Al Parc des Princes, il 30 marzo, erano in 27mila per supportare l’unico Paris Saint Germain attualmente corsa per conquistare la prima Champions League della storia del club. Per tutti i 120′ sbandieramenti in curva e incitamenti incessanti, tipici da calcio maschile, che sono stati premiati dal gran gol con cui la svizzera Bachmann ha pareggiato le sorti dell’incontro con il Bayern Monaco e promosso il club parigino in semifinale. Dove dovrà vedersela con le rivali dell’Olympique Lione, che hanno rimontato la sconfitta patita all’andata a Torino ed eliminato la Juventus.

Una cornice degna, quella offerta dallo stadio parigino, ma niente di confrontabile con le 91.553 persone presenti al Camp Nou per vedere il clasico feminino, anche questo valido come ritorno dei quarti di finale della Women’s Champions League 2022. Con orgoglio le telecroniste spagnole di DAZN rivendicavano il nuovo record assoluto per un match femminile: il 10 luglio 1999, al Rose Bowl di Pasadena, a vedere la finale mondiale tra Stati Uniti e Cina erano giusto un migliaio in meno. Quel giorno gli USA scoprirono definitivamente il loro amore per la U.S. Women’s National Soccer Team, anche se oltreoceano, di quell’incontro, sarebbe diventato virale purtroppo solo il bra di Brandi Chastain

Sono passati 23 anni, per il calcio femminile europeo sembra un secolo, anche se, magari, questo “secolo” è frutto di una diversa politica continentale divenuta effettiva solo negli ultimi cinque anni. Politica di cui la riforma della Women’s Champions League promossa questa stagione dalla UEFA è solo un tassello, anche se dei più importanti. Non è, però, solo questione di soldi in più che girano e, infatti, imponenza del numero di spettatori a parte, è il messaggio che tifosi e tifose blaugrana hanno voluto dare che conta davvero (messaggio destinato in primis ai rivali del Real Madrid, che avevano confinato l’andata del clasico al Di Stefano e non lo avevano neanche riempito per metà).
Dello storico “Més que un club” sappiamo tutto, di come questo diventi la cifra del legame tra tifoseria, squadra e persino visione politica, viste le richieste indipendentiste della Catalogna che lo slogan veicola. Ebbene, in tribuna, al Camp Nou, il 30 marzo, in particolare dopo il 4-2 siglato dalla Pallone d’Oro Alexia Putellas, è comparso un gigantesco “More than empowerment”. Perché il Barcellona femminile è più di una semplice manovra finanziaria legata a un brand.

A proposito, in campo è finita 5-2 per le padrone di casa, che aggregato al risultato dell’andata fa 8-3. In campo, però, le due partite sono state molto più difficili di quello che dice il risultato e le quattro reti che hanno determinato l’allungo decisivo sono state messe a segno da Bonmatì, Pina, Putellas e Hansen nel secondo tempo del match di ritorno. In semifinale per le blaugrana ci sarà il Wolfsburg e speriamo che la dirigenza conceda loro di nuovo il Camp Nou.