Anno calcistico 1989/90, Milan contro Napoli. Un copione già visto due anni prima, anche se sulla panca partenopea c’è Albertino Bigon e non più Ottavio Bianchi. Napoli avanti sin da subito, nonostante le bizze di Maradona che torna svogliato e sovrappeso dalle vacanze estive; Milan di Sacchi in ritardo, nonostante la campagna acquisti mirata a rinfoltire la rosa. Poi, a novembre, il 3-2 rifilato alla Juventus in rimonta dà la svolta al campionato dei rossoneri che non si fermano più. L’ 11 febbraio 1990 arriva l’aggancio al Napoli, grazie al 3-0 nello scontro diretto, due settimane dopo addirittura il +2, merito di una scampagnata al Flaminio (Roma-Milan 0-4) e della contemporanea vittoria dei cugini interisti 3-1 sul Napoli.

A marzo ritornano le coppe europee. Il Milan deve difendere il titolo di campione d’Europa, la squadra comincia a risentire dei troppi impegni ravvicinati e della fatica della rincorsa. Così incappa in due sconfitte consecutive, 3-0 a Torino contro Juventus e 1-3 nel derby con l’Inter. Il Napoli non ne approfitta, riduce il distacco di un solo punto e si porta a -1. Però, alla 30° giornata Diego Armando Maradona gli ridà fiducia, guidandolo alla vittoria nel 3-1 con la Juventus al San Paolo. Lo Bello del campionato arriva dopo.

8 aprile 1990, giornata numero 31. Si giocano Atalanta-Napoli e Bologna-Milan, due trasferte insidiose per le pretendenti al titolo. A Bologna si viaggia sullo 0-0, poi a pochi minuti dal termine tutto si tinge di giallo. Il non certo imprendibile tedesco Waas cerca un assist per Marronaro, Filippo Galli in scivolata anticipa l’attaccante bolognese e buca Pazzagli che riesce a smanacciare la palla solo dopo che questa ha passato la linea bianca, ma arbitro e guardalinee tacciono e il risultato resta invariato.
Il Milan tira un sospiro di sollievo, poi s’infuria vedendo in TV cosa è successo a Bergamo: inizio ripresa, Alemão è colpito alla testa da un oggetto, forse una moneta da 100 lire, il massaggiatore gli dice di star giù, Bigon lo sostituisce. C’è aria di 0-2 a tavolino e di aggancio che si materializza qualche giorno dopo con la sentenza della giustizia sportiva.

Intanto siamo arrivati alla giornata 33, la penultima, in programma Bologna-Napoli e Verona-Milan. La partita del Dall’Ara stavolta non ha storia: Careca, Maradona, Francini e in un quarto d’ora la pratica è archiviata. A Verona l’andamento è più incerto visto che gli scaligeri cercano una disperata salvezza. Il Milan, stanco e nervoso, riesce comunque a passare con Simone, ma nel secondo tempo scopre Rosario Lo Bello. L’arbitro, figlio d’arte, espelle nell’ordine Sacchi per proteste, Rijkaard per doppia ammonizione, Van Basten per spogliarello, Costacurta per disperazione. Nel frattempo per il Verona segnano Sotomayor (con il Milan in undici) e Davide Pellegrini (con il Milan in nove). Il finale recita Verona-Milan 2-1.

Verona, fatal Verona. Come il 20 maggio del 1973. Bigon c’era anche allora, aveva sofferto, vedendo il suo Milan andar subito sotto 3-0 contro il Verona già salvo, aveva anche segnato l’inutile gol del 5-3, aveva sperato fino all’ultimo nello spareggio, visto che anche Lazio e Juventus, seconde a -1, annaspavano, e si era disperato alla notizia che Cuccureddu all’88’ aveva completato la rimonta dei bianconeri all’Olimpico contro la Roma, poco prima che a Napoli il gol di Damiani spegnesse gli ultimi sogni Lazio.
Bigon c’è ancora, ma quella partita che diciassette anni prima gli aveva scucito lo scudetto dalla maglia ora glielo sta ricucendo sulla giacca: Napoli 49 punti, Milan 47. Tutto è tornato come prima nell’arco di tre giornate che il Milan non dimenticherà facilmente.

federico