C’era una volta in Serie B. 5° puntata: Pescara-Taranto 1991/92

Qual è la più grande città italiana a non aver mai visto una sua squadra giocare in Serie A? In riva allo Jonio, affacciata sul golfo omonimo, accreditata dagli ultimi censimenti di circa duecentomila abitanti, la città di Taranto sa di avere questo record calcistico poco invidiabile nonostante i suoi tifosi siano sempre contraddistinti da una passione calcistica che non teme fallimenti societari e categorie inferiori. Del Taranto in Serie A non si parla più dal 6 febbraio 1978, quando la strada ha portato via Erasmo Jacovone e lo ha consegnato alla memoria dei tarantini che gli hanno intitolato lo stadio.
Il Taranto in Serie B non si vede invece dal giugno 1993, quando retrocessione e contemporaneo fallimento costrinsero a ripartire la compagine rossoblù dal Campionato Nazionale Dilettanti.
Nella stagione 2011/12 l’ennesima speranza svanita: sette punti di penalizzazione inflitti dalla Disciplinare nel corso della stagione relegano il Taranto in seconda posizione nel Girone A della Prima Divisione, poi ai play-off una strana resa contro la Pro Vercelli e il nuovo fallimento.

E allora in riva allo Jonio non resta che andare indietro con la memoria e ricordare ad esempio quella trasferta a Pescara del 12 gennaio 1992. Gli abruzzesi di Galeone a fine stagione saranno promossi, il Taranto otterrà una rocambolesca salvezza nello spareggio con la Casertana, eppure quel giorno in campo i biancazzurri non riescono a sfondare la difesa rossoblù. Poi al 77′ Luca Brunetti, capitano del Taranto, prende palla davanti alla sua area e lascia partire un tiraccio che percorre in volo 75 metri e batte il portiere avversario Torresin. “Ho visto il portiere fuori dai pali e ci ho provato”, dirà Brunetti alla fine con poca convinzione. Un gol storico che vale però solo il pareggio perché sei minuti dopo l’ex barese Edi Bivi pareggia i conti su un rigore generosamente concesso dall’arbitro Boemo.

federico


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