I giovani con i capelli lunghi, la musica dei Beatles, la contestazione che invade le piazze. Gli special televisivi che parlano della fine degli anni sessanta iniziano tutti così, indipendentemente dal fatto che poi tratteranno della guerra del Vietnam, di Papa Paolo VI o delle Olimpiadi di Città del Messico: una carrellata di immagini fuori contesto, accompagnate da una vocina artefatta che sa insieme di nostalgia e maturità, quasi a suggerire che quanto successivamente narrato è un episodio incidentale slegato dal futuro e dal passato.
George Best che si fa fotografare circondato da donne in un negozio alla moda, un imperturbabile Nereo Rocco che allena i suoi, quattro capelloni olandesi con una maglia biancorossa su un prato verde. Anche la Coppa dei Campioni 1968/69 potrebbe avere la sua facile intro televisiva che darebbe poi al racconto una dimensione atemporale. E, invece, quella manifestazione ha una grande importanza diacronica, perché i processi innovativi, persino quelli legati alla sfera calcistica, hanno degli stadi intermedi fatti di imprese inaspettate, battute a vuoto e lezioni che serviranno in futuro. Il torneo annata 1968/69 è, infatti, il primo in cui l’Ajax e il calcio totale alla olandese si metteranno in mostra.
La Coppa Campioni è giunta ormai alla quattordicesima edizione, ma per le olandesi non c’è mai stata troppa gloria. I lancieri, in particolare, non sono mai andati oltre i quarti di finale e anche in questa occasione la strada sembra segnata visto che il Benfica di Eusebio passa ad Amsterdam 3-1 nella partita di andata. Allo Estadio da Luz, però, i biancorossi di Rinus Michels danno per la prima volta un saggio delle loro potenzialità: dopo 32′ sono in vantaggio per tre reti grazie a un gol di Danielsson e a una doppietta di Cruijff. Il gol di Torres al minuto 70 permette ai lusitani di guadagnarsi lo spareggio, che si disputa a Parigi quindici giorni dopo. Il 5 marzo 1969 la paura blocca tutti, poi ai supplementari arriva il crollo dei lusitani, che tanto somiglia a quello avuto in finale a Wembley l’anno prima: Cruijff beffa il portiere José Henrique con un tiro che non sembra irresistibile, poi Danielsson con una doppietta porta il risultato sul 3-0.
Gli olandesi cominciano a far paura e l’andata della semifinale conferma il loro momento travolgente: allo stadio olimpico di Amsterdam i cecoslovacchi dello Spartak Trnava sono battuti 3-0. Il dominio va al di là del punteggio, fissato da un gol di Cruijff su corta ribattuta, da una punizione di Swart e da un colpo di testa di Keizer. Ma l’esperienza ancora manca ai biancorossi dell’Ajax e al ritorno, che si disputa su un qualcosa più simile a un campo di patate che a un campo di calcio, rischiano di subire la clamorosa rimonta. Kuna segna due volte, poi è il portiere con la coppola Gert Bals a salvare in almeno due occasioni l’accesso alla finale di Madrid dove i lancieri sono attesi dal Milan.
26 maggio 1969. I rossoneri, già vincitori di una Coppa Campioni nel 1963 e di una Coppa Coppe l’anno precedente, hanno eliminato il Celtic ai quarti e il Manchester United in semifinale, ovvero i club trionfatori nelle ultime due edizioni della coppa, e non possono pertanto aver timore del debuttante Ajax. La squadra di Nereo Rocco ha tanta esperienza in più, un portiere- Cudicini- in grandissima forma, una difesa solidissima, un mastino come Giovanni Trapattoni e il golden boy Gianni Rivera a centrocampo, la classe di Kurt Hamrin e l’astuzia di Pierino Prati in attacco.
Il Milan ha però soprattutto il merito di partire fortissimo, impedendo che nei biancorossi l’emozione della prima volta si trasformi in entusiasmo. Pierino la peste colpisce il palo dopo pochi secondi, segna di testa su cross dalla sinistra di Sormani al 7′ e, smarcato da un tacco di Rivera, raddoppia con un gran destro dal limite dell’area al 40′. L’Ajax prova a tenere in mano il pallino del gioco e a innescare Cruijff. Il Milan si tiene il contropiede. Un po’ di pressing alto (inusuale a quei tempi) permette ai biancorossi un recupero a centrocampo e un lancio per Keizer che appena entrato in area è messo giù da Lodetti. Vasović segna il 2-1 al 60′, ma paradossalmente questo gol segna la fine dei lancieri. Il Milan sta meglio, corre di più e spinge di nuovo sull’acceleratore: tante occasioni, una persino per il Trap ma a segnare sono Sormani con un angolatissimo diagonale di sinistro e ancora Pierino Prati, a conclusione di una bella azione personale di Rivera che non riesce a scartare Bals, si defila sulla sinistra e poi crossa per la testa dell’accorrente attaccante.
Il 4-1 finale consegna al Milan la seconda Coppa Campioni. Prati sfiora il record di Puskas, che con la maglia del Real Madrid aveva rifilato quattro gol in finale all’Eintracht Francoforte nel 1960. E mentre i rossoneri festeggiano, Cruijff e soci stanno già meditando sugli errori fatti e stanno pensando alla rivincita. In futuro le cose per loro andranno decisamente meglio.
federico
Nell’immagine in evidenza: il portiere Bals a terra, Trnava 26/4/1969