Storia dei derby italiani di coppa: sesta puntata. Le finali di Coppa UEFA del 1991, del 1995 e del 1998

Quando c’era ancora la Coppa delle Fiere, era toccato tre volte alla Primera División spagnola. Curiosamente, Valencia, Real Saragozza e Barcellona si erano equamente divise i compiti: Valencia batte Barcellona nel 1962, Real Saragozza batte Valencia nel 1964, Barcellona batte Real Saragozza nel 1966, in rimonta. Poi era stato il turno della finale tutta inglese: 1972, prima edizione della Coppa UEFA, vittoria del Tottenham Hotspur sul Wolverhampton. E, infine, il successo dell’Eintracht Francoforte sul Borussia Mönchengladbach in una Coppa UEFA 1979/80 che aveva visto le squadre della Bundesliga monopolizzare le semifinali. Questi atti conclusivi gestiti “in proprio” non potevano essere considerati exploit singoli, perché erano arrivati in periodi in cui i club delle rispettive federazioni avevano conquistato con frequenza il terzo trofeo continentale in ordine di importanza1: erano state in tutto sei le vittorie spagnole nelle prime otto edizioni della Coppa delle Fiere; le squadre della First Division avevano poi vinto consecutivamente le ultime quattro Coppe delle Fiere e le prime tre Coppe UEFA; le compagini della Germania Ovest, infine, si erano portate a casa tre delle Coppe UEFA messe in palio tra il 1975 e il 1980.
Giocoforza, rovesciando il ragionamento, nel momento in cui, alla fine degli anni Ottanta, le squadre italiane cominciarono ad arrivare con molta più frequenza in fondo alla terza coppa europea e a ottenere successi (sarebbero stati otto in undici edizioni, tra il 1989 e il 1999), era lecito attendersi anche delle finali interamente targate Serie A.
Ebbene, in meno di un decennio ne arrivarono ben quattro, a partire da quell’incontro scontro tra Juventus e Fiorentina di cui si è già parlato a parte.

Il secondo derby tutto italiano in finale vide protagoniste, a una stagione sola di distanza, Inter e Roma. I nerazzurri di Trapattoni erano già risultati vincitori di una sfida con una compagine di A (l’Atalanta all’altezza dei quarti), per la Roma era il primo derby in una coppa sotto egida UEFA. L’andata si giocò a San Siro, stadio in cui l’Inter aveva costruito il passaggio del turno in tutti i round precedenti2 e anche in quel caso ottenne bottino pieno senza subire gol. Dopo un primo tempo bloccato e avaro di emozioni, l’arbitro sovietico Spirin concesse la massima punizione ai padroni di casa per un intervento in ritardo di Comi su Berti: la sensazione era che l’ex viola era arrivato in equilibrio precario sulla palla messa dietro da Aldo Serena e che, sentitosi toccato, fosse andato giù. Insomma, rigori che al tempo si potevano dare e non dare. Fatto sta che Lothar Matthäus si presentò sul dischetto e portò i suoi avanti. Con la Roma frastornata, l’Inter affondò subito il colpo e raddoppiò con Nicola Berti ben servito da un cross rasoterra di Klinsmann, andato via ad Aldair sulla sinistra. Sul finire gli interisti sfiorarono anche il terzo gol, ma il vantaggio acquisito sarebbe stato sufficiente due settimane dopo. All’Olimpico i giallorossi di Ottavio Bianchi tennero in mano il pallino del gioco per lunghi tratti, ma solo in poche occasioni si resero davvero pericolosi (su tutte un palo esterno colto da Rizzitelli nel primo tempo); passarono, quindi, al minuto 81 grazie a Ruggiero Rizzitelli, il loro uomo migliore. Troppo tardi per impedire all’Inter di vincere la sua prima Coppa UEFA.

Molto diverso, molto meno equilibrato fu l’altro derby di finale che vide contrapposte l‘Inter e l’altra squadra della capitale, la Lazio, allora guidata da Eriksson. Era il 1998 e, per la prima volta, la competizione veniva assegnata in partita unica. Al Parco dei Principi di Parigi, dopo neanche cinque minuti, i nerazzurri di Simoni andarono in rete con Ivan Zamorano, pescato da un lancio di Zé Elias oltre la difesa avversaria, ma non in off side. Nel corso della ripresa arrivarono altri due gol, uno bellissimo del futuro uomo simbolo Javier Zanetti – violento destro al volo dal limite- e uno di Ronaldo -lanciato da Moriero, ma probabilmente in off-side. La Lazio, da parte sua, non diede mai l’impressione di poter riprendere il match in mano e il trofeo andò ai nerazzurri per la terza volta in sette anni.

All’appello manca solamente la sfida tutta italiana tra Parma Juventus che assegnò la Coppa UEFA 1994/95. L’andata, giocata al Tardini, vide i padroni di casa andare subito in vantaggio con una rete dell’ex Dino Baggio splendidamente lanciato da Zola. I bianconeri regalarono il primo tempo e poi si resero molto pericolosi nella ripresa, specie con Vialli che con un destro al volo esaltò i riflessi di Bucci. Il risultato rimase, però, di 1-0. Il ritorno, che la Juventus volle giocare a San Siro e non al Delle Alpi3, seguì la stessa falsa riga del secondo tempo del match di Parma: bianconeri alla ricerca del gol, che arrivò sul finire del tempo con un gran sinistro al volo di Vialli su lancio di Torricelli; gialloblù che ottennero il pareggio a inizio ripresa con il solito Dino Baggio, su cross da destra di Mussi; inutile forcing finale della Juventus e solo un gol annullato a Torricelli per fuorigioco giudicato attivo di Vialli. Il fischio finale consegnò la coppa al Parma di Nevio Scala, che la  alzò, dunque, “al cielo di” San Siro. Fatto curioso, visto che l’Inter, nonostante i tre successi inanellati tra il 1991 e il 1998, non ebbe mai questa possibilità e, anzi, la volta in cui, nel 1997, arrivò in fondo e poté giocare il secondo incontro in casa, vide festeggiare i tedeschi dello Schalke 04.

Puntate precedenti: Gli scontri europei tra Sampdoria e Bologna, Juventus-Verona, derby italiano in Coppa Campioni, Il Cagliari dove non te l’aspetti,  Tra Coppa UEFA ed Europa League: i derby che non hanno assegnato il trofeo, 2 maggio 1990: Una finale all’italiana
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