Non dire gatto se non ce l’hai nel sacco. 10° puntata: Le remuntade del Barcellona e della Roma

Quando il Barcellona nel marzo del 2017 compì quella che è ormai passata alla storia come la remuntada, qualcosa mi spinse a non aggiungere un nuovo capitolo alla saga dedicata alle grandi rimonte. Eppure nella storia delle coppe europee una squadra in grado di sovvertire l’esito di una qualificazione dopo aver perso 4-0 in trasferta l’andata non c’era mai stata, anche se in Bayer Uerdingen-Dynamo Dresda del 1986 e in almeno altre tre occasioni la squadra che si sarebbe poi qualificata, si era trovata con l’obbligo di segnare cinque gol per passare il turno.1 A distanza di tredici mesi ho capito il perché di cotanta freddezza e ho allora deciso di colmare quella antica lacuna, provando a spiegare al tempo stesso cosa ci possa essere di più eccezionale.

Ottavi di Champions League 2016/17. Dopo l’andata, il discorso qualificazione sembra chiuso, perché al Parco dei Principi il Paris Saint Germain ha travolto il Barcellona grazie a una prestazione superlativa e ai gol di Di Maria, Draxler, di nuovo Di Maria e Cavani. L’unica cosa che lascia aperte le speranze dei catalani è il passato, ovvero l'”esperienza”, e qualcosa che chiameremo “blasone” e che vedremo cosa comporta. Il Barcellona è, infatti, abituata alle partite che contano e ha vinto la coppa ben quattro volte tra il 2006 e il 2015. Il Paris Saint Germain ha come miglior risultato una semifinale raggiunta nel 1995 e nella gestione Al-Khelaifi, nonostante le centinaia di milioni spesi, non è mai andato oltre i quarti. Per di più nelle sfide dentro o fuori contro i catalani ha sempre perso (quarti 2013 e 2015).
Morale, al Camp Nou vanno in scena tre partite, ma alla fine passa il Barça. Nei primi 50-60 minuti i padroni di casa partono a spron battuto e approfittano di gambe molli e confusione altrui. Suarez segna subito, poi arriva un’autorete di Kurzawa al 40′ e un rigore di Messi a inizio ripresa, che quando serve ci sta sempre bene. Conti alla mano i francesi sono comunque ancora in vantaggio e, trascinati da Cavani, cominciano finalmente a sfruttare le praterie che il Barça ora più stanco concede: arriva un palo, un gol e un’occasione divorata da Di Maria che avrebbe potuto chiudere il discorso. All’87’ il risultato è ancora 3-1, quando l’esperienza e il blasone di cui sopra scompaginano tutto. Neymar segna il 4-1 su punizione, il gioco riprende e i francesi perdono subito palla, lancio lungo e Suarez in corsa, toccato leggermente da Marquinhos, si butta a terra in area. Per l’arbitro tedesco Aytekin è di nuovo rigore e Neymar fa 5-1. Il gol di Sergi Roberto in mischia al sesto minuto di recupero è la ciliegina che completa la rimonta e segna la vittoria del più forte che ha dato tantissimo vantaggio all’avversario, poi lo ha ripreso e passato sfruttando al meglio tutti, ma proprio tutti i mezzi a disposizione. Come faceva il Real Madrid a metà anni ottanta in Coppa UEFA.

10 aprile 2018, di mezzo ci sono di nuovo i catalani. Vestono sempre i panni del più forte, ma stavolta partono hanno il risultato dell’andata dalla loro parte. Al Camp Nou la Roma ha perso 4-1 con un mix di cuore gettato oltre l’ostacolo, episodi sfortunati -leggi autoreti di De Rossi e Manolas- e dell’inevitabile scontro col blasone -leggi spinta in area di Semedo su Edin Džeko sullo 0-0 che al contrario sarebbe stato un penal claro. Anche per questo all’Olimpico è attesa una Roma che non si dia per vinta e, in effetti, al 5′ Džeko su lancio di De Rossi segna l’1-0 riaprendo subito il discorso qualificazione. Che, però, la serata che attende tifosi e appassionati sarà eccezionale, nel senso di non consueta, lo si comincia a capire nel corso del primo tempo e non perché i giallorossi travolgano sin da subito gli avversari, ma per l’esatto contrario.
Dopo il vantaggio, infatti, Eusebio Di Francesco dalla panchina comincia a predicare la calma: ha capito che con il cambio modulo effettuato rispetto all’andata, le due punte davanti e il centrocampo a cinque, la sua Roma sta facendo pian piano uscire dal gioco Messi e compagni. Il suo collega Valverde forse non si rende conto di quanto sta accadendo, incassa a inizio ripresa il 2-0 su rigore di De Rossi (fallo di Piqué su Džeko lanciato di nuovo in profondità e difensore che andava espulso e non solo ammonito, ma non importa) e continua a non effettuare cambi, disponendosi a difendere il vantaggio ormai esiguo e destinando il suo Barcellona pieno di stelle a prendere il terzo e decisivo gol di Manolas su angolo di Ünder a dieci minuti dallo scadere.
La reazione tardiva e veemente che segue ha le sembianze di Ousmane Dembélé che appena gettato in campo rischia di beffare Allison con un pallonetto dalla tre quarti. L’Olimpico è, però, destinato a vedere i propri benamini arrivare in fondo a questa impresa: la più debole ha rimontato sulla più forte e, invece di farlo mostrando i muscoli sin dall’inizio, lo ha fatto con intelligenza, astuzia e calma. Una cosa decisamente fuori dal comune.

Certo, è strano pensare che tale eccezionalità abbia rischiato di esser oscurata il giorno dopo da un ribaltamento ancor più incredibile. Infatti, un’altra italiana, la Juventus, è andata vicino a portare ai supplementari il Real Madrid dopo aver perso in casa 0-3 l’andata. Poi l’arbitro inglese Oliver in pieno recupero ha deciso di assegnare il rigore per un contatto Benatia-Lucas Vazquez quantomeno dubbio e, quindi, non meritevole di decidere una sfida così ricca di pathos. Questione di blasone e di esperienza…

federico

puntate precedenti: Rimonte in celluloide o a fumetti; Partite di Serie A vinte in rimonta: parte 1 (2011), parte 2 (2024); Rimonte in finali di Coppa Campioni o di Champions League; Rimonte in finali di Coppa UEFA o di Coppa delle Fiere; Qualificazioni “impossibili” Anni Ottanta; La rimonta del Metz a Barcellona; Una rimonta col trucco; La rimonta mancata; Una rimonta a tavolino
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