Per una volta cominciamo dalla fine, per una volta cominciamo dalla prodezza di una maglia numero uno. A Wembley il minuto 85 è appena scoccato e l’Arsenal è in forcing disperato e confuso. Una botta di Vieira dal limite incoccia Kanu nel cuore dell’area piccola, la  palla arriva a Ljungberg che, defilato sulla sinistra, la manda sul palo. La sfera impazzita rimpalla su Vivas e finisce a Kanu, rimasto lì davanti alla porta. Il nigeriano tira a colpo sicuro, ma quel pallone in rete non finisce. La telecamera zooma sugli occhi increduli dell’attaccante, poi parte il replay e consegna ai telespettatori il movimento felino di Toldo, che pare buttarsi prima ancora che Kanu riceva la palla. Una parata storica che mette al sicuro la vittoria della Fiorentina di Giovanni Trapattoni a Wembley e la qualificazione al secondo Turno della Champions League 1999/2000.

Dato a Toldo quel che è di Toldo, diamo ora a Batistuta quel che è di Bati-gol. Perché dieci minuti prima del miracolo di San Francesco, un altro straordinario lampo aveva illuminato la serata londinese: il viola Heinrich parte in percussione nella zona centrale del campo e serve Batistuta spostato sulla destra; l’argentino, marcato da Winterburn, tocca a seguire per liberarsi della marcatura del terzino avversario e, quando la palla sembra destinata al fondo campo, la colpisce con un destro di incredibile potenza e la scaraventa all’incrocio dei pali.

Una serata magica per una Fiorentina che in quella campagna Champions 1999/2000 continuerà a sognare tra gol incredibili, vedi Bressan al Barcellona, e miracoli, vedi il 2-0 al Manchester United, prima di essere bruscamente risvegliata una sera al Mestalla di Valencia da Ilie e Mendieta.

federico