che passerà al girone finale.
L’andata si gioca il 13 gennaio 1907. La partita è equilibrata, ma alla fine sono i torinisti a vincere, 2-1. In gol vanno i “dissidenti” Ferrari-Orsi, Kämpfer e il bianconero Ernesto Borel, padre del mitico Farfallino. Gli juventini sono sicuri di vincere il ritorno e di portare tutto alla bella e, invece, l’uragano Kämpfer si abbatte su di loro. Lo svizzero cala un poker e dobbiamo alla scarsa capacità (o volontà?) di analisi del cronista de La Stampa se sul giornale del giorno dopo si legge “ottime entrambe le difese” e non si nomina per niente lo svizzero autore di tutti e quattro i gol. Si indugia, invece, sull’invasione di campo seguita alla concessione di un rigore al Torino sul 4-0, rigore che l’ignorato Kämpfer spedisce sul palo mancando la possibilità di una incredibile cinquina.

Promosso al girone finale con Milan e Andrea Doria (che per la prima volta ha eliminato il Genoa), il Torino si ritroverà secondo senza aver perso neanche un incontro: tre pareggi su tre match giocati e una vittoria a tavolino contro i doriani nell’ultima partita, ormai divenuta inutile. La doppia vittoria ottenuta dai rossoneri proprio sull’Andrea Doria farà rimanere la Coppa Spensley per il secondo anno consecutivo a Milano.
Per il nostro amico Hans due gol anche contro il Milan, uno per partita. Reti che però servono solo per la platonica targa di capocannoniere.

federico

Puntata precedente: Lo scudetto del disagio e delle polemiche; Puntata successiva: La geniale intuizione di Henri Dapples
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[1] Oscar Frey, cresciuto nell’Exclesior Basilea, gioca con la Mediolanum nel 1900, poi è in Francia tra il 1903 e il 1905 (Lyon e Olympique Marsiglia), quindi nella Juventus II (1906), nella Lazio (1906), nel Servette (1906/07), nel Torino (1908) e ancora nella Juventus (1909-1911). Non è chiaro a quale periodo si riferisca il “sospetto di professionismo” di cui parla Ghirelli
[2] cfr. Football 1898-1908. L’Età dei Pionieri, Archivio Storico Fondazione Genoa 1893
[3] L’ultimo match della FBC Torinese è del 28 ottobre 1906, nella Coppa Bozino, l’esordio del Torino avviene invece in amichevole contro la Pro Vercelli il 16 dicembre 1906
[4] Strano ma vero anche Johann Bollinger ha partecipato a Francia-Svizzera e poi non è stato più selezionato per la nazionale rossocrociata, forse perché tornato alla Juventus dall’Old Boys Basel