Finito (malissimo) un Europeo, ci si qualifica subito per un altro.
Alla fine ho deciso anche io di non sottrarmi alla tentazione di associare in un’unica frase quanto di buono fatto dall’Italia femminile di Andrea Soncin nelle qualificazioni per l’Europeo 2025 e quanto di orribile mostrato da quella maschile nella fase finale di Euro 2024. La scelta non prelude, però, a una narrazione bello/brutto del calcio tipo Mondiale 2019 (ricordate: l’Italia di Ventura non si era qualificata per Russia 2018 e allora -quasi- tutto lo Stivale s’innamorò della squadra di Bertolini che arrivò fino ai quarti di finale l’estate successiva). Il fatto è che, a qualsiasi livello si voglia affrontare la discussione, il football giocato e pensato dagli uomini e le sue istituzioni influenzano in modo sostanziale le scelte che vengono fatte in merito al calcio giocato dalle donne. A qualsiasi livello, FIGC, UEFA, FIFA. E ho volutamente usato il verbo “influenzare” perché, ovviamente, questa ingombrante presenza determina vantaggi e svantaggi.
Narrazione bello/brutto no, ma spazio alle cose belle sì.
Lo scorso anno, di questi tempi, le azzurre si stavano preparando al Mondiale, con Bertolini ancora al timone: il disastro contro Svezia e Sud Africa portò (giustamente) la FIGC a voler cambiare guida, anche se la scelta di Soncin fu accolta con molti dubbi, vista la scarsa esperienza nel calcio al femminile dell’ex attaccante di Ascoli e Atalanta. Invece, l’allenatore azzurro ha ottenuto risultati davvero incredibili in meno di dieci mesi e ha particolarmente colpito la sua capacità di coinvolgere tutte e di farle sentire o risentire dentro un progetto comune, al di là di chi scende in campo. Per l’ultima coppia di partite contro Paesi Bassi e Finlandia, ad esempio, le convocate erano 33!
Dopo il secondo posto nel girone di Nations League e il successo in casa della Spagna campionessa del mondo, l’Italia si è ripetuta nel girone a quattro che dava alle prime due il pass diretto per l’Europeo svizzero del 2025 e consegnava le ultime due a un complesso meccanismo di spareggi per determinare le altre sette qualifcate1. Una vittoria convincente con i Paesi Bassi all’esordio, uno scivolone in casa della Finlandia nell’unico match giocato con la testa altrove e poi due pareggi con la Norvegia, che stavano anche un po’ stretti, e uno in casa neerlandese, prima del largo successo 4-0 sulla Finlandia che è valso il primo posto in questo girone molto equilibrato e la qualificazione per la fase finale dell’Europeo 2025 con un anno d’anticipo.
Influencer.
Lo stadio Mario Druso di Bolzano ha, dunque, potuto festeggiare la qualificazione delle azzurre in un assolato tardo pomeriggio di piena estate. La soddisfazione per il traguardo raggiunto da una squadra che gioca e sembra felice non può far passare completamente in secondo piano tutto il resto.
Della pervicacia con cui Gravina e la FIGC perseguono la loro idea che le squadre femminili abbiano diritto al massimo a giocare negli stadi di città di media grandezza ne ho già parlato, facendo per di più confronti con quanto, invece, avviene a Londra e Barcellona. La scelta di giocare nell’impianto che ospita le partite casalinghe del Süd Tirol è sembrata, però, ancor più estrema: il Druso non ha le curve e raggiunge a stento i 5500 posti necessari per essere omologato come terreno di gara per partite di B; vista poi l’ubicazione geografica del capoluogo altoatesino, i circa 2700 presenti vanno considerati un bel risultato (il Süd Tirol ha avuto una media di 3890 spettatori nella stagione appena conclusa2).
La sensazione è che, però, la Federcalcio sia andata a cercare uno stadio in mezzo alle Alpi anche perché la UEFA aveva disposto che gli ultimi due turni di qualificazione di questi gironi preliminari si giocassero tra il 12 e il 17 luglio, quando, cioè, l’Europeo maschile era in via di conclusione o già concluso. Una finestra davvero anomala per partite di qualificazione riservate a Nazionali dell’emisfero Boreale3. Una collocazione che sembra anomala, fin quando non ci abitueremo a vederla usata con continuità. Un po’ come il caldo torrido di queste ultime estati, che anni fa era percepito come evento eccezionale.
Dall’edizione 2013, infatti, l’Europeo femminile vero e proprio si conclude a fine luglio o, addirittura, a inizio agosto, perché, quando si fanno i calendari, i posti migliori se le prendono le competizioni maschili (scelta giustificabile visti i maggiori interessi economici), ma al contempo si vogliono evitare sovrapposizioni. Altrimenti come fanno FIFA e UEFA a dire che hanno molto a cuore lo sviluppo del calcio giocato da donne? Mica lo hanno così a cuore da provare a rubare terreno al calcio maschile!
Con l’arrivo della FIFA Club World Cup a 32 squadre negli anni pre-Mondiale maschile, le cose per la UEFA e l’Europeo femminile si complicheranno. L’edizione svizzera del 2025 partirà lo stesso in luglio (e non a metà giugno come è accaduto nel 2024 per quella maschile) e potrà “godere” della non contemporaneità con sfide tipo Manchester City-Al Hilal solo a partire dalla fase a eliminazione diretta.
Allo stesso tempo, confederazione europea e federazione internazionale hanno annunciato grandi novità: dal 2025/26 la UEFA Women’s Champions League avrà un nuovo format con 18 squadre e partirà una seconda coppa, una sorta di Europa League al femminile; dal 2026 in tutti gli anni pre-Mondiale femminile, si dovrebbe disputare la FIFA Women’s Club World Cup, riservata a 16 club provenienti dalle varie confederazioni. In che modo verranno inserite nel calendario internazionale tutte queste partite in più, cercando di far sì che le competizioni rimangano complementari alle rispettive competizioni maschili gestite sempre da UEFA e FIFA, non è di facile compresione. Basta pensare che le semifinali di Champions femminile, nell’ultima stagione, sono state disputate in due consecutivi week-end di aprile e non a metà settimana, come ci si attenderebbe da match di coppa.
Di sicuro ci si trova di fronte alla volontà dei vertici del calcio di alzare sempre più l’asticella, anche in relazione al movimento femminile. Solo che, come detto da tempo, l’unico modo possibile per far ciò, secondo gente come Infantino, Čeferin e rispettivi soci, è quello di riprorre per le donne, magari in maniera leggermente ridotta, quanto già si è fatto, si sta facendo e sempre più si farà con i calciatori uomini finché qualcuno non comincerà seriamente a opporsi: ingolfamento dei calendari con tante partite inutili benché ufficiali. Con il risultato che le Nazionali sono molto sacrificate ed esprimono spesso un gioco deludente e non all’altezza delle attese.
Nell’immagine in evidenza: una suggestiva foto di ciò che fa da cornice al Druso di Bolzano mentre le azzurre si allenano