Sur le double terrain de l’Art et de la Technique, elle constituera une
manifestation éblouissante du génie français et du génie étranger

Le Figaro, 24 maggio 1937

Maurice Roche nel libro Mega-Events and Modernity afferma che il successo delle Esposizioni Universali parigine del 1878 e del 1889 influenzò Pierre de Coubertin nell’elaborazione del suo progetto di Olimpiade moderna. Gli Expo -come erano comunemente chiamati- erano divenuti, infatti, “un’arma culturale contemporanea nelle mani della diplomazia e dei ministri degli esteri” sin dalla prima Great Exhibition di Londra del 1851. I padiglioni messi su in occasione di questi grandi eventi erano un non-luogo in cui le grandi potenze economiche potevano fronteggiarsi sul terreno dell’arte o del progresso industriale, provando ad allargare il loro bacino di influenza senza far ricorso alle armi convenzionali. E a margine di una sfida a chi presentava l’architettura più audace o la macchina più innovativa, c’era spazio anche per una qualunque manifestazione sportiva, che mettesse “cavallerescamente” di fronte genti diverse, ma che elogiasse il livello di perfezione raggiunto in questo campo dalla nazione vincitrice. Non a caso il ruolo rivestito dagli Expo, se lo sarebbero man mano ritagliato anche le Olimpiadi.[1]

1904 saint louis

La II e la III Olimpiade Estiva furono addirittura inserite all’interno delle Esposizioni Universali di Parigi (1900) e di Saint Louis (1904) o, meglio, fagocitate. E dato che la gestione delle gare fu disastrosa, il CIO a partire dai Giochi Intermedi del 1906 organizzò la kermesse a cinque cerchi in maniera indipendente. Tuttavia all’interno dei vari Expo continuarono a tenersi competizioni sportive. Il calcio, ad esempio, era comparso già nell’Esposizione Internazionale delle industrie tessili di Tourcoing nel 1906 (torneo vinto dai belgi dell’Union Saint Gilloise, che in quella stagione fecero filotto[2]), in quella Universale di Bruxelles del 1910 (vittoria degli amateur inglesi del Northern Nomads, ben otto le squadre partecipanti) e in un torneo amichevole vinto dal MTK Budapest all’Esposizione Internazionale di Roma del giugno 1911.
Dopo che nel 1928 in congresso a Parigi il Bureau international des Expositions mette ordine nelle denominazioni, riservando l’aggettivo Internazionale alle esposizioni con un tema ben preciso e l’aggettivo Universale a quelle su larga scala da tenersi con cadenza biennale, il calcio ritorna d’attualità negli Expo Universali organizzati in Europa.

Nel 1935 a Bruxelles i club iscritti sono ben otto, in rappresentanza di cinque nazioni. La formula prevede incontri a eliminazione diretta. Le due squadre tedesche (Kickers Offenbach e Chemnitz), i padroni di casa del Daring e il Feyenoord sono eliminati al primo turno. In semifinale l’Ajax batte 5-3 il Wisla Cracovia, mentre il Sochaux sommerge 8-0 il Lierse. I belgi raggiungono comunque il terzo posto, mentre i lancieri di Amsterdam battendo 2-1 il Sochaux si aggiudicano il torneo.

640px-Operaio_e_contadina2Due anni dopo, nuovo Expo da questa parte dell’Oceano e nuovo torneo di calcio. È la primavera del 1937 e la città scelta è Parigi. In Europa le tensioni sono forti e l’esposizione dovrebbe essere un’occasione per favorire la collaborazione tra le varie nazioni “sul doppio terreno dell’Arte e della Tecnica”. Poi il 25 maggio, giorno dell’apertura, si scopre che gli unici due padiglioni pronti sono quelli dell’URSS e della Germania nazista e qualche dubbio sovviene vedendo un’aquila, posta sopra una colonna di 54 metri e corredata di croce uncinata, fronteggiare l’enorme statua “L’operaio e la contadina”, posta però su un piedistallo di soli 25 metri.[3] Ma al Torneo Internazionale dell’Expo Universale di Parigi non partecipano squadre sovietiche e, quindi, il terreno verde rimarrà fuori da questa lotta di statue.

