La Coppa d’Africa? «Un mostro invisibile che fa sparire i giocatori dallo spogliatoio». La cattiva abitudine di sparare a zero contro il torneo continentale organizzato dalla CAF non è nata certo in questa stagione. Si è solo puntualmente ripresentata perché la coppa è tornata a giocarsi in inverno. Almeno in occasione della XXXIII edizione.
In Serie A chi si è maggiormente distinto nel ruolo di detrattore a mezzo stampa è stato Luciano Spalletti. Il ritornello “Osimhen non lo faccio partire” era cominciato prima ancora che l’attaccante nigeriano del Napoli si fratturasse lo zigomo nel match del 21 novembre 2021 contro l’Inter. La successiva crisi dei risultati non ha fatto che ingigantire le colpe del “mostro” Coppa d’Africa che si porterà via Koulibaly, Anguissa e Ounas (e non Osimhen, guarito dalla frattura, ma positivo al Covid). Ecco allora l’allenatore dei partenopei scagliarsi con fedeltà aziendale e in difesa del committente -Napoli e De Laurentiis-  contro questa assurda pretesa degli africani di non voler disputare il loro torneo più importante nel mese di giugno, quando in Camerun piove tantissimo e c’è un caldo umido e soffocante!
E pensare che nel 2018 proprio Spalletti, all’epoca alla guida dell’Inter, era stato invitato a partecipare a Perugia a un dibattito sul rapporto tra calcio, dittatura argentina e vittoria della albiceleste nel Mondiale casalingo del 1978! Evidentemente era ritenuto persona in grado di ragionare sugli aspetti biopolitici del pallone e sul rapporto tra calcio e identità nazionali.

Ci sembra quasi superfluo sottolineare quanto razzismo di stampo neocoloniale si annidi sotto ogni dichiarazione contro la Coppa d’Africa. Scrive Luca Pisapia

l’Africa ha senso solo quando può fornire uomini come schiavi e materie prime come motore dello sviluppo altrui, altrimenti è un problema. È così anche nel calcio.

L’altra faccia della medaglia parla, infatti, di Nazionali afferenti alla CAF piene di giocatori che militano nei principali campionati europei perché sono le stesse società a cercare di accaparrarsi i migliori talenti (o supposti tali) sin dalla tenera età e non certo per beneficienza nei confronti del calcio o del continente africano: Osimhen, giusto per rimanere in tema, è arrivato al Wolfsburg appena 18enne, il Lilla lo ha acquistato nel 2019 per 12 milioni di euro e lo ha rivenduto al Napoli nel 2020 a 70 milioni (così almeno si dice, ma affrontare la questione plusvalenze, anche solo di striscio, ci porterebbe lontano, benché un buon numero degli affari dubbi si realizzino con la compravendita di giocatori provenienti dall’Africa).
Ad ogni modo, vogliamo cercare di dare una dimensione numerica a questo esodo di massa da Premier League, Serie A, Ligue 1 verso il Camerun che ospiterà dal 9 gennaio al 6 febbraio 2022 la XXXIII Coppa d’Africa. Cominciamo con l’Italia.

Del Napoli abbiamo già detto. A quota tre troviamo anche il Milan (Kessié, Bennacer, Ballo-Touré), seguono Roma (Darboe, Diawara), Bologna (Barrow e Mbaye), Sassuolo (Hamed Traoré e Boga) a due, Salernitana (L. Coulibaly), Fiorentina (Amrabat), Cagliari (Keita Baldé), Lazio (Akpa-Akpro), Sampdoria (Omar Colley), Spezia (Ebrima Colley), Torino (Ola Aina), Venezia (Ebuehi), Verona (Hongla) a uno.
A conti fatti, dalle venti squadre di A partono in ventuno. Vanno poi aggiunti Machin del Monza, Sheikh Sibi del Virtus Verona e Bobb del Piacenza per un totale di ventiquattro calciatori che giocano in Italia: una media di esattamente un giocatore per ogni Nazionale partecipante alla Coppa. Da notare che è rimasto a casa il 23enne Youssef Maleh, che, dopo aver vestito la maglia azzurra della Under 21, ha optato per la Nazionale del Marocco (come biasimarlo vista la difficoltà con cui l’azzurro maggiore attinge alle seconde generazioni). Ci sarà, invece, Adam Masina, diventato nazionale marocchino nel marzo 2021.

L’ex azzurro Under 21, messosi in luce ai tempi di Bologna e ora al Watford, sarà in Camerun insieme con i seguenti  trentaquattro giocatori provenienti dalla Premier League. Riportiamo qui gli altri: Bertrand Traoré, Naby Keïta, Édouard Mendy, Kouyaté, Nampalys Mendy, Mané, Sarr, Aubameyang, Ella, Amartey, Partey, Jordan Ayew, Saiss, Louza, Elneny, Trézéguet, Salah, Troost-Ekong, Ajayi, Iwobi, Ndidi, Onyeka, Iheanacho, Mahrez, Benrahma, Bailly, Boly, Cornet, Pépé,
Zaha, Djenepo, Bissouma, Rekik, Mejbri.
Fare i conti a mano di quanti sono i giocatori che militano in Francia a esser stati convocati non ce la sentiamo proprio (arrivati a cinquanta ci siamo stancati). I più famosi sono Hakimi, Diallo e Gueye del Paris Saint-Germain, Slimani e Toko Ekambi del Lione, ma sono i sedici “francesi” sui 28 totali delle debuttanti Isole Comore o gli undici convocati dal Mali a spiegare perché in apertura abbiamo scomodato il concetto di neocolonialismo.
Si potrebbe poi continuare con Eredivisie, Bundesliga, con la Guina Equatoriale molto spagnola e con la Guinea-Bissau molto portoghese, ma per fortuna la Coppa d’Africa 2021 è ai nastri di partenza. Neanche la scusa che in Africa c’è il Covid e che i giocatori si infetteranno è riuscita a bloccarla. Sarà, dunque, il campo a far capire quale degli attesi protagonisti provenienti dal Vecchio continente sarà in grado di lasciare il segno e quale club, al contrario, non soffrirà dell’assenza di questo o quel giocatore nel proprio campionato.