Quando si parla di grandi manifestazioni e di tiri dal dischetto, si va con la mente a tutte quelle partite della nazionale italiana terminate in parità e decise alla cosiddetta lotteria dei rigori. Si pensa, in particolare, alla striscia negativa di tre eliminazioni consecutive dai Mondiali, interrotta quel giorno in cui Totti fece il cucchiaio a Van der Sar. In realtà, almeno in tre occasioni gli azzurri hanno salutato gli Europei in virtù anche di rigori, sbagliati o non assegnati, nel corso del tempo regolamentare.

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Jašin in azione a Milano contro l’Italia

Il primo caso è quello meno eclatante, perché è solo a seguito della narrazione sportiva ex post che il doppio confronto tra URSS e Italia, valido per i quarti di finale di Euro 1964, rimanda al rigore che il ragno nero, Jašin, para a un giovanissimo Mazzola a risultato già compromesso. Gli azzurri, guidati in panchina da Fabbri, sono alla loro prima partecipazione alla Coppa Delaunay. Si sbarazzano della Turchia agli ottavi e incappano, al turno successivo, nei campioni in carica, una squadra decisamente non alla portata, come mostrerà anche l’1-0 patito ai Mondiali del 1966. A Mosca finisce 2-0, ma l’infortunio di Sormani e l’espulsione di Pascutti fungono da alibi, al ritorno si può ribaltare il risultato. Il 10 novembre 1963, a Milano, al quarto d’ora Jašin sventa una pericolosa occasione di Domenghini, poi i sovietici segnano con Gusarov e chiudono di fatto il discorso qualificazione. A inizio ripresa arriva il famigerato rigore: Mazzola prova a cambiare palo a rincorsa in atto, il portierone sovietico non abbocca alla finta e si ritrova la palla tra le braccia. Nel finale arriva l’1-1 di Rivera, ma serve a poco.

Molto più pesante del precedente, per i colori azzurri, quanto accade allo Stadio Olimpico il 18 giugno 1980. L’Italia è paese ospitante, la fase finale prevede per la prima volta due gironi da quattro squadre, ma un regolamento opinabile promuove la prima direttamente in finale, mentre alla seconda resta la finalina per il terzo posto. In regime di scarsa prolificità, Italia e Belgio arrivano all’ultima partita appaiate, stessi punti, stessa differenza reti, però i diavoli rossi hanno segnato due gol in più. Morale, Bearzot e i suoi sono obbligati a vincere per guadagnarsi la Germania Ovest. Non facile perché il calcio scommesse ha bloccato i due centravanti più prolifici, Rossi e Giordano. Infatti, nei primi 180′ di gioco gli azzurri hanno realizzato solo una rete, all’Inghilterra con Tardelli e quasi allo scadere del tempo. Il Belgio di Guy Thys si chiude a protezione dello 0-0, attua con sistematicità la tattica del fuorigioco e poi in porta ha un fuoriclasse, Jean Marie Pfaff. Solo a inizio ripresa un passaggio filtrante di Graziani sembra riuscire a far breccia nella difesa avversaria, Meeuws tocca volontariamente con la mano prima che la palla arrivi a Bettega. Il giocatore belga è sulla linea, ma per l’arbitro portoghese Garrido il tutto è avvenuto fuori area. La punizione non ha esito e la partita fluisce via senza troppi altri sussulti.

Ancora Germania di mezzo nella terza questione legata agli undici metri, che vogliamo ricordare. L’unica che alla lunga determinerà un cambio di allenatore. Europeo inglese, 1996, Sacchi ha fatto il Sacchi e, dopo il sofferto 2-1 sulla Russia all’esordio, ha cambiato tutto l’attacco in occasione della seconda partita, quella con la Repubblica Ceca. Quest’ultima, sembrata davvero poca cosa all’esordio con la Germania, il 14 giugno appare trasformata e, guidata da tale Pavel Nedved, vince 2-1. Prima dell’ultimo turno la situazione è Germania 6, Italia e Repubblica Ceca 3; gli azzurri hanno una migliore differenza reti, ma stavolta contano gli scontri diretti. Morale, se l’Italia vince 1-0 con la Germania, passano entrambe; se pareggia, deve sperare che la Russia superi i cechi per agguantare il secondo posto.
Tedeschi più mansueti di quelli del primo tempo della partita giocata a Manchester il 19 giugno, difficilmente la nazionale azzurra ne incontrerà nella sua storia. Il problema è che il rigore assegnato a inizio partita dall’arbitro belga Goethals e calciato da Zola, viene parato da Andreas Köpke. Il portiere tedesco fa buona guardia anche sui tiri da fuori di Fuser e Donadoni, poi nella ripresa l’attacco italiano incide meno e le sorti non le cambia neanche l’espulsione di Strunz (e il pensiero va a Trapattoni). Lo 0-0 sancisce l’eliminazione dell’Italia perché, nel frattempo, i cechi riescono ad andare avanti 2-0 con la Russia, a farsi rimontare fino al 2-3 e a segnare il 3-3 definitivo con Šmicer al minuto 88. Il rimpianto dei tifosi italiani sarà notevole, visto che Repubblica Ceca e Germania si rincontreranno in finale. Quello di Sacchi sarà ancor maggiore: perso l’appoggio da parte dell’ambiente federale, verrà sollevato dall’incrarico di lì a qualche mese e sostituito dalla persona da lui calcisticamente più distante, Cesare Maldini.

federico