Ci sono tanti motivi per ricordare la seconda semifinale di Spagna ’82, quella che decise chi tra Francia e Germania Ovest avrebbe affrontato al Bernabéu l’Italia dell’ormai scatenato Paolo Rossi. Scegliamo, però, quello peggiore.
Prima parte della ripresa, risultato sull’1-1. I tedeschi perdono palla a centrocampo, Platini se ne impossessa e lancia di esterno in profondità l’appena entrato Patrick Battiston. Il difensore del Saint-Étienne vede Toni Schumacher avvicinarsi minaccioso e prova un timido pallonetto che si spegne al lato della porta. Palla o non palla, il portiere tedesco ha però già deciso che la sua strategia consiste nel bloccare Battiston, anche se questi è in area. Arrivato così in corsa nei pressi del francese e accortosi che il pallone è già stato calciato, salta per intercettare un eventuale pallonetto e colpisce con l’anca in piena faccia l’avversario. Battiston stramazza a terra, l’arbitro olandese Charles Cover non ravvisa irregolarità, dà a Schumacher il beneficio dell’involontarietà e concede la rimessa dal fondo ai tedeschi. Peccato che il povero Patrick per quella ginocchiata “involontaria” avrà una vertebra fratturata, perderà due denti e rimarrà due giorni in coma.

Nel calcio di oggi un tale episodio avrebbe portato all’espulsione di Schumacher (e al rigore per la Francia), se non altro in nome della vigoria sproporzionata, fattore citato nel regolamento come discriminante per la condotta violenta. Nel calcio di allora no. Ne è riprova il fatto che lo scontro Schumacher-Battiston ricorda quanto successo qualche mese prima tra il portiere Martina e Giancarlo Antognoni nel corso della partita di campionato italiano tra Fiorentina e Genoa. Stessa dinamica, stessa decisione presa dall’arbitro (in questo caso niente meno che Casarin) e conseguenze ancor peggiori per il regista viola, che colpito alla tempia va in arresto cardiaco. Antognoni è salvato dal pronto intervento del medico sociale del Genoa e dal massaggiatore della Fiorentina e se la cava con una frattura alle ossa craniche, che non gli impedirà di tornare in campo prima della fine del campionato e di essere protagonista assoluto fino alla semifinale proprio in quel Mondiale spagnolo.

martina antognoniUna cosa che differenzia i due episodi citati, però, c’è: la reazione del portiere dopo il fallo commesso. Martina, vedendo Antognoni a terra, con gli occhi all’insù e la bava alla bocca, è colto da un rimorso pazzesco, teme per il peggio e solo le parole del viola Daniel Bertoni lo confortano e, in qualche modo, lo fanno sentir meno colpevole.
Schumacher capisce di averla fatta grossa, ma non si avvicina nemmeno a Battiston steso per terra. La telecamera lo inquadra mentre mastica un chewing-gum e fa dei passaggi con un suo compagno di squadra. Impaziente di rimettere la palla in gioco. L’arbitro, unico giudice che conti, lo ha del resto assolto e c’è una semifinale ancora da giocare e possibilmente vincere. Vuole rimanere concentrato.
Il prosieguo darà ragione a Harald Schumacher, detto Toni. Dopo una serie incredibile di colpi di scena, la qualificazione arriva dal dischetto ed è proprio il portiere a parare il rigore di Six, che riporta i suoi in parità dopo l’errore di Stielike, e quello di Bossis, che spiana la strada per la finale.
La “prodezza” di Toni è davvero il peggiore dei motivi per ricordare una delle più emozionanti partite che la fase finale di un Mondiale abbia offerto. Anche perché sbatte in faccia a quelli che ”My Game is Fair Play” e a quelli che del calcio amano i gesti tecnici, come a volte la “dote” che fa grande un calciatore sia la capacità di non voltarsi per guardare ciò che ci si è lasciati dietro. O per terra.

federico