Nelle ultime due settimane lo stadio Lanfranchi di Parma ha ospitato il girone a quattro che doveva assegnare il penultimo pass per la Coppa del Mondo di rugby femminile, la cui nona edizione è in programma in Nuova Zelanda a partire dall’ottobre 2022.[1] Le tre europee che nel Mondiale 2017 erano andate meglio (Inghilterra, Francia, Galles) avevano già ottenuto la qualificazione di diritto; a Parma c’erano, quindi, le altre tre del Sei Nazioni (Italia, Irlanda, Scozia) e la Spagna, vincitrice di un precedente gironcino eliminatorio a tre. Le prime due giornate, tra vittorie sul campo e bonus point, avevano lasciato in eredità un incredibile equilibrio: tutte le quattro Nazionali coinvolte erano a cinque punti.[2]
Italia-Spagna era la prima delle due partite dell’ultimo turno. Le azzurre allenate da Andrea Di Giandomenico dovevano, quindi, vincere, puntare al punto in più dato dalle quattro mete e poi sperare che l’Irlanda non riuscisse a fare altrettanto con la Scozia.[3]
Ebbene, le cose sono andate proprio così. Le azzurre hanno segnato due mete subito con Maris e Sillari, hanno sofferto nei quaranta minuti successivi e hanno dilagato nel finale con Duca, Madia e una meta tecnica: punteggio finale 34-10. Un bel modo per festeggiare le 101 presenze del capitano Sara Barattin. Poi l’Irlanda ha addirittura perso 18-20 con la Scozia.

La speranza è che alla rassegna iridata le cose vadano un po’ meglio di quanto accaduto nel 2017. Per l’Italia di rugby femminile, infatti, non è la prima qualificazione in assoluto alla fase finale di un Mondiale: quattro anni fa arrivarono tre sconfitte e zero punti nel girone eliminatorio e due vittorie nella fase di classificazione che valsero il nono posto finale.[4] Speriamo anche che Raisport segua almeno le partite delle azzurre, come egregiamente fatto per questo girone di qualificazione: una Nazionale che veleggia intorno alla quarta posizione nel Sei Nazioni e che è arrivata seconda nel 2019 merita questo e altro. Il rugby è per tutte, come orgogliosamente rivendica la scritta che le azzurre hanno sul petto.
E, a proposito di Raisport, un plauso all’ex Benetton Andrea Gritti, ora voce tecnica nei commenti, per l’uso appropriato del femminile durante la cronaca di Italia-Spagna  («Dobbiamo essere ciniche, determinate!»), laddove molti suoi colleghi sarebbero ricorsi al “maschile universale”.

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[1] La Coppa del Mondo di rugby femminile si è disputata per la prima volta nel 1991, a distanza di soli quattro anni dal varo della Coppa del Mondo di rugby maschile. La nona edizione era prevista per il 2021, ma per ovvie dilazioni dovute alla pandemia la si è posticipata di un anno
[2] Nelle competizioni internazionali di rugby la vittoria vale 4, il pareggio 2, la sconfitta 0. Alla singola squadra va poi un punto in più se perde con uno scarto minore o uguale a 7 punti o se realizza almeno quattro mete (questo indipendentemente dal risultato sul campo)
[3] In caso di arrivo a pari punti con le irlandesi, sarebbero state queste ultime a passare per la vittoria nello scontro diretto
[4] Purtroppo alla fase finale della Coppa del Mondo femminile sono ammesse solo dodici squadre. Con la solita conseguente asimmetria che una tale scelta determina