La coppa per il torneo è offerta dalla rivista L’Auto, le partecipanti sono otto, in rappresentanza di sette nazioni, e l’inizio è previsto per il 30 maggio. Stavolta c’è anche una squadra italiana, il Bologna di Árpád Weisz che si reca in Francia due settimane dopo aver conquistato il secondo tricolore consecutivo.
Le altre compagini invitate sono: le due padrone di casa Sochaux e Olympique Marsiglia, vincitrici rispettivamente di Coppa di Francia e campionato; i tedeschi del Lokomotiv Lipsia, conquistatori della coppa nazionale la stagione precedente; i campioni cecoslovacchi in carica dello Slavia Praga, una delle squadre più forti e competitive dell’epoca; la FC Budapest, quarto nell’ultimo campionato magiaro; l’Austria Vienna, infarcito di campioni del Wunderteam e detentore della Coppa dell’Europa Centrale; infine, grande novità, un team inglese della First Division, il Chelsea, però, reduce da un non troppo esaltante tredicesimo posto. È la prima volta che una società britannica di massima divisione accetta di prendere parte a una manifestazione continentale e la curiosità nel vedere all’opera coloro che si ritengono gli ideatori del football è tanta.

Il sorteggio dei quarti di finale, da disputarsi il 30 maggio, abbina gli austriaci ai tedeschi, i cecoslovacchi agli ungheresi, il Marsiglia agli inglesi e i felsinei al Sochaux di Abegglen III, che con la maglia svizzera l’anno successivo farà molto male alla Germania post Anschluß. Austria Vienna e Slavia Praga fanno il loro dovere, il Chelsea è, invece, bloccato sull’1-1 e ottiene il passaggio del turno soltanto grazie al sorteggio. I rossoblù, infine, liquidano i transalpini senza problemi con un secco 4-1.
Il Bologna diventa di diritto la favorita e anche i gerarchi fascisti presenti in tribuna si atteggiano soddisfatti per la dimostrazione dell’ italica superiorità in terra francese.

In semifinale i più si augurano di poter assistere a un Bologna-Austria Vienna, non solo perché le due formazioni sono unanimemente considerate le migliori del torneo, ma anche per l’accesa rivalità tra Italia ed Austria. Gli azzurri hanno battuto la nazionale guidata da Hugo Meisl sia nella semifinale iridata del 1934, sia nella finalissima olimpica di Berlino del 1936. Inoltre, è ben vivo in giocatori e tifosi il ricordo del match valido per la Coppa Internazionale interrotto a Vienna il 21 marzo del 1937 a causa delle incontrollabili intemperanze in campo e sugli spalti.[4]
L’urna, invece, abbina Sindelar e compagni ai blues, Schiavio e i suoi allo Slavia Praga. Chelsea-Austria Vienna è una partita che verrà ricordata per la particolare violenza dei protagonisti, soprattutto di sponda austriaca.[5] Finisce 2-0 per gli inglesi: pronostico della vigilia ribaltato e incontro tra Bologna e Austria che viene rimandato al primo turno della successiva Coppa dell’Europa Centrale o Mitropa Cup che dir si voglia. Lì saranno gli austriaci ad aver la meglio.
L’altra semifinale, disputata sempre il 3 giugno, promuove gli emiliani con lo stesso punteggio: a Lille il Bologna soffre per più di un tempo l’intraprendenza cecoslovacca e si salva solo grazie a una difesa arcigna e a un Ceresoli sugli scudi. Poi, sfruttando le doti da contropiedisti nati delle ali Reguzzoni e Busoni, fissa il 2-0 nel finale di gara.

bologna chelsea 1937, mischia sotto porta_2

Bologna-Chelsea, mischia sotto porta (da tremareilmondofa.blogspot.com)

