Il giochino è semplice. Da tutte le finali di Coppa dei Campioni e di Champions cominciamo a levare quelle finite ai rigori, quella ripetuta del 1973, quella tragica del 1985 e quelle in cui l’ultima rete non ha cambiato l’esito del match. In tutte le altre andiamo proprio a vedere l’ultimo gol segnato che, per stringente deduzione, è stato decisivo e ha dato la coppa alla squadra che l’ha realizzato. Poi chiediamoci qual è stato “il più” in base agli aggettivi che ci vengono in mente.
Partiamo dal più veloce. Johnny Rep, in Ajax-Juventus 1-0 del 1973. La testata, che decide la finale di Belgrado e dà ai lancieri la terza coppa consecutiva, arriva al minuto numero 4. Curiosamente, anche il secondo gol più veloce a subirlo è la Juventus, esattamente dieci anni dopo: tiro dalla distanza di Magath al 9′ e la coppa va all’Amburgo.
Andiamo poi al più vecchio. 1956, prima edizione della Coppa Campioni, Real Madrid e Stade Reims sono sul 3-3 quando all’84’ Rial sotto misura realizza il gol che regala ai blancos la prima di cinque coppe consecutive. A proposito, anche la terza di queste coppe è decisa da un gol sul filo di lana: Gento, minuto 87, beffa il portiere milanista Soldancon un tiro che sembra innocuo.
Una papera, ma nulla in confronto a quella che regala Costa Pereira al Meazza nella finale del 1965. Piove a dirotto, la partita tra Inter e Benfica è ovviamente sullo 0-0, quando al 42′ Jair fa partire un tiro rasoterra dal limite senza troppe pretese. Il portiere portoghese si accovaccia in presa, ma la palla gli passa sotto le gambe ed entra in rete.
Dopo il gol più balordo, passiamo al più inatteso: Solskjær (Manchester Utd-Bayern Monaco, 1999) batte di una incollatura Juary (Porto-Bayern Monaco, 1986), ma in entrambi i casi è la rimonta finale a cogliere tutti di sorpresa. La palma del più contestato è, invece, difficile da assegnare. Ad esempio, il madrilista Mijatović ad Amsterdam nel 1998 parte da una posizione di off-side nell’azione che lo porterà al gol, ma in campo gli juventini non protestano.
Una menzione doverosa la merita Alan Kennedy, unico difensore autore di un gol su azione a poter partecipare al giochino. L’aggettivo giusto non ci viene, ma vale la pena ricordare la percussione con cui nel 1981 buca la difesa del Real Madrid e regala a pochi minuti dal termine il gol dell’1-0 al suo Liverpool.
Se poi vogliamo parlare di potenza, vengono in mente due punizioni, quella di Ronald Koeman del 1992 e quella di Franz Roth del 1976. Non rimane che fare un cenno all’astuzia e, visto che il gol di Ravanelli non può essere della partita, viriamo sul gol di Ove Kindvall in Feyenoord-Celtic Glasgow del 1970: è astuto il compagno di squadra che lo lancia, battendo velocemente una punizione dal cerchio di centrocampo, ed è astuto l’arbitro Concetto Lo Bello a non fermarlo, dando il vantaggio su un netto mani in area del difensore scozzese McNeill. Lo svedese del Feyenoord può così ricevere il lungo passaggio e scavalcare il portiere Williams con un pallonetto.
Abbiamo lasciato per l’ultimo il titolo più ambito, quello del gol più bello. Ma solo perché non credo ci siano dubbi a riguardo. Glasgow, 15 maggio 2002. Una palla alzata a campanile da Roberto Carlos dalla fascia sinistra, Zinedine Zidane che si coordina e dal limite dell’area con una girata di sinistro potente ed elegante al tempo stesso trafigge il portiere del Bayer Leverkusen Butt. Giusto, però, aggiungere che, senza le strepitose parate di Iker Casillas sul finire della partita, quell’incredibile gol di Zizou non sarebbe valso la coppa e, soprattutto, non avrebbe potuto partecipare al nostro giochino.
federico