Storia dei risultati internazionali delle Nazionali africane. 5° puntata: Minicopa 1972, Coppa d’Africa 1976-1982, Mondiali 1978
The facts proved we were right. The
participation of 6 teams (out of 24)
from developing countries […] in a footballing sense
has undeniably enriched this World Cup
João Havelange, Prefazione al report FIFA su Spagna ’82
Per celebrare il 150° anniversario dell’indipendenza dal Portogallo il presidente della Federcalcio brasiliana João Havelange, che prima da nuotatore e dopo da pallanuotista aveva anche avuto l’onore di rappresentare il suo paese alle Olimpiadi, ha deciso di fare le cose in grande e si è inventato una Minicopa, una specie di Coppa del Mondo formato ridotto. Che poi tanto ridotto non è visto che dura un mese e sono addirittura venti le squadre coinvolte, a fronte delle sedici che di lì a due anni parteciperanno alla vera Coppa del Mondo in Germania Ovest. Venti rappresentative provenienti da -quasi- tutte le confederazioni. C’è, infatti, l’Iran, c’è una squadra della CONCACAF formata soprattutto da honduregni e haitiani e c’è anche una selezione della CAF.
I dati dicono che l’11 giugno 1972, per affrontare l’Argentina ad Aracaju, scendono in campo un tunisino, un senegalese, due algerini, due egiziani, un camerunese, un guineano, un ivoriano, un congolese e un ghanese e che la squadra africana arriva quarta nel suo girone a cinque, togliendosi lo sfizio di battere 3-0 la Colombia grazie a un gol dell’ivoriano Pokou e a una doppietta del camerunese Tokoto.
Il fatto rilevante, però, è un altro: Havelange è in campagna elettorale, vuole scalzare l’inglese Stanley Rous dallo scranno di presidente della FIFA alle elezioni successive, in programma per il 1974. L’occhio di riguardo verso «i paesi emergenti, calcisticamente parlando» ha dunque un fine neanche troppo nascosto. Do ut des, come si suol dire. E, infatti, al congresso del 1978 il buon João, da presidente della FIFA, avrà il piacere di annunciare che, a partire da Spagna ’82, ventiquattro Nazionali parteciperanno alla fase finale del Mondiale e due di queste saranno africane, il doppio di quelle ammesse fino a quel momento.
Ma prima di parlare di quel Mundial, meglio riavvolgere il nastro e riprendere il filo del discorso lì dove lo avevamo interrotto,
Due anni dopo la disastrosa esperienza dello Zaire in terra di Germania è di nuovo tempo di Coppa d’Africa, la decima della serie. Per la fase finale, che si disputa in Etiopia, si sperimenta una modifica: due gironi da quattro, passano le prime due di ciascun gruppo che confluiscono in un nuovo girone a quattro in cui tutti ripartono da zero. La conseguenza è che il Marocco ottiene la vittoria finale… pareggiando. Il gol di Baba che all’86’ sancisce il definitivo 1-1 con la Guinea impedisce proprio a quest’ultima di vincere. La formula del secondo girone al posto della finale secca comunque non piace e non verrà più riproposta.
L’edizione successiva cade nell’anno del Mondiale argentino. Qualificazioni alla fase finale della Coppa d’Africa, in programma in Ghana, e qualificazioni CAF per la Coppa del Mondo si sovrappongono. Da queste ultime emerge la Tunisia che batte nel girone finale a tre Egitto e Nigeria, grazie soprattutto a una vittoria esterna per 1-0 colta a Lagos. I tunisini sono protagonisti anche in Coppa d’Africa, ma non perché riescono a centrare l’accoppiata qualificazione Mondiale e Coppa e a ripetere, così, quanto fatto dallo Zaire tra il 1973 e il 1974. Il motivo è ben più prosaico o, al contrario, la citazione è ben più ricercata: i tunisini emulano infatti la Cecoslovacchia del 1920 e si ritirano dal match per il terzo posto contro la Nigeria dopo che l’arbitro convalida il gol dell’1-1 siglato dal nigeriano Mohamed. Le Aquile di Cartagine rimediano così una squalifica dalle competizioni CAF per due anni, cosa che, però, non impedisce loro di andare al Mondiale e di ottenere la prima vittoria per una squadra africana in una partita della fase finale: 3-1 in rimonta sul Messico il 2 giugno 1978 a Rosario con gol di Kaami, Gommich e Dhouieb. La sconfitta per 1-0 contro la Polonia (gol di Lato) pregiudica il passaggio del turno: la Tunisia, infatti, fa soffrire la Germania Ovest di Rummennigge e Hansi Müller, strappa un ottimo 0-0, ma per andare avanti avrebbe avuto bisogno di un successo.
Eravamo rimasti in debito dell’esito della Coppa d’Africa del 1978. A vincere sono le Black Stars padrone di casa che in finale si impongono 2-0 con doppietta di Afriyie sulla sorprendente Uganda di Omondi. Strano destino quello del Ghana, almeno fino al 2006: fortissimo in Coppa d’Africa, mai qualificato al Mondiale. Al primo turno delle eliminatorie che valgono il pass per Spagna ’82 i ghanesi neanche si presentano, ma nel 1982 arriva puntuale la loro quarta vittoria continentale. La manifestazione si tiene in Libia, che da paese ospitante ha finalmente l’opportunità di partecipare a una fase finale. I libici arrivano fino in fondo, battono 2-0 la Tunisia nella fase a gironi, 2-1 lo Zambia in semifinale e portano il Ghana fino ai rigori. È la prima volta che una Coppa d’Africa viene decisa dal dischetto, molte altre ne seguiranno.
In mezzo alle due vittorie delle Black Stars c’è il primo successo della Nigeria che a Lagos il 20 marzo 1980 batte in finale 3-0 l’Algeria. Mattatore dell’incontro è Segun Odegbami autore di una doppietta che porta a cinque lo score dei gol fatti nell’intera manifestazione, a tre lunghezze dal record dell’attaccante ivoriano Laurent Pokou che nel 1970 era arrivato a otto.
Quel 20 marzo in campo scendono anche Lakhdar Belloumi, dal primo minuto, e Rabah Madjer, a partire dal 66′. I due, che vinceranno, rispettivamente, nel 1981 e nel 1987 il Pallone d’oro Africano, saranno i grandi protagonisti del 2-1 sulla Germania Ovest due anni più tardi al Mondiale spagnolo. Certo in terra iberica le combinazioni, gli accordi e le marmellate lasceranno fuori gli algerini dalla seconda fase, nonostante due vittorie su tre partite. Anche il Camerun se ne tornerà a casa pur avendo destato grande impressione e impattato tre partite su tre.
In compenso dopo Spagna ’82 cambierà per sempre il modo con cui il mondo del calcio guarderà al continente africano. Almeno per quanto riguarda il dato tecnico. Ché per le opportunità elettorali era già cambiato da un po’.
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