Il 5 giugno è in programma la finale per il terzo posto. Vittoria dello Slavia Praga per 3-0 su uno stanco e sempre più nervoso Austria Vienna, che colleziona ben due espulsioni. Il giorno successivo è quello della finalissima: Bologna-Chelsea va in scena nel mitico stadio parigino di Colombes, lo stesso che un anno dopo avrebbe visto la nazionale di Pozzo sollevare al cielo la Coppa Rimet per la seconda volta. Gli italiani sono favoriti, il loro calcio ha dimostrato sul campo di essere uno dei migliori d’Europa, se non il migliore.
La formazione che il Bologna mette in campo è collaudata: sette degli undici che hanno ottenuto la vittoria nella Mitropa Cup del 1934 sono ancora lì. Per il resto c’è l’esperto Ceresoli al posto di Gianni in porta, Dino Fiorini è stato promosso titolare per sostituire Monzeglio, andato a Roma, Busoni è la nuova ala destra e l’oriundo uruguaiano Miguel Andreolo è il centromediano che i felsinei cercavano da tempo.
Il Chelsea gioca con la maglia a strisce bianco-azzurre del Racing Club di Parigi, onde evitare confusioni con la casacca del Bologna. Gli inglesi sono privi del portiere Vic Woodley e del forte centravanti George Mills, entrambi nazionali, sostituiti rispettivamente dal nazionale scozzese John Jackson e da Joe Bambrick, uno in grado di segnare 364 reti in carriera. Ma quello che accade sul campo non ammette alibi.
Lo scetticismo nei confronti del calcio italiano rimane forte, ma “sarebbe un grave errore, e una profonda ingiustizia, minimizzare la vittoria del Bologna e la sua portata”, scriverà Gabriel Hanot su Le Figaro il 6 giugno 1937. Il netto successo bolognese merita il giusto riconoscimento e la giusta importanza. L’undici rossoblù dimostra la sua superiorità in ogni parte del campo e in tutte le fasi di gioco, passa in vantaggio al 15′ su un errore dell’incerto terzino Barkas e poi dilaga: 3-0 già nel primo tempo, 4-1 alla fine e il solito Reguzzoni autore di ben tre delle reti bolognesi. Il finale la dice tutta su una gara che consacra il Bologna e il calcio italiano, tre anni dopo la vittoria mondiale fatta in casa che aveva, invece, lasciato dubbi agli osservatori neutrali.

roberto e federico

I tabellini
Quarti di finale (30 maggio):
Le Havre, Austria Vienna-Lokomotiv Lipsia 2-0
Strasburgo, Slavia Praga-FC Budapest 2-0
Antibes, Chelsea-Olympique Marsiglia 1-1 dts (Chelsea qualificato per sorteggio)
Parigi, Bologna-Sochaux 4-1 (9’ Busoni, 15’ e 31’ Schiavio, 43’ rig. Abegglen, 54’ Sansone)
Semifinali (3 giugno):
Parigi, Chelsea-Austria Vienna 2-0 (Bambrick, Mitchell)
Lille, Bologna-Slavia Praga 2-0 (70’ Reguzzoni, 88’ Busoni)
Finale terzo posto (5 giugno):
Saint Ouen, Slavia Praga-Austria Vienna 3-0
Finale (6 giugno):
Parigi, Bologna-Chelsea 4-1 (15’, 31’ e 65’ Reguzzoni, 20’ Busoni, 72’ Weawer)
Bologna: Ceresoli; Fiorini, Gasperi; Montesanto, Andreolo, Corsi; Busoni, Sansone, Schiavio, Fedullo, Reguzzoni; all: Árpàd Weisz
Chelsea: Jackson; Barkas, Barber, Mitchell, Craig, Weaver, Spence, Argue, Bambrick, Gibson, Reid; all: Knighton.
Arbitro: Leclercq (Francia)

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[1] cfr. Nicola Sbetti, Giochi di potere, pag. 10
[2] Nella stagione 1906/07 l’Union vince il campionato belga, la Coppa dell’Expo, la Coppa Van der Straten-Ponthoz, la Coppa d’Utrecht e il Challenge Internazionale de Tourcoing (torneo annuale disputato a Tourcoing sin dal 1898 da non confondere con la Coppa dell’Expo disputata nel solo 1906).
[3] L’architetto Albert Speer era venuto a conoscenza del progetto dei sovietici in anticipo. Per questo l’aquila con la svastica guardava in direzione dell’operaio e della contadina
[4]  Il confronto venne interrotto dall’arbitro svedese Olsson al 74’, sul punteggio di 2-0 per i padroni di casa, rimasti per altro in dieci a causa dell’espulsione di Camillo Jerusalem. Già nel primo tempo il direttore aveva momentaneamente sospeso la partita per rissa. Qui il racconto di Vittorio Pozzo apparso su La Stampa il giorno dopo
[5] “I cazzotti e i calci negli stinchi non sono mancati sia nel primo che nel secondo tempo” (La Stampa, 4 giugno 1937) “I giocatori viennesi non seppero reagire che violando largamente le regole del gioco leale”, se l’arbitro fosse intervenuto a tempo “avrebbe evitato all’irascibile Sesta le ridicole provocazioni che prodigò ai suoi avversari, a Adamek di lanciarsi sull’ala sinistra inglese per colpirla con la testa […] Jerusalem pensò troppo, come Sesta e Molzer, a mettere fuori combattimento i suoi avversari” (Enzo Arnaldi su Stampa Sera del 7 giugno 1937, riprendendo quanto scritto da L’Auto).