Pasquale Bellomo, in una delle sue tante interviste che Mai dire Gol proponeva a profusione a inizi anni novanta, sentenzia: “Con l’evento di oggi il nome di Monopoli gira per l’Europa… partecipare alla Coppa Italia nazionale significa anche partecipare al campionato UEFA. Anche il Bari cinque anni fa è arrivato ai quarti di finale… una squadra di Serie C, significa che quasi quasi poteva arrivare ai vertici della Coppa UEFA”
Il presidente del Monopoli si riferisce probabilmente alla partecipazione dei suoi alla Coppa Italia 1988/89[1] e, pur ingigantendone con una goffa iperbole la portata, ricorda l’impresa che i cugini baresi riuscirono a portare a termine nell’annata 1983/84, quando riconquistarono la Serie B e arrivarono addirittura in semifinale nella coppa nazionale.
La squadra era quella che Maciste Bolchi in due stagioni avrebbe riportato in Serie A, 15 dopo la sua ultima apparizione avvenuta nel 1969/70. Da qui a pensare possibile la cavalcata che i baresi offrirono in quella Coppa Italia, però, ce ne passa. Soprattutto per il format che la manifestazione aveva allora: non sfide secche, in cui anche uno Spezia, arrivando al 120′ senza subire gol in un Olimpico deserto, può eliminare ai rigori una brutta Roma, ma un primo turno estivo costituito da un girone all’italiana con sei partecipanti e due promosse e, dagli ottavi, una fase a eliminazione diretta con partite di andata e ritorno.

Il Bari esulta dopo la vittoria a Torino (da La Stampa)

Il Bari esulta dopo la vittoria a Torino (da La Stampa)

Nel girone dei biancorossi le squadre sono equamente divise tra Serie A -Juventus e Lazio-, Serie B -Perugia e Catanzaro- e Serie C1 – Taranto e, appunto, Bari. Il Bari vince solo in casa degli jonici e riesce a strappare quattro pareggi alle altre squadre di categoria superiore. La brutta partenza della Juventus, sconfitta a Perugia, e lo scivolone della Lazio a Taranto finiscono per favorire i biancorossi, che chiudono con gli stessi punti della Juventus, ma secondi per differenza reti, e con un punto in più di Perugia, Lazio e Catanzaro. Il sorteggio, ottuso, rimette di fronte Bari e Juventus per gli ottavi e stavolta arriva l’impresa. A Torino l’8 febbraio 1984 un errore al 27′ di Claudio Gentile permette a Cavasin di imbeccare Messina per l’inatteso 0-1. Scirea, su assist di Platini, riporta le sorti in parità, ma al 90′ il capitano Antonio Lopez fissa il risultato sull’1-2. Ci sono, però, ancora novanta minuti da giocare e i bianconeri detentori non possono certo farsi buttar fuori da una squadra di C1, pur se ben messa in campo. Al 90′ della partita di ritorno i supplementari sembrano all’orizzonte, quando l’arbitro Redini di Pisa accorda al Bari un rigore, il secondo della giornata, per un intervento di Scirea su Lopez. Qualche dubbio sul fallo, poi dal dischetto lo stesso Lopez segna il 2-2 e manda i suoi ai quarti.

Il sogno continua agli inizi di giugno grazie a una doppia vittoria sulla Fiorentina, appena classificatasi terza in campionato:[2] al della Vittoria uno spettacolare colpo di testa dal limite di Messina apre le marcature, Oriali pareggia a fine primo tempo e poi Galluzzo sempre di testa sigla il 2-1 finale; a Firenze il vantaggio iniziale dei viola viene, invece, ribaltato dai gol di Guastella e Acerbis.
In semifinale, di fronte al Verona di Bagnoli che l’anno dopo vincerà lo scudetto, il duro risveglio. Al Della Vittoria i padroni di casa colpiscono un legno e creano alcune azioni pericolose, ma sono nervosi, distratti e così sono i veronesi a vincere 1-2. Al Bentegodi non c’è storia e solo dopo la doppietta di Galderisi e il gol di Volpati arriva la rete della bandiera, segnata da Messina.

Bocalon festeggia il gol decisivo in Genoa-Alessandria, 8vi 2014/15

Bocalon festeggia il gol decisivo in Genoa-Alessandria, 8vi 2014/15

La storia di quella incredibile stagione del Bari finisce così la sera del 16 giugno 1984. La statistica ricorda come già altre due volte la squadra pugliese fosse arrivata alla soglia della finale della coppa nazionale (nel 1939/40 e nel 1962/63), ma per comprendere la misura dell’impresa che portarono a termine i giocatori di Bolchi bastano questi altri dati: nessuna squadra semiprofessionista[3] aveva prima del 1984 raggiunto le semifinali e si è dovuto aspettare l’Alessandria e la stagione 2015/16 per rivederne una ai quarti di finale. Del resto la Coppa Italia, nonostante lo snobismo mostrato spesso dai grandi club, è da sempre molto classista: a parte la sporadica vittoria nel 1922 del Vado, militante nell’allora serie cadetta -la Promozione-, il successo finale è andato solo una volta a una squadra di B, che comunque si chiamava Napoli. Per il resto solo squadre di Serie A e appena cinque finali per compagini cadette.[4]
Giusto per avere un raffronto, nella F.A. Cup inglese, tra il 1920/21 e il 1979/80, per quattro volte la vittoria è andata a un club militante in Second Division e molto recentemente, nel 2014, lo Sheffield United dalla Third Division è arrivato a un passo dalla finale di Wembley.[5]

federico

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[1] Nella Coppa Italia 1988/89 il Monopoli è eliminato al primo turno, dopo cinque sconfitte in altrettanti match. La squadra pugliese ha partecipato anche alle edizioni 1985/86 e 1987/88: eliminazione al primo turno, ma due vittorie in entrambi i casi [su Taranto e Catania nel 1985; sul Cagliari ai rigori e addirittura a Marassi col Genoa nel 1987]
[2] Quarti, semifinali e finali furono giocate nel mese di giugno del 1984. Tanto l’Italia era fuori dagli Europei…
[3] Si intende partecipante, nella stagione considerata, né al torneo di massima serie, né al torneo cadetto
[4] Il Napoli nel 1961/62 batte la Spal 2-1. La Spal militava in A. Le altre finali delle squadre di B: Catanzaro 1965/66 (vince 1-2 a Torino con la Juventus in semifinale e perde 2-1 ai supplementari la finale con la Fiorentina), Padova 1966/67 (perde 2-1 in finale con il Milan), due volte il Palermo (nel 1978/79 e nel 1973/74, quando perde con il Bologna 5-4 ai rigori, dopo esser stato raggiunto sempre su rigore al 90′) e, infine, l’Ancona (1993/94, perde la doppia sfida con la Sampdoria)
[5] Per uniformità la statistica citata parte dal 1920/21, stagione in cui le squadre del Sud dell’Inghilterra andarono a costituire la Third Division della Football League. Le quattro vincitrici sono il West Bromwich Albion nel 1931, il Sunderland nel 1973, il Southampton nel 1976, il West Ham nel 1980. Lo Sheffield Wednesday nel 2014 ha perso in semifinale 5-3 contro l’Hull City dopo esser anche stato in vantaggio di un gol