Il 20 maggio del 1995 a Wembley Manchester United ed Everton si affrontano per la finale di F.A. Cup, la cinquantesima da quando la Seconda Guerra Mondiale è finita. Schmeichel, Gary Neville, Keane, Ince, Mark Hughes, Scholes e il gallese Giggs sono le tante frecce all’arco di Alex Ferguson. Duncan Ferguson e il nigeriano Amokachi le pedine più pericolose dei Toffees.

E, invece, a risultar decisivi saranno il trentaseienne portiere Neville Southall[1], bravo nelle uscite e nel neutralizzare un pericoloso colpo di testa di Pallister, e un ex giocatore del Bari, Paul Rideout. Suo alla mezzora del primo tempo l’unico gol del match: palla persa da Ince, veloce contropiede orchestrato dall’ex cremonese Limpar, tiro di Graham Stuart respinto dalla traversa e Rideout lesto a ribadire di testa in rete.

La memoria va all’estate di dieci anni prima. I Matarrese, che hanno riportato in Serie A i biancorossi pugliesi dopo quattordici anni, pensano bene di prendere i due stranieri della stessa nazione. Così si frequentano anche fuori dal campo e si ambientano prima. Ma, anziché rivolgersi al mercato brasiliano e di acquistare, che so, un Luvanor e un Pedrinho, pescano nella First Division inglese seguendo la moda rilanciata dal Milan.[2]
Paul_Rideout BariRideout è uno dei due acquisti. Arriva dall’Aston Villa, ha solo 21 anni e, col suo uno e ottanta di altezza, ha fisico e movenze del classico centravanti inglese. A fargli compagnia c’è Gordon Cowans, centrocampista di notevole esperienza, che con i Villans, solo tre anni prima, è salito sul tetto d’Europa.
Una scelta non facile. L’adagio secondo cui le punte britanniche soffrono le marcature strette e segnano poco non viene, infatti, scalfito dal transito di Rideout nel campionato italiano. Un merito all’inglese va, però, ascritto. La stagione 1985/86 termina con l’immediata retrocessione tra i cadetti, ma lui (così come Cowans) ha l’umiltà di rimanere a Bari altri due anni con la speranza di riconquistare la Serie A. Vana. L’esperienza italiana di Rideout si conclude così con 23 reti in 99 partite e due bei ricordi: il primo gol, anzi la doppietta, con cui il 27 settembre 1985 allo Stadio della Vittoria affonda la Roma che contenderà lo scudetto alla Juventus fino all’ultimo, e i due gol messi a segno nei sessanta secondi che intercorrono tra il 27′ e il 28′ della partita contro l’Arezzo del 1° marzo 1987.

Rideout torna in Inghilterra: Southampton, prestito allo Swindon Town, mezza stagione al Notts County, mezza al Rangers, quindi nel 1992 l’approdo all’Everton. La sua media gol rimane in fin dei conti la stessa (53 gol in 218 match di campionato), quasi a sottolineare come non fosse questione di marcature asfissianti.
Il giorno della gloria arriva, quindi, inatteso quel 20 maggio a Wembley. Inatteso come il trionfo dell’Everton. Da allora i Toffees non hanno vinto nessun altro trofeo. Chissà se è un caso.

federico

Nella foto posta in alto: I giocatori dell’Everton con la coppa: Daniel Amokachi (davanti), Gary Ablett, Barry Horne, Matt Jackson, Paul Rideout e Graham Stuart (in secondo piano da sinistra a destra)

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[1] Tra i giocatori in campo quel giorno a Wembley, solo il gallese Southall e il capitano Dave Watson possono vantare altri successi con la maglia Everton. Watson arrivò a Goodison Park l’anno dell’ultima vittoria (campionato 1987), Southall sin dal 1981/82 e, quindi, ha nella sua bacheca personale anche il campionato 1985, la F.A. Cup 1984 e la Coppa delle Coppe 1985
[2] Dal 1981/82 al 1985/86 il Milan prova la carta britannica con gli attaccanti Joe Jordan (scozzese), Luther Blissett e Mark Hateley (inglesi), e con lo stopper Raimond Wilkins (anche lui inglese)