Al nono tiro dal dischetto la parità finalmente si infrange: errore di Collovati e gol di Barmoš. Bene per i cecoslovacchi che salgono sul terzo gradino del podio, quattro anni dopo la vittoria di Belgrado ottenuta sempre ai rigori. Malissimo per gli azzurri padroni di casa che dall’Europeo giocato a pochi mesi di distanza dallo scandalo del calcio scommesse ci ricavano solo un quarto posto.
Centoventi minuti di gioco e poi una interminabile serie di calci di rigore. Abbiamo talmente fagocitato l’idea che in caso di parità al 120′ si decide tutto dal dischetto che una partita che non finisce mai sapremmo immaginarcela solo così. Ma la lotteria dei rigori resta pur sempre una cosa diversa dalla partita in carne e ossa: è come se, non riuscendosi a superare sul campo, i contendenti si stessero giocando la posta in palio a braccio di ferro o a birra e salsicce.
In effetti prima che qualcuno ci pensasse, le finali ancora in parità al 120′ di Campionati Europei o coppe europee venivano rigiocate due-tre giorni dopo. Allora una partita che dura più giorni va considerata più lunga di una che termina al diciottesimo rigore? Bayern Monaco-Atletico Madrid del 1974, finita 4-0 nel replay, è più infinita di Italia-Cecoslovacchia del 1980 solo perché è stata rigiocata? Poco convincente.
In fondo Italia-Spagna, Olimpiadi di Barcellona nel 1992, e Jugoslavia-Italia, Mondiali di Madrid del 1986, si avvicinano di più all’idea di finale infinita: tre, quattro coppie di tempi supplementari e poi un gol segnato a pochi secondi dallo scadere decide le sorti dell’intero torneo. Ma sono partite di pallanuoto e quindi non valgono.
Per trovare una finale internazionale prolungata a oltranza dopo il 120′ e decisa da un gol vero basta dribblare le attuali competizioni UEFA o FIFA e rivolgersi a una competizione che pochi conoscono, ma che è stata una antesignana della Coppa Campioni: la Coppa Latina.
È il 18 giugno 1950. Benfica e Bordeaux si sono già incontrate due giorni prima: 120′ di battaglia e 3-3 finale. I giocatori scendono in campo sapendo che non ci può essere un’ulteriore ripetizione. Al 120′ la situazione è però ancora in parità: 1-1. Bisogna andare avanti fino a che una delle due squadre non segna, una sorta di golden gol obbligato. Giocatori e spettatori cominciano a pensare che nulla schioderà il risultato dal pareggio, quando Julinho mette dentro un corner battuto dalla sinistra. Siamo al 146′ di gioco e la “più” infinita finale di coppa della storia può finalmente dirsi conclusa: Benfica batte Bordeaux 2-1.
In chiusura è però d’obbligo ricordare quella che non è stata una finale, ma in quanto a lunghezza e incompletezza non ha forse rivali. Torino e Legnano hanno bisogno di uno spareggio per decidere chi accederà alle semifinali del Torneo Settentrionale del campionato di Prima Categoria 1920/21. I granata passano al 14′ con Corrado, i lilla pareggiano con Sedano venti minuti dopo. Al 90′ è 1-1 e da regolamento si va avanti a oltranza. Al 158′ di gioco la situazione è ancora quella del 90′, ma in campo comincia a vedersi poco. L’arbitro sospende la partita per sopravvenuta oscurità, le squadre si accordano per il replay della partita, ma poi rinunciano e sono entrambe eliminate dal torneo. Tanta fatica per nulla.
federico