L’Europeo femminile in terra d’Inghilterra è arrivato al suo ultimo atto. Le due squadre che avevano più impressionato nella fase a gironi, Germania e Inghilterra, sono arrivate in finale e si giocheranno il titolo domenica 31 luglio. Potrebbe essere il primo per le Lionesses, che darebbero una dimensione diversa a quel “football is coming home”, coro portasfortuna sin dal lontano 1996. Altrimenti, sarà il nono successo per le tedesche, avvalorando anche in versione femminile il celebre aforisma di Gary Lineker sulla semplicità del gioco del calcio, come peraltro già accadde nel 2009 quando nell’atto conclusivo la Germania batté 6-2 l’Inghilterra.
Quella fu la finale con il maggior numero di reti realizzate, questo è già diventato l’Europeo con il maggior numero di gol. Erano stati 78 nelle partite dei gironi, per una media di 3,25 gol a incontro. Come previsto l’arrivo della fase a eliminazione diretta ha fatto abbassare questo dato e ora siamo poco sopra le 3 reti a match (92 gol in 30 incontri), ma non ci sono stati ancora 0-0 e non è una cosa da poco.

Speriamo che in finale questa striscia non si interrompa. Certo, le due finaliste hanno preso un solo gol ciascuna nelle cinque partite finora disputate e, se per la posta in palio la partita risulterà bloccata, potrebbero essere le difese ad avere la meglio. Però, Germania e soprattutto Inghilterra sembrano le meno indicate a rimanere a secco visto il numero di reti fin qui messe a segno, rispettivamente, 13 e 20.
Tra l’altro, una tale mole di realizzazioni fornisce un campione sufficientemente ampio per ricavare quali i modi preferiti di andare in gol per tedesche e inglesi.

Delle calciatrici di Voss-Tecklenburg stupisce la capacità di realizzazione grazie al pressing alto su ripartenze (o tentativi) delle avversarie. Le tedesche hanno sbloccato il risultato in tal modo contro Danimarca, Spagna e Austria e sempre nel primo tempo. Anzi le iberiche, nel match che ha di fatto permesso alla Germania di evitare l’Inghilterra ai quarti, il gol rompighiaccio è arrivato al terzo minuto.
Solo con la Francia, che saputo venir fuori dal pressing grazie alla cifra tecnica delle sue giocatrici e non ha le velleità di fare lunghi possessi e passaggetti come la Spagna, le tedesche sono dovute ricorrere alla loro seconda risorsa. E che risorsa! Mi riferisco alla capacità di andare in gol su azione, grazie a un buon dinamismo sulle fasce, alla precisione nei cross e ad Alexandra Popp, che ha tramutato due bellissimi traversoni di Huth in altrettanti gol, uno di destro, uno di testa. Robe da grande attaccante.

Dato decisamente indicativo di come il calcio al femminile sta trovando la sua identità è il fatto che una big come la Germania abbia fatto solo tre reti su corner e che dei 20-gol-20 inglesi solo uno sia arrivato da angolo o da punizione dalla tre quarti.
La squadra di Wiegman ha segnato più della metà delle volte grazie ad azioni sviluppate sulla fascia e concluse al centro o sviluppate in zona centrale e concluse con inserimenti delle esterne. In tre casi la rete è arrivata grazie a un tiro dal limite (ricordiamo in particolare la rete decisiva di Stanway contro la Spagna), in altrettante situazioni c’è stato un tap-in (l’ultimo, quello realizzato di tacco da Alessia Russo contro la Svezia in semifinale). Si contano poi una rete su rigore e una su palla riconquistata, così per non farsi mancare nulla.

L’analisi delle due squadre migliori solleva una questione: all’Europeo femminile abbiamo visto un calcio senza gol a palla ferma? La risposta è “ni”. Da un lato, Francia, Olanda, ma anche Svizzera hanno segnato prevalentemente su azione. Dall’altro, una squadra top come la Spagna tutti passaggi, movimenti e falsi nueve con la Finlandia ha avuto bisogno di un corner per pareggiare e di una punizione dalla tre quarti per scavare il solco definitivo; e un’altra big come la Svezia, un po’ in difficoltà anche per questioni Covid, contro Portogallo e Belgio ha saputo sfruttare alla grande le azioni da angolo. Tanto che le gialloblù sono arrivate fino in semifinale senza dare troppa buona impressione di sé.
Invece, fa riflettere un po’ di più il fatto che l’unico gol direttamente su punizione lo abbia messo a segno la norvegese Reiten contro Irlanda del Nord. In semifinale Peyraud-Magnin ha sventato un bel tentativo di Popp e almeno uno dei tap-in inglesi di cui sopra è nato da un calcio piazzato, ma la sensazione è il tiro da fermo da fuori area non sembra rivestire nel calcio al femminile la stessa pericolosità che riveste al maschile.
Ad ogni modo, se la godibilità del gioco espresso si dovesse valutare dalla frequenza con cui vengono realizzati gol su azione, Euro 2022 risulterebbe avere più appeal di Russia 2018. Nell’ultimo Mondiale maschile, infatti, circa il 40% dei 169 gol fatti scaturì da palla inattiva: più di venti da calci di rigore, sette direttamente su punizione, quasi quaranta indirettamente da corner o palle inattive.

Immagine in evidenza: Russo segna di tacco alla Svezia