“Il risultato ci dà fiducia”, dice la ct azzurra Milena Bertolini. “All’Europeo da qui a qualche giorno sarà un’altra cosa”, ma intanto… Intanto, l’Italia ha ottenuto un buon pareggio contro una delle favorite della manifestazione continentale, la Spagna. Un po’ come per la Francia, il rispetto per le iberiche viene innanzitutto dai risultati e dai riconoscimenti ottenuti tramite il campo da una squadra di club, il Barcellona: un successo e una finale persa nelle ultime due Women’s Champions League, 90mila persone al Nou Camp a vedere le sfide di coppa contro Real Madrid e Wolfsburg, il Pallone d’Oro vinto nel 2021 da Alexia Putellas. Perché, se, invece, volessimo attenerci a cosa dice l’albo d’oro della manifestazione, ben più da temere dovrebbe essere la Germania, otto volte campionessa europea e testa di serie del gruppo che, oltre la Spagna, vede anche la Danimarca, seconda nel 2017, e la Finlandia.

Ad ogni modo, che la Nazionale spagnola faccia affidamento al blocco Barcellona è piuttosto evidente. Dalla portiera Sandra Paños alle altrettanto esperte Mapi Léon, Irene Paredes e Mariona Caldentey, passando per le stelle Bonmatì e Putellas fino alla giovanissima e promettente Claudia Pina, sono ben dieci le giocatrici blaugrana1. Poco spazio, per adesso, sembra esserci per chi proviene dal Real Madrid come Athenea e Carmona, ma si sa che in una manifestazione che dura venticinque giorni le scelte iniziali del ct Jorge Vilda non possono essere considerate definitive. Da segnalare che l’unica convocata che non gioca nella Liga è Ona Batlle, esterna 23enne del Manchester City che contro l’Italia è partita titolare.
La Germania è, invece, divisa. A disposizione di Martina Voss-Tecklenburg (a proposito, sei delle 16 Nazionali qualificate per la fase finale sono guidate da allenatrici) ci sono otto giocatrici del Wolfsburg e sette del Bayern Monaco, in una ideale continuazione della lotta a due che ha caratterizzato le ultime sei Frauen-Bundesliga. In ogni reparto sono state selezionate giocatrici dell’una e dell’altra squadra e, forse, solo in attacco le bavaresi sembrano avvantaggiate: nell’ultimo match stravinto 7-0 contro la Svizzera davanti c’erano Bühl, Magull e Schüller del Bayern e solo Huth del Wolfsburg. Con la 25enne vicecapocannoniera di Champions Tabea Waßmuth in panchina. Le chiavi del centrocampo saranno, comunque, affidate alla 27enne Sara Däbritz, 85 presenze e 17 reti in Nazionale, oro olimpico a Rio de Janeiro, un Europeo vinto nel 2013, dal 2019 in forza al Paris Saint-Germain.

Il calendario potrebbe non essere amico delle tedesche che affronteranno l’8 luglio la Danimarca e il 12 luglio la Spagna prima di dedicarsi alla più abbordabile Finlandia (almeno sulla carta). Ricordiamo, infatti, che tra le danesi, incontrate dall’Italia nel girone di qualificazione2, militano Pernille Harder, dal 2020 al Chelsea a seguito dell’acquisto più oneroso della storia del calcio femminile (350 000 € di clausola rescissoria versata al Wolfsburg), la madrilista Svava e Sofie Junge Pedersen, perno del centrocampo della Juventus.

Rimane da presentare il gruppo C, quello delle campionesse in carica dell’Olanda, che, curiosamente, saranno guidate dal britannico Parsons e vedranno la loro ex allenatrice Wiegman sedersi sulla panchina inglese. Miedema, Spitse, Martens e van de Donk, sono ben quattro le atlete con più di 100 presenze tra le fila orange (Spitse sfonderà addirittura quota 200 in Inghilterra!) e sette quelle con un numero di apparizioni tra le 70 e le 80. Deve essere forte la tentazione di affidarsi a uno zoccolo duro di giocatrici, considerando anche il secondo posto al Mondiale ottenuto nel 2019. Da capire, però, quanto il passare degli anni potrà farsi sentire sulle singole. Intanto, il 24 giugno in amichevole contro l’Inghilterra è andata malissimo (rotonda sconfitta per 5-1).
Il passaggio ai quarti non dovrebbe essere comunque in discussione. Se, infatti, la Svezia, terza al Mondiale 2019 e con il dente avvelenato per la sconfitta patita ai supplementari in semifinale tre anni fa, è un avversario non facile, Svizzera e Portogallo non dovrebbero costituire ostacoli insormontabili per Miedema e compagne. Le lusitane sono state ripescate solo qualche mese fa per decisione UEFA in sostituzione della Russia, di fatto bannata dalle competizioni sportive internazionali. Molte di loro giocano insieme da tanto, c’è anche una stellina (la 19enne Kika Nazareth), ma vedendo anche i risultati ottenuti nel corso degli ultimi mesi contro Germania e Svezia dal Portogallo non c’è molto da aspettarsi.
La Svizzera la conosciamo di più: a novembre, in un match valevole per le qualificazioni mondiali, in casa di una Italia con problemi a centrocampo causa Covid, le elvetiche avevano ottenuto una bella vittoria per 1-2; al ritorno, non sono però state capaci di mantenere fino in fondo lo 0-0 che le avrebbe di fatto garantito il pass per la rassegna iridata del 2023. E questo (insieme con il citato rovescio subito recentemente dalla Germania) non depone molto a loro favore. Alla Svizzera comunque non mancano giocatrici di esperienza o di talento come Bachmann, Crnogorčević o Sow.

Abbiamo lasciato in fondo le svedesi, ma solo perché siamo contenti che Kosovare Asllani abbia firmato in questi giorni per il Milan. Per la talentuosa centrocampista ex Real Madrid le ultime stagioni sono state costellate da infortuni, ma la speranza che, giocando con continuità, torni ai livelli mostrati nel 2019 al Mondiale c’è. Asllani a parte, facile dire che tra le svedesi bisogna tenere d’occhio la blaugrana Rolfö e la juventina Hurtig. Quanto a anzianità/esperienza le scandinave non hanno comunque molto da invidiare alle olandesi: Caroline Seger, più di 220 presenze in Nazionale e 37 anni, sarà ancora a comandare il centrocampo, Hedvig Lindahl, 183 presenze e 39 anni, sarà ancora lì a difendere la porta.