Si dice che nessuno sia profeta in patria, ma la regola non vale certo per la Coppa Latina: cinque delle otto edizioni sono vinte dal club del paese organizzatore e le due vittorie del Milan nei tornei italiani del 1951 e del 1956 non costituiscono certo l’eccezione.
Quella del 1951 è la terza Coppa Latina ad essere assegnata. Le sedi scelte per ospitare le partite sono Milano e Torino. La prima semifinale si disputa il 20 giugno a San Siro. Di fronte il Milan (in una inconsueta camicia azzurra) e l’Atletico Madrid. I padroni di casa vengono da una stagione entusiasmante, con uno scudetto vinto a suon di gol, soprattutto grazie al devastante trio svedese, il Gre-No-Li. In estate, tuttavia, è arrivata anche una promettente ala sinistra veneziana di 21 anni: Mario Renosto, detto Toceto (traducibile pressappoco con “Sughetto”) perché considerato una buona forchetta.[1]
In campionato Toceto ha messo a segno cinque reti, nulla in confronto alle 34 di Nordahl, o alle 17 di Annovazzi. Eppure, quel lontano 20 giugno, Renosto firmerà una tripletta che annienterà i madrileni. Il 4-1 finale porta poi le firme del Pompierone svedese e di Carlsson, suo connazionale, unico marcatore ospite. La prima rete al 18’, è frutto di una fuga solitaria di Renosto conclusa con freddezza davanti al portiere. Il raddoppio, dopo appena quattro minuti, è di Nordahl, ancora su invito della giovane ala veneta. All’8’ della ripresa arriva il tris: diagonale di Renosto che batte l’incerto numero uno spagnolo. Dopo la rete spagnola al 70′,.chiude ancora lo scatenato Toceto a un quarto d’ora dal termine con un gran tiro al volo.
Le attenuanti principali della formazione allenata da Helenio Herrera sono la condizione approssimativa, vista la conclusione da oltre un mese del campionato iberico, e l’assenza di Ben Barek, probabilmente il più forte giocatore in forza all’epoca ai colchoneros. Tuttavia, anche El Mundo Deportivo celebra la superiorità del Milan ben evidenziata dal risultato finale e scrive: “gli italiani giocarono molto meglio degli spagnoli e nel secondo tempo si dedicarono a realizzare un gioco che si potrebbe definire accademico”.
In finale la compagine rossonera, allenata dall’ungherese Czeizler, si trova opposta ai francesi del Lilla che hanno eliminato i campioni di Portogallo dello Sporting Lisbona dopo lo spareggio (la prima gara, il 21 giugno a Torino, si chiude sull’1-1; la ripetizione del giorno dopo vede il successo dei transalpini per 6-4 dopo i supplementari). Il 24 giugno a San Siro, colpito da un violento acquazzone nella prima metà della gara, non c’è storia. Il Milan è più forte, più in forma e più riposato. Il roboante 5-0 finale porta le firme di Nordahl (tripletta), Burini e Annovazzi. L’avvio però è sofferto. Gli ospiti colpiscono una traversa con Vincent, prima che Nordahl, in cinque minuti, indirizzi con una doppietta la coppa sulla via di Milano. Al 32’ il vantaggio con una stoccata da pochi passi; al minuto 37 il raddoppio con un bel mancino dopo uno scambio con Gren. C’è addirittura il tempo per il tris, prima dell’intervallo: a siglarlo è Burini con un preciso diagonale rasoterra dopo un’azione personale (39’). Nel secondo tempo le altre due reti: la terza personale di Nordahl, ancora frutto di opportunismo (21’), e il 5-0 di Annovazzi con un colpo di testa (24’). I rossoneri alzano al cielo di Milano la coppa, mentre il terzo posto va all’Atletico Madrid che supera lo Sporting 3-1 nella finalina torinese.
L’altra Coppa Latina disputata in Italia è la settima, quella del 1956. La Fiorentina, vincitrice del suo primo scudetto, lascia l’organizzazione al Milan giunto secondo in campionato a distanza siderale (12 punti!). I viola, infatti, preferiscono partecipare alla seconda edizione della Coppa dei Campioni nel 1956/57 e fanno bene visto che verranno battuti solo nella finalissima dal Real Madrid al Santiago Bernabéu.
