Storia dei derby italiani di coppa: quarta puntata. 1988-2015: Gli altri derby di Coppa UEFA/Europa League non disputati in finale
Ricordare i successi ottenuti in campo internazionale dalle squadre italiane di club tra la fine degli anni Ottanta del secolo scorso e i primi anni Duemila fa sempre un certo effetto. In quel periodo ci eravamo abituati a considerare quelle vittorie come qualcosa di inalienabile, che ci toccava di diritto perché la Serie A era “il campionato più difficile del mondo”, perché le nostre squadre erano superiori alle altre in quanto a tattica e tecnica e poi perché il Milan di Sacchi aveva mostrato come, contrariamente ai dettami del calcio all’italiana, si poteva anche andare a giocare al Bernabeu e pensare di tenere in mano il pallino del gioco.
I risultati ben più modesti ottenuti nei quindici-venti anni consecutivi suggeriscono che qualcosa allora ci sfuggiva: l’insostenibilità a lungo termine di quel circolo vizioso di ingenti spese fatte e debiti accumulati per accaparrarsi i migliori stranieri per società gestite dai loro presidenti come il gioiellino di famiglia in un mercato del calcio che si andava sempre più finanziarizzando e globalizzando e si stava aprendo ai molto più ingenti capitali russi, arabi, americani.
Ad ogni modo, se c’è un torneo che nel periodo d’oro era di proprietà esclusiva delle squadre italiane o quasi e che dopo ha, invece, visto i club di Serie A non arrivare quasi mai in fondo, questo è la Coppa UEFA/Europa League. Una tendenza che si riflette sul dato sui derby dei coppa: otto tra il 1989 e il 1998, di cui quattro in finale, uno in semifinale e tre ai quarti; due tra il 2000 e il 2021, uno valido per i quarti, uno per gli ottavi1. Questa particolare distribuzione delle sfide in base ai turni suggerisce di partire dai più recenti e meno importanti per poi andare più a ritroso, a ricordare gli incontri che in un certo senso stabilirono quale italiana avrebbe alzato la coppa.
I due derby di Europa League del periodo indicato hanno una protagonista in comune, la Fiorentina. In entrambi i casi ritrovarono sulla propria strada una ripescata dalla Champions League: la Juventus nella stagione 2013/14, la Roma l’anno dopo. Contro i bianconeri di Conte, le cose si misero bene allo Juventus Stadium: sotto nei primi minuti per un gol di Vidal, pareggiarono nel finale con una rete di Mario Gomez. Al ritorno, al Franchi, lo 0-0 che avrebbe qualificato i viola resse, però, solo fino al 71′, quando con una punizione delle sue Pirlo decise l’incontro. La Juventus staccò così il biglietto per la semifinale, ma non sarebbe andata più in là, sconfitta dal Benfica.
Curiosamente, il doppio confronto con la Roma agli ottavi del marzo 2015 ebbe un andamento perfettamente speculare, nel senso che l’1-1 al Franchi dell’andata sembrava avvantaggiare nettamente i giallorossi e, invece, all’Olimpico la Fiorentina di Montella vinse e anche con margine: nella prima metà del primo tempo le reti di Gonzalo Rodriguez su rigore, di Marcos Alonso su incredibile regalo di Skorupski e di Basanta di testa fissarono il risultato sullo 0-3. Anche quella Fiorentina non sarebbe, comunque, andata al di là della semifinale, nettamente sconfitta dal Siviglia che -immancabilmente- avrebbe trionfato anche in quella edizione del torneo2.
Veniamo, dunque, alle ben più corpose sfida di Coppa UEFA. Detto che delle due che coinvolsero il Cagliari a livello di quarti e semifinali nell’annata 1993/94 e che, di fatto, videro avanzare l’Inter verso la conquista del torneo ho già parlato, mi riservo in questa occasione di raccontare gli altri due derby che hanno offerto i quarti di finale. Per le finali ci sarà il giusto spazio, a partire dalla prossima puntata.
Il primo fu uno Juventus-Napoli e andò in scena proprio nella stagione 1988/89, quella in cui a livello europeo il cambio di passo delle squadre italiane divenne evidente e, non a caso, avrebbe visto i partenopei vincere quella Coppa UEFA. In campionato la squadra di Maradona, Careca e Carnevale era nettamente davanti ai bianconeri, come capitava già da tre anni, ma le partite dentro-fuori sono un’altra cosa e l’esperienza della Juventus poteva far pendere l’ago della bilancia dall’altra parte. In effetti, all’andata giocata al Comunale di Torino, la compagine guidata da Zoff partì forte e si assicurò nel primo tempo il doppio vantaggio, con un gran tiro al volo da fuori area di Bruno e un’autorete di Corradini.
Al San Paolo due settimane dopo c’era un tifo incredibile e, quando la nebbia dei fumogeni si stava per diradare, Laudrup lanciato da Rui Barros andò in gol. L’arbitro tedesco est Kirschen annullò, anche se sulla chiamata del guardalinee molti dubbi restano. Di fatto, da quel momento in avanti, il Napoli non concesse più nulla e prima dell’intervallo pareggiò i conti. Al 10′ una carica da dietro di Bruno su Careca fu giudicata irregolare e Maradona dal dischetto non si fece sfuggire l’occasione; al 45′ Alemão rubò palla a Massimo Mauro a centrocampo, servì Carnevale, che dal limite fece partire un tiro che batté nuovamente Tacconi. Il resto del match sembrò una lunga attesa dei calci di rigore col Napoli che provava a fare qualcosa in più e la Juventus che si chiudeva a riccio. Finché al 119′ sugli sviluppi di un corner, Careca crossò dalla destra e Alessandro Renica, toccando di testa in precario tuffo, mandò la palla a morire in rete. 3-0, la Juventus al palo, il Napoli in semifinale.
Due stagioni dopo il secondo derby italiano della storia della Coppa UEFA fu anche il primo tra due squadre della stessa regione: Atalanta e Inter. Sul campo pesante l’andata a Bergamo registrò poche emozioni e uno 0-0 che lasciava all’Inter le maggiori chance di qualificazione. Però, nel primo tempo, a San Siro, furono gli ospiti (che in panchina avevano Giorgi, un habitué di questi derby di coppa) a dare una migliore impressione e anche a segnare con Bordin, anche se giudicato in off-side. Intorno al quarto d’ora della ripresa salì, però, in cattedra l’uomo in più dell’Inter che si chiamava Lothar Matthäus: punizione da destra, testa di Aldo Serena e gol dell’1-0; punizione dai trenta metri, staffilata di destro e palla all’incrocio. L’uno-due mise al sicuro i nerazzurri milanesi da sorprese e li lanciò verso un altro derby italiano che sarebbe, però, valso la coppa.
Puntate precedenti: Gli scontri europei tra Sampdoria e Bologna, Juventus-Verona, derby italiano in Coppa Campioni, Il Cagliari dove non te l’aspetti
Puntata successiva: 2 maggio 1990: Una finale all’italiana