Novembre 1991, la Roma gioca a San Siro col Milan, in tribuna c’è anche il neo ct azzurro Sacchi. Il centrocampista giallorosso Piacentini colpisce un palo sullo 0-0, poi i rossoneri dilagano 4-1. Nelle interviste postpartita, l’attaccante romanista Ruggiero Rizzitelli condensa in poche parole errori sintattici, miracoli della fisica e filosofia spicciola del pallone:

Il calcio è questo. Forse, se quel palo sarebbe entrato in gol, forse sarebbe cambiato qualcosa

Già, se quel palo “sarebbe” entrato. La frase più che alla partita di Milano, fa pensare a quanto successo neanche un mese prima a Mosca, il giorno in cui un legno colpito proprio da Rizzitelli…  ma andiamo con ordine.

Il terzo posto a Italia ’90 ha lasciato più malumori che gioie all’interno dell’ambiente federale e, così, le qualificazioni a Euro ’92 sono iniziate con la netta sensazione che la posizione di Azeglio Vicini sulla panchina della nazionale non sia più ben salda. E non è un bene, perché in Svezia ci vanno solo le prime di ogni girone e, in quello dell’Italia, c’è l’URSS, avversario ostico quando si parla di Europei: due eliminazioni, nella semifinale di Euro ’88 e nei quarti dell’edizione del 1964, e una sola faticosa vittoria alla monetina nella semifinale del 1968.

La squadra sembra risentire di questa incertezza e inanella prestazioni opache. Se lo 0-0 di Roma contro l’Unione Sovietica ci può stare, data la caratura e il gioco messo in mostra dagli avversari (e l’occasione divorata da Protasov a tu per tu con Zenga), il pareggio in Ungheria nel settembre del 1990 e, soprattutto, il 2-1 subito in Norvegia nel giugno del 1991 pregiudicano di fatto la qualificazione. Tanto che il processo di dismissione di Vicini ne risulta accelerato: se l’Italia non vince a Mosca il 12 ottobre 1991, il presidente della FIGC Matarrese darà la guida della nazionale ad Arrigo Sacchi, il cui rapporto col Milan si è appena concluso.
Date le premesse, è facile capire come va a finire. L’URSS degli “italiani” Mikhajlichenko, Shalimov, Kolyvanov e Alejnikov non si danna l’anima per vincere o comunque fa meno di quanto fatto a Roma l’anno prima. L’Italia esce alla distanza e, dopo l’entrata di Mancini nel secondo tempo, cerca con più convinzione il gol che la rimetterebbe in corsa per la fase finale degli Europei. A un tratto, su cross dalla destra di Crippa, la palla arriva a Ruggiero Rizzitelli che di sinistro incrocia dove Cherchesov non può arrivare, ma la palla si stampa sul palo.

Eh, se quel palo “sarebbe” entrato, in fondo sarebbe cambiato poco. I vertici federali avevano già deciso, l’esperienza di Vicini sulla panchina italiana era ormai al capolinea. Una nuova era, in cui a guidare la nazionale non sarebbero stati più i tecnici federali, era ormai alle porte.

federico