Si gioca all’Arena Civica di Milano dal 29 giugno al 3 luglio. Oltre al Milan partecipano i campioni di Francia del Nizza, quelli di Spagna dell’Athletic Bilbao e i vice-campioni di Portogallo del Benfica, venuti a sostituire il Porto, anch’esso più interessato alla Coppa dei Campioni della stagione successiva. La prima semifinale, il 29 giugno, vede di fronte i padroni di casa e le aquile lusitane. Il Milan ha appena salutato Gunnar Nordahl e la sua colonna difensiva, Omero Tognon. Eppure si dimostrerà superiore rispetto alle pretendenti alla coppa. Merito soprattutto di uno Schiaffino in grande spolvero (tre reti per lui), di un giovanissimo Osvaldo Bagnoli e di Giorgio Dal Monte, arrivati da un annetto circa (Dal Monte peraltro disputerà, contro l’Atletico Bilbao, la sua ultima gara a Milano).
Il primo tempo contro il Benfica è piuttosto agevole: il vantaggio di Mariani al 18’, appoggio comodo su cross di Frignani, viene bissato dal raddoppio di Schiaffino al 40’, colpo di testa dopo una traversa colpita da Dal Monte. Stando alle cronache il parziale poteva essere anche più pesante. La rete di Coluna, all’8’ della ripresa, è illusoria, poiché gli uomini di Puricelli si riportano a più due dopo soltanto quattro minuti: punizione di Radice e girata vincente ancora di Schiaffino. I lusitani hanno il merito di non demordere e accorciano ulteriormente al minuto 20 con una botta da fuori di Caiado, ma il match è definitivamente chiuso sette minuti più tardi grazie al 4-2 firmato da Bagnoli. L’inviato del Corriere dello Sport, Angelo Garavaglia, sintetizza così la vittoria rossonera: “Il compito dei rosso-neri è stato forse più facile del previsto in quanto la squadra avversaria alla prova dei fatti si è dimostrata troppo vulnerabile in difesa e talvolta inefficiente all’attacco”.
Il giorno successivo, sabato, l’Athletic Bilbao liquida con un 2-0 i francesi del Nizza, guadagnando l’accesso alla finale. Il 3 luglio è il giorno delle finali. Il terzo posto va al Benfica, che si impone per 2-1 ai supplementari sul Nizza in maniera beffarda: al vantaggio francese di Milazzo (102′), rispondono le reti portoghesi di Cavem (una splendida rovesciata) al 116’ e Aguas al 117’!
La finalissima termina, invece, 3-1 per i padroni di casa, ma per il Milan non è una passeggiata. Il solito Garavaglia descrive in questo modo l’andamento dell’incontro: “È stato un successo sudato (molto più di quel che possa indicare il punteggio di chiusura), acquisito dai rosso-neri in virtù di una superiore classe individuale e […] su di un avversario veloce, aggressivo, anche se non eccessivamente brillante nelle fasi conclusive”.
L’avvio ospite è deciso e l’Athletic va più volte vicino al gol. Il vantaggio è invece rossonero, anche se per la verità il Milan gioca in casacca bianca: angolo di Mariani, deviazione aerea di Schiaffino e conclusione al volo vincente di Bagnoli (22’). I due portieri, Buffon e Carmelo, si mettono in evidenza per alcuni interventi prodigiosi, ma al 33’ è il palo a fermare lo scatenato Arteche. Si va al riposo sull’1-0, immeritato. Il giusto pareggio arriva al 5’ della ripresa: su una punizione di Gainza si accende una mischia che Arteche risolve per l’1-1. A questo punto gli spagnoli paiono un po’ stanchi e il Milan ne approfitta. Al 35’ è Dal Monte che insacca con un preciso diagonale, mentre al 43’ tocca a Schiaffino chiudere la contesa con un colpo da biliardo a fil di palo. 3-1 e il Milan deve far spazio in bacheca per la sua seconda Coppa Latina. Non ce ne saranno altre, ma non soffriranno molto tempo la solitudine. Anzi, a partire dal 1963 cominceranno ad essere affiancate da coppe ancor più prestigiose.
roberto
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[1] Mario Renosto dopo gli inizi nel Venezia, trascorse due buone annate nel Milan, prima di essere ceduto alla Roma nel 1952. Da questo momento la sua carriera cominciò a declinare. Morirà nel 1988, a soli 59 anni.