Era l’ottobre del 2021 quando la famiglia Bin Salman, attraverso il Fondo sovrano dell’Arabia Saudita, acquistava il Newcastle. Nuova proprietà e arrivo in panchina di Eddie Howe erano coincisi con un immediato miglioramento nel rendimento, tanto che i Magpies si erano ben presto levati dalle zone calde, avevano ottenuto una tranquilla salvezza e si erano tolti il lusso di battere l’Arsenal in corsa per la qualificazione in Champions League.
In realtà, già nel mercato invernale del 2021/22 il fondo arabo aveva aperto la borsa e investito l’equivalente di 100 milioni di euro per portare in riva al Tyne pedine fondamentali come Bruno Guimaraes e Trippier. Poi altri 120 milioni sono stati spesi in estate per Isak, Botman e Pope a fronte di due-tre riguadagnati con le cessioni nelle due finestre di mercato citate.
I soldi non fanno la felicità, il Chelsea e Todd Boehly ne sanno qualcosa, ma non è questo il caso del Newcastle di Howe: gli acquisti sono sembrati davvero mirati e anche i Joelinton e gli Almiron che già c’erano hanno alzato il proprio livello di rendimento. Anzi, nella prima parte della stagione 2022/23 le cose sono andate così bene che in città si è cominciato a “sognare” il ritorno in Champions League, a vent’anni dalle ultime apparizioni. L’approdo poi in finale di EFL Cup, la Coppa di Lega, faceva addirittura intravedere l’immediata possibilità dell’upgrade da “sogno” a “favola”, perché i Magpies non alzavano un trofeo dal 1969 (la Coppa delle Fiere) e non vincevano una competizione domestica da quasi settanta anni (la FA Cup). Che, poi, è da capire come si possa parlare di sogno o favola e non di obiettivi sportivi o di rientri economici e di immagine di fronte all’esborso di tanti capitali da parte di un paese ricco come l’Arabia Saudita che ha affidato allo sport e, in particolare, al calcio un ruolo diplomatico tutt’altro che irrilevante e mira a essere ben presto scelto come sede di un prossimo Mondiale. Alla luce anche di quanto ci hanno guadagnato nel 2022 i vicini qatarioti, o meglio Al Thani e famiglia.
Ad ogni modo, proprio perché a Newcastle una finale non si raggiungeva dal 1999 (era la FA Cup), in tribuna a Wembley, per l’ultimo atto della EFL Cup 2023, c’era anche Alan Shearer, simbolo della decade 1996-2006, l’ultimo periodo in cui i bianconeri erano andati vicino a vincere trofei.
Di fronte, c’era il Manchester United, gli stessi avversari della Coppa d’Inghilterra del 1999, che -esattamente come allora- hanno vinto 2-0. Il match è stato intenso, a tratti anche equilibrato e sufficientemente inglese quanto a nervosismo e agonismo, ma di fatto la differenza in attitudine al successo si è vista tutta: alla fine del primo tempo, momento in cui Casemiro di testa e Rashford ben imbeccato da Weghorst hanno segnato i gol decisivi; e in tutta la ripresa, dato che -al netto di tutti i tentativi del Newcastle di occupare l’area avversaria- la parata più difficile l’ha fatta il ripescato Karius1.
Il calcio inglese è, però, diventato a tutti gli effetti un campo di gioco in cui si incrociano i destini di magnati della finanza, grandi investitori e fondi sovrani (e una volta c’erano anche gli oligarchi russi). Così, se la finale di Coppa di Lega ha rinviato -almeno per ora- il compimento della “favola” del fondo sovrano dell’Arabia Saudita, sul versante red devils ha registrato dei segnali che potrebbero andare nel verso di una non vendita della società da parte dei Glazer (e scommettiamo che il più felice, in tal caso, sarebbe l’allenatore Ten Hag) o, comunque, di una strategia per alzare il prezzo.
La proprietà americana non è mai stata amata dalla tifoseria e, a fronte dei faraonici investimenti fatti nelle ultime stagioni, non vinceva un trofeo dal 2017 (Europa League e FA Cup), ha vinto l’ultima Champions League nel 2008 e l’ultima Premier nel 2013, quando in panca c’era ancora Alex Ferguson. Nessuna sorpresa, quindi, se a febbraio era stato reso noto che la banca islamica del Qatar e il patron di INEOS, Jim Ratcliffe, avevano fatto offerte per rilevare la società. Offerte, per adesso, non ritenute congrue visto che il co-proprietario Avram Glazer, in occasione del match contro il Newcastle, era in tribuna accanto a Sir Alex…
E, a proposito di nobiltà, non si può concludere ricordando che era la prima finale a Wembley del dopo Elisabetta II, ma il nuovo re, Carlo III, non si è visto. Vabbé, probabilmente ci sarà tempo anche per questo.