Il Bayern festeggia Robben dopo un gol all'Augusta

Il Bayern festeggia Robben dopo un gol all’Augusta

Guardando quanto accaduto finora nei principali campionati europei si ha la sensazione di avere a che fare con un unico torneo che, paese per paese, ripropone gli stessi ruoli con interpreti diversi. Partiamo dalla testa. Il Chelsea in Premier League, la Juventus in Serie A, il Real Madrid nella Liga e il Bayern Monaco in Bundesliga hanno raccolto tra l’81% e l’88% dei punti a disposizione.
Blues e bianconeri hanno pareggiato tre partite e ne hanno persa una, blancos e bavaresi hanno fatto addirittura meglio e hanno perso per strada solo sei punti: due sconfitte nelle prime tre giornate per gli spagnoli, tre pareggi in trasferta per 0-0 nelle prime nove giornate per i tedeschi e per il resto solo vittorie, anche con punteggi sonanti o mostrando una supremazia disarmante. Il Bayern Monaco ha fatto ben 41 gol e ne ha subiti solo quattro; in casa ha sofferto solo col Borussia Dortmund, che prima di capitolare due volte di fronte al “panchinaro” Ribery ha cullato la speranza di vincere 0-1; in trasferta, poi, quando è punto nell’orgoglio, è in grado di fare quattro gol tra il 58′ e il 71′ (vedi lo 0-4 ad Augusta).
Il Real Madrid, che si è anche aggiudicato la FIFA Club World Cup, subisce qualche gol in più, ma ne segna così tanti che dopo 17 giornate Cristiano Ronaldo è a quota 14 presenze e 25 reti (1,78 gol a partita)! Il 3-1 al Bernabeu in rimonta al Barcellona, la vittoria 8-2 a La Coruña, i 5-0 con l’Athletic Bilbao e a Valencia in casa del Levante parlano da soli, anche se non va dimenticato che il 5-1 interno contro l’Elche a fine settembre (in un momento delicato visto l’inizio della stagione) è stato agevolato da tuffi in area spacciati per rigori.

Nonostante questi numeri, però, le prime non hanno fatto il vuoto dietro di sé, perché a una distanza di tre-quattro punti troviamo nei vari campionati Manchester City, Roma e Barcellona, ovvero le squadre che tutti si aspettavano di trovar là. Cioè, in realtà, un vuoto c’è, è quello creato dal Borussia Dortmund che è addirittura terzultimo in Bundesliga e che non può essere certo emulato dal pur volitivo Wolfsburg (secondo a 11 punti dal Bayern). Per quanto non esaltante, quindi, la situazione in Italia, Inghilterra e Spagna è ancora aperta. Niente, però, lascia prevedere un finale emozionante come quello che lo scorso anno ci hanno regalato Atletico Madrid, Barcellona e Real Madrid nella Liga, o Manchester City, Liverpool, Chelsea e… Crystal Palace in Premier.
Per le emozioni, ahimé, bisognerà forse gettare l’occhio sulla Ligue 1 dove al giro di boa, sorprendentemente, in testa non c’è la corazzata qatariota Cavani-Ibrahimović e soci, ma l’Olympique Marsiglia di Gignac, dei giovani Thauvin e Mendy e di uno dei tanti Ayew figli di Abedì Pelé, che da quelle parti rievoca ancora bellissimi ricordi. Il Paris Saint Germain ha iniziato come lo scorso anno, con tanti pareggi, poi ha infilato una serie di successi che lo hanno portato in poco tempo a riprendere l’Olympique (avanti di 7 punti) e a sorpassarlo, ma nell’ultimo mese ha avuto un nuovo calo e, dopo la sconfitta di Guingamp e il pareggio col Montpellier, si ritrova terzo a -3, dietro anche all’altro Olympique, quello di Lione.

higuain dohaDetto che il Parma con le sue due vittorie e un pareggio (vanificato dal punto di penalizzazione) in 16 partite è la squadra messa peggio incrociando le classifiche dei cinque campionati considerati; detto che l’Atletico Madrid dovrebbe tranquillamente arrivare terzo; detto che in Italia, Inghilterra e Germania la lotta per i piazzamenti buoni per la Champions 2015/16 è aperta e non riservata solo alle habitué Napoli, Milan, Arsenal e Bayer Leverkusen o al Manchester United di van Gaal (da cui ci si aspettava molto di più vista la “campagna spese” milionaria), non resta che onorare le vacanze natalizie, o di fine anno che dir si voglia, secondo vecchi e usi e costumi. Ovvero con la consueta pausa osservata nei paesi latini, con il letargo di un mese, tipico della fredda Germania, e con la febbrile attività della Premier League.
La tradizione del Boxing Day è, infatti, troppo importante per potervi rinunciare. Anche in tempi di Pay-tv e calcio spezzatino tutte le squadre saranno in campo lo stesso giorno, il 26 dicembre. Il giorno di festa, in cui nel Medio Evo i più poveri e i subalterni ricevevano abiti, soldi e cibo (forse in una Christmas Box, da cui il nome), da più di un secolo è associato a eventi sportivi proposti come diversivo per le famiglie o i gruppi che decidono di non passare il giorno libero fra le mura domestiche.
Le fatiche natalizie per le squadre inglesi non finiscono, però, a Santo Stefano: tra il 28 dicembre e il giorno di Capodanno altre due giornate di campionato sono in programma e poi via con il primo turno di F.A. Cup cui partecipano anche le big.

In Italia da alcuni anni la Serie B è costretta a seguire questo ritmo da Premier League nella settimana tra Natale e Capodanno, perché in fondo senza calcio da trasmettere la pay-tv non può stare. Va comunque detto che, complice il preliminare giocato e perso dal Napoli contro l’Athletic Bilbao, la FIGC ha dovuto spostare la Supercoppa Italiana proprio a ridosso delle feste. E forse è stato un bene.
La partita offerta da Juventus e Napoli è stata godibile, a tratti anche bella, piena di magie argentine firmate Tevez e Higuaín e con una sequenza finale di tiri dal dischetto veramente thrilling. Le prodezze di Buffon non sono bastate a regalare ai bianconeri il primo trofeo della gestione Allegri, perché è stato Rafael Cabral a parare il rigore decisivo, quello di Padoin. Il solito appunto al calcio business non può, però, mancare: che ci facevano le due squadre a Doha, all’Ahmed bin Ali Stadium, uno stadietto di appena diciottomila posti?

federico