Appunti da Qatar 2022 per il futuro, per ricordare meglio cosa il Mondiale più controverso ha consegnato alla storia e alla cronaca. Quarta puntata: Composizione di ottavi e podio in base alle confederazioni

Dopo la sconfitta maturata contro l’Uruguay nello spareggio interzona che qualificava a Corea Giappone 2002, la federazione australiana decise di intraprendere seriamente il progetto di lasciare la OFC, la confederazione oceanica, e di affiliarsi alla AFC, la confederazione asiatica. Dietro la mossa una precisa analisi dell’esistente calcistico: per gli Aussie qualificarsi a un Mondiale provenendo dalla OFC voleva dire incontrare avversari come Figi o Tonga all’inizio, test decisamente poco probanti (vedi il famoso 31-0 alle Samoa Americane), e poi giocarsi tutto in uno spareggio, spesso contro una Nazionale sudamericana; spostarsi nella AFC significava giocare contro Nazionali di livello molto più simile, avere a disposizione più posti per il passaggio diretto e, comunque, conservare un posto negli spareggi interzona. Gli asiatici, da parte loro, accettarono ben volentieri il trasferimento australiano perché – parola dell’allora loro capo Mohammed bin Hammam –

Oltre ad essere una nazione calcistica sviluppata, l’Australia ha un’economia sviluppata che noi vogliamo esprimere anche nel calcio. Oltre al Giappone, alla Corea del Sud, alla Cina e all’Arabia Saudita se l’Australia si unirà a noi i benefici saranno enormi1.

Non si può dire che gli australiani abbiano sbagliato i conti, visto che dal momento in cui il passaggio divenne effettivo (1° gennaio 20062) non hanno mancato una fase finale. Stavolta sono dovuti passare per le forche caudine dello spareggio AFC contro gli Emirati Arabi e dello spareggio interzona con il Perù, perché non erano riusciti a piazzarsi nei primi due posti del proprio girone eliminatorio; in Qatar hanno, però, disputato il loro miglior Mondiale della storia, cogliendo due vittorie nella fase eliminatoria (mai accaduto prima) e raggiungendo gli ottavi, come nel 2006.
E, così, lo spostamento di confederazione ha permesso che per la prima volta in un Mondiale tutti i continenti fossero rappresentati nel primo turno a eliminazione diretta: nel 2006 era stata la “vera” Asia a mancare, stavolta Giappone e Corea del Sud hanno centrato l’obiettivo e i nipponici meritavano di andare anche oltre.

Agli ottavi sono tornate anche le squadre africane, dopo la debacle di Russia 2018 in cui erano state tutte bloccate al primo turno, e, fatto più unico che raro, ciascuna delle cinque rappresentanti della CAF ha vinto almeno una partita 3. Questo bel viatico ha accompagnato la vera grande impresa: la confederazione africana ha visto per la prima volta una propria squadra raggiungere le semifinali. Merito del Marocco che ha battuto Belgio e Canada ai gironi, la Spagna ai rigori agli ottavi e poi il Portogallo 1-0 ai quarti; si è poi dovuto arrendere a Francia e Croazia ed è rimasto ai piedi del podio. Come successe alla ben più immeritevole Corea del Sud di Guus Hiddink nel 2002, unico caso in cui una squadra della AFC si è classificata tra le prime quattro in una Coppa del Mondo di calcio (maschile, perché Cina e Giappone quella femminile l’hanno anche vinta). Considerando che gli Stati Uniti nel lontano 1930 raggiunsero le semifinali, solo Oceania e/o OFC mancano adesso all’appello4.
Per le finaliste bisogna, comunque, bussare alle solite due confederazioni: CONMEBOL e UEFA. Dopo quattro edizioni di dominio dell’Europa, che aveva monopolizzato il podio nel 2006, nel 2010 e nel 2018 e concesso all’Argentina il posto d’onore nel 2014, proprio la Nazionale albiceste è tornata vincere. Il computo totale parla di dodici vittorie UEFA e dieci CONMEBOL, ma l’equilibrio nasconde una polarizzazione molto evidente se si mette in relazione continente della nazione (o nazioni) ospitante e confederazione della nazione vincitrice:

  • Le Nazionali sudamericane hanno vinto i tre campionati organizzati da paesi appartenenti alla CONCACAF, i due organizzati da paesi AFC, quattro dei cinque Mondiali ospitati in Sudamerica e solo nel 1958 è accaduto che una sudamericana vincesse in Europa.
  • Di contro, le Nazionali UEFA hanno vinto dieci degli undici Mondiali ospitati da paesi della propria confederazione, l’unico Mondiale targato CAF e in Brasile nel 2014.

Se e come un Mondiale a 48 squadre possa alla lunga sbilanciare questo duopolio Europa-Sud America è una domanda che – ne sono certo – anche ai vertici FIFA si stanno ponendo. Perché ok, bella l’Africa e i suoi tifosi colorati e soprattutto tante le Nazionali (che vuol dire anche tanti voti quando ci sono le elezioni), ma Stati Uniti e grandi potenze asiatiche per quanto tempo possono accontentarsi delle briciole?5
Intanto, come primo passo verso “United” 2026, la rassegna che sarà ospitata da USA, Canada e Messico, ecco una tabella che mostra come saranno ripartiti i quasi cinquanta posti a disposizione e che confronta il dato con quanto avvenuto nel 2022:

Note:
I due spareggi interzona riguarderanno AFC, CONCACAF, CONMEBOL e OFC come nel 2022. Tali confederazioni potenzialmente possono contare su un posto in più; il depotenziamento dell’Europa/UEFA è evidente in termini percentuali (a vantaggio di CAF e, finalmente, di OFC che avrà un posto sempre assicurato), ma è ancor più evidente se consideriamo che le nazioni affiliate alla CONMEBOL sono 10 e i posti a disposizioni sono 6 o 7, mentre le nazioni UEFA sono 55 

Nella foto in evidenza: Leckie (Australia) festeggia il gol vincente contro la Danimarca che porta i suoi agli ottavi

Puntate precedenti: OneLove, ma non a Doha e dintorni; Stephanie Frappart e la storia diretta (e interpretata) dalla FIFA; Tra tradizione e sostenibilità: la narrazione degli stadi di Qatar 2022
Puntata successiva: QATAR 2022, DI ARBITRI E SQUADRE VINCENTI