Pian piano diventerà Serie A. 21° puntata
In modo molto prosaico potremmo riassumere così: la FIGC diede un colpo al cerchio e uno alla botte. A far la parte del cerchio, nell’estate del 1912, erano state le piccole società, alle cui esigenze era venuta incontro la riforma Valvassori-Faroppa; la botte la fece, invece, una delle squadre più importanti del lotto, la Juventus, che proprio a causa di quella riforma si era venuta a trovare in una situazione molto spiacevole. Nessuna fretta, però: il ripescaggio dei bianconeri, 93 anni prima che lo scandalo Calciopoli ne sancisse la prima effettiva retrocessione, val la pena raccontarlo con la giusta dose di particolari.
Ai nastri di partenza della stagione 1912/13 la Juventus si presenta con un poco lusinghiero terzultimo posto ottenuto l’annata precedente nel girone ligure-lombardo-piemontese. La FIGC ha imposto gironi regionali da sei squadre, anche se alla fine Liguria e Lombardia e ne hanno fatto uno solo, invece dei due permessi; idem Veneto ed Emilia (e questo come vedremo avrà il suo peso). Le prime due in ciascuno dei tre gruppi vanno avanti e si giocano il titolo, ma la vera novità è che l’ultima retrocede in Promozione, la neonata serie cadetta. Conti alla mano la Pro Vercelli è di un altro pianeta, il Torino è superiore, il Casale è in ascesa e, quindi, arrivare alla fase interregionale è una chimera. Il Piemonte, che non ha mai battuto i bianconeri in partite di campionato, e la matricola Novara sono invece avversari abbordabili e, sfruttando la maggior esperienza, per la Juventus non dovrebbe essere complicato evitare l’onta dell’ultimo posto.
In teoria… perché già alla prima giornata il Piemonte passa 2-1 in casa dei bianconeri e qualche dubbio comincia ad affiorare. Arriva poi la sconfitta di Casale e una vera debacle nel derby. I granata vincono addirittura 8-0 allo Stadium della Juventus e La Stampa afferma che al portiere bianconero Pennano «va dato maggior merito, se la sconfitta non fu più grave». Il 3-3 di Novara alla quarta giornata vale il primo punto in classifica per entrambe le squadre e pone in leggero vantaggio la Juventus che al ritorno giocherà in casa quello che va già configurandosi come uno spareggio per non retrocedere.[1] Ma è il Piemonte a sparigliare di nuovo le carte: la terza squadra di Torino batte i bianconeri (3-1) nella prima di ritorno e poi perde miseramente 7-1 a Novara la settimana dopo. La Juventus prova a ottenere qualcosa dalla sfida col Torino, segna sei reti, ma non le basta perché i granata ne fanno nuovamente otto!
Così il 3-0 rifilato al Novara al nono turno vale solo l’aggancio. Manca solo una giornata, da giocare Il 23 febbraio 1913. La Juventus va a Vercelli e sperare di strappare un punto ai bianchi è pura utopia: Rampini-Corna-Rampini ed è 3-0. I novaresi, invece, giocano in casa il Casale e riescono «con un giuoco di difesa strettissimo a strappare il match nullo che assicura loro la permanenza in prima categoria». Uno dei football club che ha avuto grande merito nella diffusione del gioco ha, quindi, due piedi o quasi in Promozione. E adesso cosa si fa?
Primo si attende. L’anomalia dei due gironi aggregati deve essere risolta dalla Federazione, ma un gruppo interamente ligure non lo si riuscirebbe a fare neanche mettendo insieme Genoa, Andrea Doria e le tre società che hanno partecipato alla Promozione 1912/13. Così in ambiente FIGC si fa strada la proposta Baraldi-Baruffini: l’Italia settentrionale avrà gironi da dieci e non più da sei, la Liguria verrà abbinata al Piemonte, Veneto ed Emilia rimarranno insieme, la Lombardia correrà da sola perché ha abbastanza squadre che hanno animato il rispettivo girone della serie cadetta. Dunque in tutto 30 squadre invece di 18. Chiaro che in una situazione del genere le possibilità per la Juventus di riottenere la Prima Categoria crescono, ma ci vogliono anche gli appoggi giusti. L’ex attaccante dei bianconeri e ora dirigente federale Umberto Malvano a sorpresa li cerca in Lombardia[2], dove nel frattempo si è liberato un posto perché Lambro e Unitas si sono fuse e hanno dato vita alla A.C. Milanese. La soluzione proposta è laboriosa ma in sé geniale perché ad esempio non va a ledere ambizioni di società quali la Vigor di Torino. la Fratellanza Ginnastica Savonese o il Brescia, da alcuni anni alla ricerca di un posto in Prima Categoria: sei squadre piemontesi e quattro liguri daranno vita al girone ligure-piemontese, Novara e Juventus vengono spostate nel girone lombardo, mentre il Brescia finisce in quello Veneto-Emiiano.[3]
La proposta Malvano-Baraldi viene messa ai voti nell’assemblea federale del 24 agosto 1913. Trentatré i voti favorevoli, sette i contrari, nove gli astenuti. Alle 12 la seduta è sciolta e i bianconeri tirano un sospiro di sollievo. Sapranno far tesoro di questo scampato pericolo.
federico
Nella foto: la Juventus 1913/14
Puntata precedente: L’imbattibile Pro Vercelli; Puntata successiva: Sardi, Santamaria e il sottil morbo del professionismo
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[1] A dire il vero il Novara sul campo aveva conquistato altri due punti vincendo in casa del Piemonte alla 2° giornata. Però, a causa della posizione irregolare di un suo giocatore, al Piemonte era stata assegnata la vittoria a tavolino
[2] Su Calcio 2000, suppl. al n°36, che furono i dirigenti Zambelli e Monateri a trovare una possibile soluzione. Fu poi incaricato Malvano di prendere contatto con i fratelli Mauro, uno dirigente dell’Inter, l’altro vicepresidente della Federazione
[3] Più in dettaglio questa la composizione dei tre gironi.
Girone ligure-piemontese: Pro Vercelli, Casale, Torino, Piemonte, Genoa, Andrea Doria, già in Prima Categoria 1912/13; le neopromosse Alessandria e Liguria FBC; Vigor e Fratellanza Ginnastica Savonese, ammesse per allargamento di organico in qualità di seconde nei rispettivi gironi di Promozione 1912/13.
Girone lombardo: Inter, Milan, U.S. Milanese, Novara, già in Prima Categoria 1912/13; le neopromosse Nazionale Lombardia, Juventus Italia, A.C. Milanese; le ripescate Juventus e Racing Libertas; il Como, ammesso per allargamento di organico in qualità di quarto nel girone lombardo di Promozione 1912/13.
Girone veneto-emiliano: Vicenza, Hellas Verona, Venezia, Volontari Venezia, Bologna, già in Prima Categoria 1912/13; la neopromossa Petrarca; la ripescata Modena; Brescia e Udine, ammesse per allargamento di organico in qualità -rispettivamente- di settima e seconda nei rispettivi gironi di Promozione 1912/13. Il decimo posto non viene assegnato.
Per gli amanti delle sottigliezze: la quarta del girone lombardo di Promozione 1912/13 è l’Unitas e, quindi, non occupa un posto perché confluita nella A.C. Milanese; la sesta del girone lombardo di Promozione 1912/13 è l’Ausonia Pro Gorla, ma non è chiaro perché venga ripescato il Brescia -settimo- in sua vece.