Non dire gatto se non ce l’hai nel sacco. 9° puntata: Una rimonta col trucco

25 aprile 1984, allo stadio Parc Astrid di Bruxelles è in programma la semifinale di ritorno di Coppa UEFA. I padroni di casa dell’Anderlecht sono i detentori del trofeo, ma all’andata a Nottingham hanno preso nel finale due gol da Steve Hodge e qualificarsi non sarà facile. Ad arbitrare il match la UEFA ha mandato lo spagnolo Emilio Guruceta Muro. C’è il sospetto che l’ascesa di Guruceta Muro tra i fischietti iberici sia iniziata dopo un rigore salvifico concesso al Real Madrid in un clásico col Barcellona valido per i quarti della Coppa del Generalissimo del 1970. A Napoli, invece, ricordano con rabbia quel giovane direttore di gara spagnolo che a Liegi, nell’andata del secondo turno della Coppa UEFA 1979/80, annullò un gol agli azzurri, diede un rigore molto dubbio ai padroni di casa dello Standard e negli ultimi minuti espulse Celestini e Capone. A mettere in agitazione il difensore del Forest Paul Hart bastano, invece, i suoi ricordi personali: «Spero non sia lo stesso ragazzo che avemmo in una tournée in Spagna un paio di anni fa quando stavo nel Leeds. Quell’arbitro cacciò due dei nostri senza ragione», dice a un suo compagno e poi nel tunnel che porta al campo aggiunge con rammarico «Sì, è proprio lui…»
Ma in realtà ha dei sospetti anche Brian Clough che a quattro anni di distanza dal bis in Coppa Campioni siede ancora sulla panchina dei rossi: prima del match c’è stato, infatti, uno strano andirivieni di persone dallo spogliatoio dell’arbitro.

La partita inizia e le cose si mettono subito bene per l’Anderlecht che passa al 18′. Un tiro da fuori di un giovanissimo Vincenzino Scifo sorprende Van Breukelen, il portiere olandese che nel 1988 si laureerà campione d’Europa con Nazionale e PSV Eindhoven. Al 10′ della ripresa arriva il fattaccio o, meglio, il primo dei due. Il danese Brylle disorienta il difensore del Nottingham Swain, entra in area e cade. La simulazione sembra chiara e, invece, Guruceta Muro dà rigore. Calcia lo stesso Brylle e segna. La doppia sfida è adesso in equilibrio, ma l’inerzia è dalla parte dei padroni di casa che, in effetti, al minuto 88 fanno tris. L’ex genoano Vandereycken ruba palla a centrocampo, avanza incontrastato e con un bel passaggio smarca Erwin Vanenbergh che solo davanti a Van Breukelen non sbaglia. Manca poco, sembra fatta per l’Anderlecht, ma il Forest si getta in avanti e conquista un corner in pieno recupero. Cross verso centro area, Bowyer e Hart toccano di testa e la palla finisce in rete. Niente fuori gioco, nessun fallo, eppure si sente distinto il fischio dell’arbitro Muro. La partita finisce 3-0, i belgi vanno in finale. Che perderanno ai rigori.

Quanto accaduto a Bruxelles finisce nel dimenticatoio. Il fatto che la squadra di casa sia stata pesantemente aiutata dal direttore di gara di per sé non prova l’illecito e la decisione di Cloughie e Nottingham di non alzare polveroni è sintomo di abitudine a un mondo, quello delle coppe europee, in cui si trovano spesso arbitri poco imparziali e molto casalinghi. Altro che nostalgia degli anni Ottanta… La UEFA fa finta di niente e non apre alcuna inchiesta. Intanto, di lì a qualche mese un’indagine della FIGC mette in dubbio che l’esito di una delle semifinali di Coppa Campioni, giocata anch’essa il 25 aprile 1984, sia stato determinato a monte.

