Lo Stadio Olimpico di Atene è pieno zeppo di tifosi juventini venuti da ogni parte d’Italia. Le squadre entrano in campo e Nando Martellini al microfono RAI recita la formazione dei bianconeri come se fosse una formula magica che prelude a un sicuro successo: Zoff, Gentile, Cabrini, pausa; Bonini, Brio, Scirea, altra pausa e poi tutto d’un fiato Bettega, Tardelli, Rossi, Platini, Boniek. Di fronte, per quest’ultimo atto della Coppa Campioni 1983, c’è l’Amburgo campione di Germania. Ernest Happel può contare su giocatori importanti quali Kaltz, Hrubesch e Magath, ma contro la Juventus, che ha già fatto fuori i detentori dell’Aston Villa e i pericolosissimi polacchi del Widzew Łódź, la strada sembra segnata.

Pronti via e Bettega in tuffo di testa impegna severamente il portiere avversario Stein. Tutto come previsto? Proprio no: all’ottavo minuto Felix Magath prende palla sul fronte sinistro del campo, evita un goffo intervento di Bettega e dal vertice dell’area di rigore lascia partire un sinistro che a prima vista non sembra irresistibile. Dino Zoff però rimane fermo e la palla si infila alla sua sinistra. Come nelle sfide contro Olanda e Brasile al mondiale del 1978 i tiri da fuori sono letali per il portierone azzurro.

L’Amburgo è in vantaggio, mancano ancora 82 minuti ma per la Juventus la partita è già finita. I bianconeri incidono poco, Platini gira a vuoto e sono anzi i tedeschi ad andare vicino più volte al raddoppio prima che l’arbitro Rainea non fischi la fine. Sette anni dopo l’ultima vittoria del Bayern e tre anni dopo la finale persa a Madrid contro il Nottingham Forest, i biancorossi di Amburgo si trovano sul tetto d’Europa quasi senza accorgersene.

federico