torino superga

Ieri alle 17 la squadra del Torino è felicemente arrivata a Lisbona dopo un viaggio aereo piuttosto periglioso, tra raffiche di vento e ondate di piovaschi

L’ultimo viaggio del Grande Torino inizia così. L’articolo che dalle colonne de La Stampa il 2 maggio 1949 annuncia l’arrivo dei granata a Lisbona è a firma dell’inviato speciale, Luigi Cavallero, e ne lascia trasparire la paura provata in quel “periglioso” trasporto. È il presagio del triste destino che di lì a due giorni attende tutti i protagonisti di quella trasferta, Cavallero compreso.[1]

I granata sono a Lisbona, ospiti del Benfica, per disputare un match in onore di Francisco Ferreira. Non è l’addio al calcio del capitano dei biancorossi e della nazionale portoghese, è semplicemente un incontro internazionale di alto livello, un modo per i granata di saggiare il calcio portoghese in vista dell’impegno che avranno in Coppa Latina contro lo Sporting Lisbona.
O, forse, è un modo per suggellare l’amicizia tra il presidente del Torino, nonché dirigente federale, Ferruccio Novo e lo stesso Ferreira, un’amicizia nata qualche mese prima in occasione di un’Italia-Portogallo giocata a Genova. Anche se Novo a Lisbona non c’è perché è a letto con l’influenza.[2]
Fatto sta che la gara è una vera amichevole, priva di tatticismi e piena di reti, azioni offensive e belle parate. A spuntarla sono i lusitani per 4-3, anche se un gol (il 4-2 di Rogerio) è in netto fuorigioco, almeno a detta di Cavallero. Segue un penalty per il Torino, procurato da Valentino Mazzola e realizzato da Romeo Menti. Una rete inutile che rimarrà l’ultima.

Non ci è dato sapere se il viaggio di ritorno è difficile come quello d’andata. Sappiamo solo che all’arrivo a Torino, alle 17 circa del 4 maggio 1949, c’è pioggia, nebbia e visibilità scarsissima e che il trimotore Fiat G 212 con a bordo 31 persone non riesce a evitare la collina di Superga. In un attimo se ne vanno Bacigalupo, i fratelli Ballarin e Virgilio Maroso; Castigliano, Rigamonti e Grezar; Menti, Gabetto, Loik, Mazzola e Ossola; le riserve Fadini, Bongiorni, Schubert, Operto, Grava e Martelli; i due allenatori Erbstein e Livesley, il massaggiatore e tre dirigenti; Cavallero e altri due colleghi[3]; i quattro uomini dell’equipaggio. E tra questi il primo pilota, Pierluigi Meroni. Quasi a suggellare un ponte ideale tra Superga e la tragedia che colpirà il Torino Calcio diciotto anni dopo.

federico

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[1] In un articolo del 4 maggio Cavallero rincara la dose definendo ironicamente “emozionante” il viaggio d’andata. 
[2] Ci riferiamo a Italia-Portogallo 4-1, del 27/2/1949, in cui all’iniziale gol di Lourenço risposero solo nella ripresa i granata Menti, Mazzola e Maroso e il doriano Carapellese (autore del 2-1).  
[3] Sono Renato Tosatti, padre di Giorgio, e il fondatore di Tuttosport Renato Casalbore. Niccolò Carosio, la voce del calcio alla radio, non è andato a Lisbona per assistere alla cresima del figlio. All’ex ct della Nazionale e giornalista Vittorio Pozzo, invece, lo stesso Torino ha preferito Cavallero. Il presidente del Torino Novo, del resto, fa parte della Commissione Tecnica Federale che a inizio del 1949 ha sollevato Pozzo dall’incarico, reo di insistere sul “metodo” invece che puntare sul “sistema” (wikipedia)