Niente da fare per l’Atletico Madrid. Non è bastato evitare di andare in vantaggio come contro il Bayern Monaco nel 1974 e contro il Real due anni fa, non è bastato sbagliare il rigore del pareggio e poi ottenere l’1-1 al 79′, non è bastato aver portato oltre il 120′ avversari pieni di crampi. Dal dischetto, Lucas Vazquez, Marcelo, Bale, Sergio Ramos hanno saputo spiazzare Oblak e Ronaldo ha potuto chiudere dopo l’unico decisivo errore dei colchoneros, quello di Juanfran. Una disdetta per il laterale destro che col PSV negli ottavi aveva siglato il rigore vincente e che nella partita aveva fatto tanti cross, compreso quello che aveva portato Ferreira-Carrasco al gol. Il Real Madrid, quadrato da Zidane in cinque mesi, dopo il difficile inizio con Benitez, arriva all’undicesima vittoria in quella che è stata la Coppa dei Campioni e ora è la Champions League. Dire che Casemiro e Ramos sono stati i migliori dei blancos, vedere questi ultimi a inizio ripresa in undici dietro la palla, sono due cose che bastano da sole a spiegare che tipo di Real Madrid è stato, problemi fisici di Ronaldo a parte. E anche a far intuire che tipo di finale sia stata: non bella, interessante solo a tratti e con un quarto d’ora conclusivo che ha ricordato Pasadena ’94 per i tanti giocatori affetti da guai muscolari.

Sull’esito finale pesano, nell’ordine: il solito gol di Sergio Ramos, immancabile in caso di finali, anche se viziato da fuorigioco; le parate di Oblak su Benzema e la traversa presa da Griezmann a inizio ripresa su calcio di rigore; la leziosità di Ronaldo e Vazquez sotto porta in contropiede e il gol che un minuto dopo segna Ferreira-Carrasco; la mancata espulsione di Ramos al 90′ per un fallaccio tattico a centrocampo e l’incapacità dell’Atletico Madrid di essere veramente pericoloso nel suo momento migliore, il primo tempo supplementare.
Insomma, la solita finale giocata in Italia che finisce ai rigori e, con questa, dal 1984 ad oggi, fanno cinque su sei: solo Barcellona-Manchester United del 2009 si è sottratta a questa regola, per il resto l’Olimpico di Roma ha visto decidersi dal dischetto Roma-Liverpool nel 1984 e Juventus-Ajax nel 1996, il San Nicola di Bari Olympique Marsiglia-Stella Rossa nel 1991 e San Siro Bayern Monaco-Valencia nel 2001. E volendo ci si può aggiungere la finale di Europa League di Torino del 2014 o la finale di Champions femminile tra Lione e Wolfsburg giocata a Reggio Emilia solo qualche giorno fa.

Per il resto la notte di Milano non ha lasciato molto altro, specie se paragonata con quella di Lisbona del 2014: una fine che pareva già scritta, l’ennesima conferma dell’impossibilità di battere nell’atto conclusivo i super-club, l’idea che lo stesso Simeone avrà meno difficoltà a far dimenticare ai suoi questa partita così-così che quella perfetta fino al 90′ giocata due anni fa. E la solita lagna di leggere ovunque Cristiano Ronaldo decisivo.

federico