Viaggio tra le squadre che hanno chiuso imbattute un campionato di massima serie. 13° puntata: Uruguay e MLS
Nacional Montevideo contro Peñarol, Peñarol contro Nacional Montevideo. Si può riassumere così, in breve, la storia del calcio uruguayano che, prima di quello argentino e prima ancora di quello brasiliano ha visto la propria Nazionale laurearsi campione del Mondo. I due club, insieme, sommano più di cento titoli1 e hanno vinto campionati, alternandosi, qualsiasi fosse lo status dei giocatori (amateur o professionisti) e qualunque fosse il formato (europeo, fino al 1993, ovvero girone unico andata e ritorno, o sudamericano, dal 1994, ovvero apertura, clausura e spareggio tra le vincenti).
La scelta della Federazione di mantenere per tantissimo tempo un campionato di Primera División snello, con dieci-dodici squadre partecipanti e una ventina di partite a stagione, ha poi permesso alla dominatrice di turno di arrivare spesso in fondo senza perdere mai. Emblematico il confronto con quanto offerto, ad esempio, dal campionato scozzese, il più affine visto il dominio di due club sul resto della concorrenza: zero imbattute in Scozia dal 1899 al 1917, quattordici imbattute in Uruguay dal 1916 al 1978!
Chiaro, quindi, che invece di fornire un elenco minuzioso, ha più senso riassumere le imprese maggiormente degne di nota. Parto da quelle del Nacional: due campionati consecutivi vinti senza perdere mai (1916 e 1917), per un totale di 34 match, e percorso netto, 20 successi in altrettante partite, nel 1941. Per il Peñarol, da ricordare, invece, le 40 partite senza sconfitte tra il novembre 1963 e il dicembre 1965 e la serie ancor più lunga di 56 partite utili tra il settembre 1966 e il settembre 1969, con annessi titoli nazionali da imbattuta nel 1964, nel 1967 e nel 1968.
Meno imponenti dal punto di vista statistico, ma molto significative vista l’ingombranza dei due club dominatori, le imprese del Montevideo Wanderers (1931, 17 vittorie, 5 pareggi in 22 match e titolo nazionale conquistato) e del Danubio (Torneo Clasificatorio 2004, 12 vittorie, 5 pareggi, nell’anno in cui poi sarebbe arrivato il titolo2).
Di Argentina e Brasile si è già parlato, di Uruguay se ne è parlato adesso, si potrebbe, quindi, andare a vedere cosa hanno offerto i tornei nazionali di Paesi che hanno una linga tradizione calcistica come Messico, Perù, Cile o Paraguay. In realtà, di grandi imprese da ricordare, di serie significative di imbattibilità questi campionati non ne hanno offerte e allora, forse perché sono un po’ stanco di statistiche tutte simili, cerco qualcosa di diverso, sempre nel continente americano. Mi riferisco alla MLS, il campionato professionistico che riunisce club statunitensi e canadesi attivo dal 1996. Subito un chiarimento, qui di imbattute neanche a parlarne: chiudere con quattro (!) sconfitte la stagione regolare3 o non perdere per 18 partite di seguito4 possono essere considerati traguardi. Ma è proprio questo il dato: lo sport pro americano vive di equilibrio laddove il football stile europeo basa molto sull’egemonia e sulla capacità dei grandi club di ripetersi nel corso degli anni, se non addirittura dei decenni. Basti pensare che, mettendo inisieme la MLS Cup, che va a chi vince i playoff, e la Supporters’ Shield, che va a chi fa più punti nella regular season, nessuna squadra ha raggiunto la “stella”, ovvero i dieci titoli e siamo alle soglie della trenta stagioni disputate5; di contro, con il successo del Cincinnati nella Supporters’ Shied 2023 sono diventate 22 le franchigie ad aver vinto almeno un titolo. Giusto per fare un raffronto, tra Serie A e Coppa Italia, nel periodo 1996-2023 solo nove squadre hanno conquistato trofei (Juventus, Inter, Milan, Roma, Lazio, Napoli, Fiorentina, Parma, Vicenza).
Interessante, a questo punto, un parallelo… divergente tra MLS e gli altri campionati pro, che hanno provato o stanno provando a sfidare Premier League e compagnia in fatto di ingaggi per i giocatori e attrattività per gli sponsor e che offrono dinamiche alquanto diverse. La Super League cinese, ad esempio, ha vissuto tra il 2011 e il 2019 il dominio della Guangzhou Evergrande, guidata in panchina da Lippi, Scolari e poi Cannavaro: nove campionati vinti su dieci, due dei quali conclusi con una sola sconfitta al passivo (2013 e 2015) e, quindi, a un passo dall’imbattibilità.
La pandemia e la mancata crescita del movimento di base hanno fatto un po’ scoppiare la bolla “calcio cinese” dopo il 2020, tanto che, con aspettative altrettanto ambiziose, se non addirittura superiori, il posto della Super League cinese è stato rilevato dalla Saudi Pro League. Che dopo un’estate, quella del 2023, in cui ha fatto parlare di sé tutti i giorni per i campioni messi sotto contratto, ha visto l’Al Hilal dominare nettamente sulla concorrenza e segnare record su record. Cosa che -ahimé- richiede uno spazio a sé.
Nell’immagine in evidenza: Il Nacional batte il Peñarol e chiude il campionato del 1941 con tutte vittorie
Puntate precedenti: Italia (prima parte; 1913-1956); Italia (seconda parte; 1969-1992); Italia (terza parte; 2000-2012); Inghilterra e Scozia; Spagna, Francia e Portogallo; Germania e Austria; Belgio, Olanda e Svezia; La regina delle imbattute; ex URSS, Europa Orientale, Balcani; Le imbattute senza successo; Argentina; Brasile
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