I pionieri del football italiano a caccia di avventure internazionali – 9° puntata

L’ 11 aprile 1909 è un giorno speciale per il calcio italiano, per ben due ragioni. Alla seconda edizione del Torneo Internazionale, ribattezzato dopo munifica sponsorizzazione Lipton Trophy. il pubblico italiano può per la prima volta ammirare una squadra che milita nel campionato inglese e può per la prima volta tifare per una rappresentativa italiana. Se poi i giocatori inglesi partecipano a una lega per dilettanti e fanno i minatori per vivere e se tutti gli italiani vengono in realtà da squadre di Torino, poco importa. L’emozione del pubblico, degli organizzatori del torneo e dei giocatori torinesi è palpabile, Il sorteggio ha, però, sistemato la squadra italiana e i minatori del West Auckland in due semifinali diverse, forse nella speranza di vedere una gran finale Italia-Inghilterra. Sul cammino degli italiani ci sono, però, i soliti svizzeri ed è proprio la partita con il Winterthur ad aprire il torneo.

“Una folla insolita si assiepava ieri fin dalle ore 14 contro i portali d’ingresso del Campo Sportivo Torinese pavesati da vivaci orifiammi e dagli stendardi di varie nazionalità. Era una folla varia, irrequieta ed elegante.” La prosa del cronista, chiamato sulle colonne della Stampa a raccontare l’evento, tradisce quella stessa attesa che ha la gente a bordo campo. Poi finalmente il signor Goodley, tesserato della Juventus e per l’occasione arbitro, fischia l’avvio. La squadra italiana ha “disposizioni per una difesa ad oltranza”, ma in realtà parte giocando all’attacco e segna subito. Di ginocchio.

“dopo 13 minuti di giuoco, su di un passaggio Fresia-Debernardi, questi, velocissimo, centra il pallone che, deviando un poco fila alla porta svizzera, rimbalzandovi dinanzi. Il goal keeper, non uscito a tempo, sbaglia la parata, il pallone già salta davanti, lo oltrepassa nel mentre che come un bolide arriva Berardo, il quale con un colpo di ginocchio ha il facile ed onorifico compito di buttare la palla nella rete svizzera.”

Pubblico in delirio, ma per pochi minuti: un tiro dalla distanza di Lang “forse non sufficientemente marcato” riporta l’equilibrio in campo. Seguono alterni attacchi, ma si rimane sull’1-1. Servono due tempi supplementari da 10 minuti, che saranno fatali alla selezione italiana. Lasciamo l’amaro calice del racconto al cronista, notando en passant come già nel 1909 la cronaca di un evento sportivo soffriva di imparzialità.

“I primi 10 minuti passano ed i serrati attacchi svizzeri si frangono nella magistrale difesa di Bollinger, Enger, Capra ed in alcune sensazionali parate di Faroppa. […] Malauguratamente dopo appena un minuto di gioco [del secondo tempo supplementare] Bollinger nella propria area di rigore tocca involontariamente la palla con un braccio. Il referee, severissimamente, accorda agli svizzeri il calcio di rigore”

Lang trasforma con potente tiro e manda il Winterthur in finale, dove troverà gli inglesi che vincono facile sullo Stuttgarter Sportfreunde, al di là di quanto dica il risultato. Il 2-0 finale è, infatti, frutto di un gol del centro Whittington al 7′ e di un rigore realizzato dal portiere Dickinson all’88’, ma il West Auckland gioca in dieci dal quarto d’ora del primo tempo perché l’estrema destra Gubbins viene azzoppata. Nonostante la superiorità numerica i tedeschi sono infatti solo in grado di spostare e spintonare gli avversari e non riescono mai a tirare in porta. E chissà che impressione tra il pubblico nel vedere “gli inglesi dalla faccia completamente rasa, piuttosto piccoli e mingherlini” far ammattire i “ragazzi, biondi, tarchiati, solidi” dello Stuttgarter, ricchi di famiglia e bravi sicuramente a far esercizi in palestra, ma incapaci di sul terreno di gioco di tener testa a undici i guizzanti minatori.

winterthur 1908

Il Winterthur campione di Svizzera nel 1908. La formazione che arriverà seconda al Lipton Trophy sarà diversa per soli tre undicesimi

Il giorno successivo, 12 aprile, giorno di Pasquetta, si giocano le finali. Il pubblico è diminuito, la sconfitta contro il Winterthur e la mancata sfida contro gli inglesi le principali cause. La selezione italiana riesce comunque a guadagnare il terzo posto: 2-1 in rimonta sui tedeschi che si fanno ancora notare per il loro gioco maschio. Alle 17 scendono, invece, in campo West Auckland e Winterthur e ancora una volta la superiorità dei dilettanti inglesi viene messa a referto sin da subito. I campioni di Svizzera dopo otto minuti sono sotto già 2-0, grazie ai gol segnati dai fratelli Jones. Poi gli inglesi, un po’ per le botte subite il giorno prima, un po’ per le botte che anche gli svizzeri danno, tirano i remi in barca. Il Winterthur attacca, ma è impreciso nei passaggi. Anche gli inglesi tirano poco in porta e solo “a colpo sicuro dove il portiere non può arrivare”, giostrando il possesso palla con “passaggi brevi, celerissimi, quasi sempre in corsa, senza mai tornare la palla, sempre aiutandosi con la testa”. In difesa poi si fa apprezzare il back Gill per la sua maestria nel gioco aereo, cripticamente descritta sulla Stampa come segue: “Il Gill è meraviglioso nel calciare il pallone spiccando prima un salto in aria, nel vuoto facendo un sgambetto e al volo calciando il pallone”

Con pieno merito e dopo aver mostrato al continente come si gioca al football, i minatori riprendono la via di casa con la preziosa coppa che torneranno a difendere con successo a Torino due anni dopo. I Rhys Thomas, i Jones, i Dickinson della cittadina della contea di Durham continueranno a tramandarsi di generazione in generazione il racconto del loro viaggio dalle miniere di carbone fino in Italia e ritorno. Finché un bel giorno a qualcuno non verrà in mente di raccontarla questa storia e di ingigantirla, riprendendo il sogno di Lipton, nel tentativo di mostrare come gli inventori del football e non gli uruguayani abbiano vinto la prima Coppa del Mondo di calcio.
Per questo all’entrata di West Auckland, compare il cartello “West Auckland, Home of the First World Cup”. Un peccato di hybris che volentieri perdoniamo anche solo per l’idea che un minatore dilettante, gracile e mingherlino sia stato campione del mondo prima di Zidane, Pelé e del balilla Meazza, di Maradona, Ronaldo e Bobby Moore.

Un’ultima cosa. Non pensate che la notorietà abbia solo giovato al paesino: qualcuno nel 1994 ha pensato bene di trafugare il Lipton Trophy dal bar in cui era tranquillamente esposto e quello che oggi il West Auckland mostra con orgoglio ne è, purtroppo, solo una copia.

(da www.westaucklandweb.co.uk)

(da www.westaucklandweb.co.uk)

federico

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