Un commissario tedesco che guida la Grecia a una vittoria austera
è una novella scritta da De Amicis in viaggio per Francoforte con un treno ad alta velocità.
Francesco Silvi
Quando la nazionale ellenica si presenta ai blocchi di partenza del campionato Europeo 2004 ha al suo attivo ben poco: una partecipazione alle fase finale di un Europeo (nel 1980, quarta nel gruppo A dopo due sconfitte e un onorevole pareggio con la Germania) e una sola disastrosa partecipazione a un mondiale (USA 1994, tre sconfitte, zero gol fatti e 10 subiti).
Che la Grecia non sia, però, la vittima sacrificale lo capisce subito il Portogallo, padrone di casa e grande favorito del torneo, sconfitto 1-2 nella partita inaugurale. Ben disposti in campo da quella vecchia volpe di Otto Rehhagel, gli ellenici vanno in gol col panchinaro interista Karagounis e con Basinas su rigore prima di subire al 3′ di recupero l’inutile gol di Cristiano Ronaldo.
E che la Grecia abbia anche la fortuna dalla sua lo capisce la Spagna: nello scontro diretto viene raggiunta dall’unico tiro in porta, un sinistro di Charisteas che a Brema spesso scalda la panchina, e tre giorni dopo si trova con le valigie in mano per lo 0-1 subito dal Portogallo e per un gol di Vryzas alla Russia che non evita ai greci la sconfitta, ma permette loro di passare il turno per il rotto della cuffia.[1]
Grecia ammessa alla fase a eliminazione diretta. Sembra impossibile, ma il bello (non del calcio) deve ancora arrivare. Francia nei quarti, Repubblica Ceca in semifinale e di nuovo Portogallo in finale vengono tutte sconfitte 1-0. I galletti e i lusitani un po’ se lo meritano, i cechi proprio no.
I greci sia nei quarti che in finale irretiscono come d’abitudine gli avversari nel primo tempo e poi passano con un colpo di testa del solito Angelos Charisteas nella ripresa. Contro la Francia il cross dal fondo è di Zagorakis, poi eletto miglior giocatore del torneo, in finale il corner da cui nasce il gol vincente è battuto da Basinas. La Francia, una volta sotto, non reagisce, il Portogallo in finale invece crea qualche azione, meriterebbe forse il pareggio perché la Grecia non mette quasi mai il naso oltre il centrocampo, ma l’emozione più forte a Nikopolidis la fa provare un solitario invasore con la maglia del Barça che dribbla Figo e si tuffa in rete.
Il vero furto di questa ricetta di austerity greca con firma tedesca è, però, la semifinale contro i cechi. Rosický colpisce la traversa dopo pochi minuti, Nikopolidis salva la porta un paio di volte e poi Katsouranis porta a termine la sua opera azzoppando definitivamente capitan Nedvěd. Dopo l’intervallo la Repubblica Ceca prova lo stesso a giocare a calcio, ma Baroš e Koller sotto porta non sono concreti. Così al 105′ arriva la beffa: su angolo dalla destra Traianos Dellas, panchinaro della Roma, anticipa tutti e chiude di testa in rete sul primo palo il primo e unico silver gol della storia.
Tre gol fatti, tre vittorie in tre partite e la cenerentola Grecia è sul tetto d’Europa, ancor più a sorpresa della Danimarca nel 1992. Atene è in festa. Un miracolo che sta però al bel calcio come la ben nota ricetta economica di austerity greca su firma tedesca sta alla democrazia partecipativa.
federico
——————————————————————-
[1] Classifica finale Gruppo A:Portogallo 6, Grecia e Spagna 4, Russia 3. Si qualificano alla fase successiva Portogallo e Grecia (a parità di punti nello scontro diretto e a parità di differenza reti, per maggior numero di gol fatti)