Il Calcio alle Olimpiadi. 8° puntata: Anversa 1920, la finale

Olimpiadi di Anversa. Il torneo di calcio è arrivato al match conclusivo. Di fronte i padroni di casa del Belgio e i cecoslovacchi, più forti sulla carta perché reduci dalla vittoria nel 1919 del torneo di calcio ai Giochi Interalleati e perché nei tre turni precedenti hanno seppellito tutti: 7-0 la Jugoslavia agli ottavi, 4-0 la Norvegia ai quarti, 4-1 la Francia in semifinale. Il Belgio ha, invece, disputato un turno in meno e regolato 3-1 la Spagna, grazie a una tripletta di Coppée, e 3-0 l’Olanda, match in cui è andato in gol anche l’ex bomber milanista Van Hege. La minor fatica nelle gambe, il buon livello della squadra e, soprattutto, il fattore campo danno comunque molte speranze ai belgi di arrivare all’oro.

Il 2 settembre, giorno della finale, l’atmosfera sugli spalti non è delle migliori. Da un tunnel sotto la recinzione numerosi spettatori senza biglietto sono entrati nello stadio ed è stata schierata la polizia per evitare che entrino in campo. Nei confronti degli ospiti c’è del palpabile astio, un po’ per il loro gioco duro, un po’ perché qualcuno sulla stampa ha fatto passare la Cecoslovacchia come uno dei paesi iniziatori del conflitto mondiale da poco terminato. Un conflitto che ha ridotto il Belgio in macerie nonostante la sua proclamata neutralità.

A complicare il tutto il settantaduenne direttore di gara inglese Lewis, che al 6′ decide alla britannica: non fischia una netta carica al portiere Klapka, perché dalle sue parti randellare il portiere con la palla è lecito anche se non si è in un campo da rugby, e fischia invece rigore per i padroni di casa, perché un difensore cecoslovacco, convinto che il gioco fosse fermo, blocca con le mani la sfera che il suo portiere ha perso. Coppée si presenta sul dischetto e fa 1-0.
I cecoslovacchi hanno i nervi a fior di pelle e lo scontro è solo rimandato. Al 43′, tredici minuti dopo il raddoppo di Larnoe in sospetto fuorigioco, il difensore Steiner entra duramente su Coppée, autore del primo gol, e Lewis invita Steiner ad allontanarsi dal campo sollecitato dal boato del pubblico. Il capitano Pešek-Káďa e gli altri non ci stanno e seguono il loro compagno espulso negli spogliatoi. La partita non riprende, anche perché gli spettatori tracimano sul terreno di gioco e portano i beniamini di casa in trionfo. I cecoslovacchi presentano una riserva scritta definendo provocatoria la presenza della polizia a bordo campo e contestando la condotta dell’arbitro. Non servirà a nulla: il Belgio si aggiudica la medaglia d’oro, la Cecoslovacchia è squalificata e non può neanche partecipare al torneo per la medaglia d’argento.

Se la Cecoslovacchia è stata effettivamente vittima di un accordo tra arbitro e avversari o se, invece, è stata più vittima di se stessa e del nervosismo provocato dall’ambiente ostile, non è facile stabilirlo. Di certo sappiamo che l’inviato de La Stampa racconta di un gioco da parte dei cecoslovacchi di una “durezza e brutalità inconcepibili” e non cita l’episodio del rigore. E che Belgio-Cecoslovacchia, finale delle Olimpiadi di Anversa, è la più importante partita della storia del calcio non portata a termine.

federico

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