Davvero, ora io non voglio fare quello che “ve l’avevo detto”, ma sono anni che vado sostenendo “attenti a questo Belgio, in prospettiva ha una squadra mostruosa”. E non era nemmeno difficile da intuire in realtà. Perché se un Lukaku, classe 1993, sembrava una punta di peso di grandi prospettive ma che aveva accusato il passaggio in Premier League (rendimento non soddisfacente al Chelsea, anche se 1002908_671078752902944_1269442634_nsembra  rinato in prestito all’Everton), Witsel e Fellaini non si facevano notare solo per le loro acconciature e già assicuravano affidabilità in mezzo al campo: non a caso per il primo l’anno scorso lo Zenit San Pietroburgo ha sborsato ben 40 milioni, e il secondo è passato recentemente al Manchester United (ritrovando il suo ex allenatore Moyes) per 32. La difesa dei diavoli rossi era già rocciosa con i vari Kompany, Vermeulen, Vertonghen e il veterano Van Buyten, ma ha anche trovato due portieri che probabilmente in futuro si contenderanno il ruolo di nuovo Preud’Homme. Parliamo di  Thibaut Courtois, ventunenne di proprietà del Chelsea ma in prestito all’Atlético Madrid, e di Simon Mignolet, un classe 1989 che sta facendo cose enormi al Liverpool. A completare la piccola colonia belga nel Merseyside c’è anche Mirallas, sponda Everton, centrocampista offensivo tecnico e concreto. Va citato anche De Bruyne, trequartista classe 1991 che a gennaio è passato dal Chelsea al Wolfsburg per 21.5 milioni. E a proposito di Chelsea, dulcis in fundo viene Eden Hazard, probabilmente il vero campione di questa nazionale, che ha stupito tutti con il Lille di Garcia (20 gol nel campionato 2011/12, bel bottino per un brevilineo che gioca dietro le punte) e sta continuando a dimostrare il suo valore anche con i blues.

Questa nazionale, vincendo 2-1 in Croazia grazie a una doppietta di Lukaku, ha staccato il biglietto perlukaku Brasile 2014 con un turno di anticipo, e l’anno prossimo tornerà a disputare un mondiale dopo ben dodici anni. L’ultima presenza del Belgio risale infatti al 2002 in Corea/Giappone, quando all’attuale c.t. Wilmots -agli ottavi di finale e sullo 0-0- fu annullato un gol regolarissimo proprio contro i verdeoro, in una delle varie partite di quel torneo (ben due solo con la Turchia, nel girone e in semifinale) in cui gli arbitri aiutarono la squadra che poi alzò la coppa: non c’è bisogno di aggiungere quanto sarebbe romantico se Wilmots riuscisse a guidare i suoi verso una meritata vendetta e proprio in terra carioca. A onor del vero, però, c’è anche da dire -a proposito di errori arbitrali- che in Messico nel 1986 il Belgio raggiunse il quarto posto (miglior risultato di sempre) grazie anche a un gol in fuorigioco di Ceulemans contro l’URSS del colonnello Lobanovs’kyj negli ottavi di finale: fu il gol 2-2 che portò tutti ai supplementari, la partita finì poi 4-3 per i diavoli rossi.

Quella squadra schierava un talentuoso ragazzo figlio di genitori italiani, Vincenzino Scifo, accanto a persone di esperienza come Pfaff, Gerets, Vercauteren e lo stesso Ceulemans, autore di quel gol incriminato. La componente fiamminga e quella vallone erano quindi preponderanti, ma il Belgio era da tempo terra di emigrazione e la nazionale odierna è qui a dimostrarlo.

daniele