Coppa d’Africa, protagonisti, partite, approfondimenti: Edizione 2023, puntata 1/3

La Coppa d’Africa del 2022 aveva vissuto momenti controversi, vedi gli scontri a Limbe mentre allo stadio stava per iniziare Mali-Tunisia, e attimi di vera e propria tragedia, vedi i morti per la calca ai cancelli dello stadio prima dell’ottavo di finale del Camerun padrone di casa. Niente, però, era stato più sgradevole a livello epidermico del siparietto che la Confederazione africana (CAF) aveva architettato per far sì che il capitano della squadra vincitrice (nella fattispecie Kalidou Koulibaly) alzasse il trofeo non in mezzo ai suoi compagni, ma in compagnia del presidente della nazione ospitante, il quasi noventenne Paul Biya, al potere in Camerun dal 1975(!).
Nella Coppa d’Africa 20231 non c’è stato bisogno di costringere i vincitori a omaggiare il capo del governo della nazione organizzatrice, quell’Alassane Ouattara cui lo stadio dove si è disputata la finale è dedicato. Non c’è stato bisogno perché l’ottantaduenne Ouattara è sceso in campo lui a omaggiare la sua Costa d’Avorio, trionfatrice dopo una serie di peripezie che, a confronto, sembra una passeggiata la complicata strada che a Euro 2016 tra ripescaggi, supplementari e rigori portò al successo il Portogallo: uno psicodramma diventato psicogioia collettiva bello da vivere e da narrare (e sapete quanto, a dispetto del nome, siamo in genere poco “romantici”!)

Il 22 gennaio, giorno della terza gara del girone A, gli elefanti padroni di casa erano praticamente fuori, distrutti dopo aver perso 4-0 contro la Guinea Equatoriale un incontro anche un po’ stregato, viste le due reti annullate dal VAR per off-side quando Nsue e compagni erano avanti di un solo gol. L’Alassane Ouattara come il Mineirão di Belo Horizonte dopo l’1-7 tedesco al Brasile: tutti a piangere, a partire dal viola Kouamé, che sentiva su di sé la responsabilità di aver fallito il gol del pareggio prima del tracollo finale. Le dimissioni del ct, il francese Gasset, arrivano, però, ancor prima che gli ivoriani siano matematicamente fuori. Nei tornei a 24 squadre c’è, infatti, il ripescaggio delle quattro migliori terze e -nonostante il pessimo score di 3 punti, 2 gol fatti e 5 subiti- negli altri gironi si è pareggiato così tanto che… alla fine un gol del marocchino Ziyech allo Zambia salva la Costa d’Avorio2.
Attenzione, però, la fortuna finisce qua: per tutto il resto del cammino gli ivoriani hanno dovuto recuperare altre situazioni disperate, ma l’hanno fatto con la testa e con il gioco e il grande merito è di Emerse Faé, vice di Gasset e ct dell’Under 23, chiamato a gestire la situazione dopo l’insperato ripescaggio.
Faé ha iniziato facendo fuori il capitano Kessié prima dell’ottavo con i campioni in carica del Senegal, salvo reinserirlo nel secondo tempo quando i leoni della Teranga hanno smesso di spingere nonostante il loro vantaggio fosse solo di un gol (1-0). E l’ex Milan e Barcellona, ora a svernare nella Saudi Pro League, si è fatto sentire in campo e ha avuto il merito di segnare il rigore dell’1-1, a tempo quasi scaduto, cui è seguito il successo nella serie dei tiri dal dischetto, inevitabile viste le facce che avevano i senegalesi al 120′.

Nei quarti, contro il Mali, il capolavoro tattico di Faè: in dieci per l’espulsione di Kossounou è passato a tre dietro, inserendo Singo, Boly e al contempo forze fresche sulla fascia. I maliani, che si erano visti parare da Yahia Fofana un penalty nella prima frazione, sono riusciti a passare lo stesso con un gran gol di Nené, ma hanno poi subito nonostante la superiorità numerica il ritorno della Costa d’Avorio. Che è andata in gol in chiusura di tempo regolamentare con il giovane esterno del Brighton Adingra e a fine secondo tempo supplementare con l’altro esterno Oumar Diakité.
Il reintegro a tempo pieno di Sebastien Haller ha fatto il resto: con il gioco, la fiducia in se stessi e la voglia di correre ritrovata, è risultata decisiva la presenza di una punta vera, di gran talento, seppure al 60-70% causa il recente infortunio al ginocchio e i postumi di una stagione passata a lottare contro il tumore diagnosticatogli a settembre 2022. Haller ha realizzato l’1-0 in semifinale contro la R.D.Congo (“tiro a voragine” a metà ripresa) e il 2-1 in finale contro la Nigeria (gol di suola su cross di un eccezionale Adingra a dieci minuti dal termine).
Un’ultima menzione per gli unici due reduci dall’ultimo successo ivoriano in coppa (2015): Serge Aurier, che da vero capitano si è presentato dal dischetto contro il Senegal e non ha sbagliato, e Max Gradel, che, incassata la fiducia del nuovo ct, ha offerto prestazioni via via più convincenti, nonostante le sue ormai 36 primavere.

Nell’immagine in evidenza il presidente ivoriano Ouattara e Max Gradel

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Edizioni precedenti: 2013, 2015, 2017, 2019, 2022