Nela spiega all’allenatore del Dundee United McLean che la Roma ha vinto per un gol di scarto

Il parallelismo tra Anderlecht-Nottingham Forest e Roma-Dundee United è sorprendente nel punteggio, ma l’impressione è che all’Olimpico l’arbitro francese Vautrot non commetta bestialità a differenza del suo collega spagnolo Guruceta Muro e che la Roma passi il turno con merito. Persa 2-0 l’andata in Scozia, i giallorossi si vedono giustamente annullare per offside un gol di Conti all’8′, segnano due gol con un Pruzzo nel primo tempo e poi siglano il 3-0 che vale la qualificazione con Di Bartolomei al 57′ su rigore accordato per evidente fallo del portiere McAlpine su Pruzzo. Nel finale c’è anche tempo per un altro gol annullato a Conti.
Eppure qualcosa di vero sull’avvenuta o presunta corruzione c’è, tanto che il 2 luglio del 1986 il Jury d’Appel della UEFA multa la Roma e infligge al suo presidente Dino Viola quattro anni di squalifica. I giallorossi vengono puniti per responsabilità obiettiva e non diretta e passano come parte lesa di una truffa ordita ai loro danni da sedicenti intermediari. Vautrot quel giorno non è neanche tra gli imputati perché soldi a lui non ne sono mai arrivati.[1]
Il tutto avviene con due anni di ritardo e rimane la sensazione che, se i giallorossi avessero vinto quella Coppa dei Campioni, avrebbero rischiato la revoca il titolo. Il ritardo di due anni è, però, risibile rispetto a quanto ci mette la verità sulla semifinale di Coppa UEFA a venire a galla e a quanto ci mette la UEFA a punite “severamente” i belgi.

È il 1992, quando una strana storia di ricatti coinvolge l’ormai 78enne presidente dell’Anderlecht Constant Vanden Stock. Pare, infatti, che a far da intermediario tra la dirigenza del club belga e l’arbitro Guruceta Muro siano stati “amici di amici” usi ad aver problemi con la giustizia ordinaria e che un altro di questi “amici” sia venuto in possesso di materiale compromettente (alcune registrazioni) e si sia messo a chiedere soldi a Vanden Stock in cambio del suo silenzio. Quando i soldi non sono più arrivati, ha preso tutto e mandato alla Federcalcio belga, che, per non aver dubbi, ha dichiarato di essere non competente in materia di illeciti legati a manifestazioni internazionali e ha spedito l’incartamento alla UEFA. Il massimo organismo del calcio europeo non apre, però, neanche stavolta alcuna inchiesta.

Guruceta Muro non può più parlare, perché è morto in un incidente stradale il 25 febbraio 1987, mentre si stava recando a Pamplona per arbitrare la partita valida per i quarti di Coppa del Re tra Osasuna e Real Madrid. La federazione spagnola gli ha persino intitolato il trofeo destinato ogni stagione al miglior fischietto della Liga…
Così, solo quando nel 1997 Constant Vanden Stock, che ha da poco passato la presidenza al figlio Roger, confessa pubblicamente che dei soldi sono stati versati all’arbitro spagnolo, il cerchio si chiude. La cosa curiosa è che, quasi a voler sottolineare un’ulteriore affinità col fischietto spagnolo scomparso, l’Anderlecht aveva deciso nel 1991 di intitolare a Constant Vanden Stock lo stadio teatro del misfatto.
La successiva inchiesta UEFA accerta ciò che in pratica sembrava chiaro già da tredici anni e decide di squalificare per un anno l’Anderlecht, pena poi evidentemente sospesa, visto che il club di Bruxelles non manca a una stagione europea dal 1963/64. E così il più grosso caso accertato di avvenuta corruzione del calcio europeo in ambito internazionale continua a godere di poco, pochissimo clamore.

federico

Fonti:
The Guardian, Bribed in Brussels: How Nottingham Forest fell victim to fixing scandal
BBC news, Uefa had Forest-Anderlecht referee bribe evidence ‘for four years’
Gente di calcio, Scandalo Anderlecht: in finale comprando l’arbitro
Repubblica, Scandalo Roma-Dundee “L’arbitro fu pagato”
Usqueadfinem, Uno scandalo da 100 milioni
Video Anderlecht-Nottingham Forest

Puntata precedente: Una rimonta non riuscita
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[1] La Roma era stata in realtà squalificata per la stagione 1986/87 in primo grado, poi l’esclusione fu commutata in multa in Appello, perché come si spiega sulla Stampa del 3 luglio 1986 la giuria non era sicura che i 100 milioni incassati dai sedicenti intermediari fossero usciti direttamente dalle casse della società. In una foto a pagina 22, soddisfatti per la sentenza posano Dino Viola e Carlo Taormina, avvocato della Roma